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Al Santo Spirito

Riapertura reparto Infetttivi: non solo per il Covid, anche per la Tbc

Sono in crescita i casi di pazienti che sono affetti dalla patologia polmonare

L’apertura di Infettivologia richiede la modifica dell’atto aziendale del 2015.  Modifica che è stata inoltrata dall’ASL (sottoscritta dal commissario straordinario Valter galante e dal direttore sanitario Federico Nardi) in Regione. Il reparto, una volta riattivato, servirà anche ad ospitare i pazienti affetti da tubercolosi, una patologia in aumento.

L’istituzione della Struttura Complessa di Malattie Infettive rientrerebbe nel progetto complessivo di riorganizzazione dei Dipartimenti aziendali finalizzato da un lato a rafforzare la tempestività di risposta del sistema sanitario alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, dall’altro alla necessità di sviluppare programmi dedicati alla sicurezza del paziente attraverso la sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza ed all’implementazione di interventi e pratiche per la prevenzione dei rischi infettivi.  Senza dimenticare il fatto che la Struttura Complessa Malattie Infettive, stante le caratteristiche delle funzioni ad essa assegnate, è ricompresa nel Dipartimento Funzionale Transmurale del Mesotelioma e Patologie Ambientali.

La Struttura Complessa Malattie Infettive del Santo Spirito  sarà dotata di 20 posti letto di degenza ordinaria, da considerarsi aggiunti rispetto a quelli attualmente previsti nell’ambito del Presidio Ospedaliero. La ‘filosofia’ che accompagna la riattivazione del reparto adibito ai pazienti covid (al momento ce ne sono 18) va aldilà dell’emergenza pandemica. Il reparto, una volta riattivato, servirà anche ad ospitare i pazienti affetti da tubercolosi, una patologia in aumento. Le motivazioni che sottendono alla previsione di istituzione della Struttura Complessa Malattie Infettive, per l’aspetto contingente della pandemia da covid-19,comprendono scelte organizzative per l’offerta assistenziale nell’area delle malattie infettive che possono sostenere il fabbisogno complessivo della sanità piemontese.

Il Piano covid 2 per l’Area Omogenea Piemonte sud-est, inviato in Regione il 12 agosto, si fonda su di una serie di principi. In primo luogo, in riferimento a una seconda fase epidemiologica di ripresa di focolai infettivi si è previsto di contenere il rischio di trasmissione del virus, al fine di limitare la morbosità e la mortalità dovute alle riprese di focolai epidemici; prevedere gli strumenti per ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali, assicurando il mantenimento di quelli essenziali. Dicevamo delle altre patologie infettive. Secondo il rapporto sulla tubercolosi in Piemonte del 2018, la tubercolosi, con 335 diagnosi nel2017, si conferma tra le principali patologie infettive segnalate in regione per numerosità di casi e impatto sulla salute della collettività. Il passo con cui si sta riducendo in regione l’incidenza nell’ultimo decennio (2008-2017) non è ancora sufficiente per raggiungere gli obiettivi (<10 casi per 1.000.000) fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per i Paesi a bassa incidenza di tubercolosi per il 2035. Nel 2017, i casi di tubercolosi respiratoria, le forme di malattia più rilevanti per la salute pubblica, sono 270 (76%). Le forme di tubercolosi respiratoria risultano frequenti tra i giovani: nel 2017, le forme polmonari tra i giovani dai 15 ai 24 anni di età sono il 77%. Nel 2017, sono state segnalate in Piemonte 241 diagnosi di tubercolosi in persone nate all’estero e 114 in italiani. Il 60% degli stranieri ha un’età inferiore ai 35 anni mentre gli italiani in 6 casi su 10 sono ultrasessantaquattrenni.   


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