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  • 07 marzo 2011
  • Casale Monferrato

Le salme dei reali di Montenegro da Sanremo a Casale, ancora a Sanremo poi a Cettigne - Testimonianza di chi assistette all'ultima partenza

A Sanremo, in pausa Festival della canzone, scendiamo nella cripta della chiesa russo-ortodossa a fianco del Casinò e troviamo le tombe (vuote) dei reali del Montenegro, Nicola I Petrovic e Milena. Fu lo stesso Nicola, nelle sue volontà testamentarie, a indicare Sanremo quale luogo della sepoltura «fino al trionfo della giusta causa montenegrina». Nicola fu tumulato nel 1921 le sue spoglie giunsero a Sanremo a bordo di una nave militare, alla sepoltura assistettero i reali d’Italia. La moglie lo ‘‘raggiunse’’ alla sua morte nel 1923, poi c’è un passaggio, come vedremo, in Monferrato. La storia. Nicola (Njeguši, 7 ottobre 1841 – Montpellier, 1º marzo 1921) fu re e fondatore del Regno del Montenegro; regnò dal 1910 al 1918 quando fu esiliato in Francia. L’8 novembre del 1860 sposa a Cettigne Milena (Cevo, 4 maggio, 1847 – Antibes 16 marzo, 1923), figlia del voivoda Petar Vukotic. Cinque delle sue figlie sposarono principi o re dell’Europa e ciò gli valse l’appellativo di “Suocero d’Europa”, tra le cinque Elena (Cettigne, 8 gennaio 1873 – Montpellier, 28 novembre 1952) che divenne regina d’Italia sposando Vittorio Emanuele III. Da aggiungere che la regina Elena soggiornò diverse volte a Sanremo, ospite dei Duca D’Acquarone e allora non mancava di portare rose rosse nella cripta della chiesa dove erano stati sepolti i suoi genitori e nei giardini di Villa Ormond dove era stato alzato un monumento, tutt’ora esistente, a Nicola I. Nella cripta in un quadro sulla destra si legge: «alla fine degli anni ‘40, mentre la comunità stava attraversando momenti difficili, la cripta restò praticamente incustodita, e nel 1947 la cappella fu profanata da ladri alla ricerca di oggetti preziosi; queste circostanze spinsero la principessa Jolanda di Savoia una delle figlie di Vittorio Emanuele III, nipote dei sovrani Nicola e Milena, a far trasferire nel 1952 le spoglie dei nonni nella tenuta di famiglia del marito, il conte Calvi di Bergolo, vicino a Torino....». La tenuta del marito di Jolanda di Savoia era il castello di Pomaro sulla Casale-Valenza. Ma qui c’è un piccolo mistero: lo sciogliamo confortati da due ritagli. Il giornale ‘‘La Stampa’’ di martedì 12 marzo 1952 riporta con un titolo a due colonne (‘‘La tumulazione a Casale dei Sovrani montenegrini’’) l’arrivo a Casale di due sarcofaghi pesanti tre quintali ciascuno e tumulati, si legge, di fronte ‘‘ai resti del marchese Rolando dalla Valle di Pomaro (1749-1814) e di sua sorella Paolina morta il 17 aprile 1837, nelle tombe femminili non si scrivevano le date di nascita’’. Carlo Giorgio Calvi di Bergolo, marito di Jolanda era l’erede dei dalla Valle. Poi il giornale ‘‘Il Monferrato’’ di 41 anni fa segnala la partenza delle sepolture, titolo ‘‘Le salme dei sovrani di Montenegro torneranno a Sanremo in un tempio russo, ora sono al cimitero di Casale’’. Non ci dovrebbero essere dubbi sulla permanenza dei reali al cimitero di via Negri. Aggiungiamo che la tomba Dalla Valle è sulla destra dell’entrata principale. Negli anni ‘60 la comunità ortodossa sanremese riacquistò le forze ed il rettore con la starosta proposero di far ritumulare le spoglie dei reali di Montenegro. Così nel 1970 le salme tornarono da Casale a Sanremo alla loro collocazione iniziale. Inoltre, furono deposte accanto a loro le spoglie delle figlie di Nicola, Vera (22.02.1887 – 30.10.1927, Antibes) e Xenia (22.04.1888 – 9.03.1960, Clichy). Il nipote di re Nicola, Umberto II di Savoia, dall’esilio fornì i mezzi e il disegno per l’erezione di un sarcofago di marmo nero e per il progetto della cappella. Accanto al sarcofago fu posto un busto di Nicola, copia di quello collocato nel a villa Ormond. Ultimo viaggio. Al momento dello scioglimento della Federazione jugoslava e della crescita dei sentimenti patriottici in Montenegro, più forti si fecero sentire i movimenti che richiedevano il ritorno delle spoglie della coppia reale e delle principesse in patria. Con decisione unanime della comunità russa di San Remo, del Comune e del Ministero degli Affari Esteri italiano, il 29 settembre 1989, con una solenne cerimonia i quattro feretri lasciarono la chiesa russa, diretti alla cappella reale di Montenegro a Cettigne, antica capitale del regno. Nella scorta ufficiale un monferrino, il villanovese Giovanni Demichelis, Guardia d’onore del pantheon. Nello stesso anno davanti all’ingresso della chiesa furono collocati i busti di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro, fusi nel 1939 da E. Monti su modello di F. Johnson, che dopo la caduta della monarchia in Italia erano stati custoditi in un deposito. I busti sono accompagnati da una bella lapide commemorativa in marmo. La cripta, diventata ora cenotafio, funge da memoriale di Montenegro: oltre al sarcofago ormai vuoto si possono infatti osservare lapidi commemorative dedicate alle principesse, l’albero genealogico dei Petrovic-Njegos, ed una documentazione fotografica sulla famiglia. La cripta, molto suggestiva, è visitabile negli orari di apertura della sovrastante chiesa russa. Luigi Angelino FOTO. Gruppo di famiglia all'incoronazione (18 agosto 1810) di Nicola I a Cettigne, il futuro Re Vittorio Emanuele II è seduto a destra, Elena è la terza da sinistra; il quadro di Jolanda di Savoia nella cripta a Sanremo che ricorda la traslazione ''in Piemonte''; la tomba Dalla Valle di Pomaro a Casale, le due lapidi laterali ricordano le sepolture di Rolando e Paolina Dalla Valle. TESTIMONIANZA. Ad articolo pubblicato abbiamo ricevuto la seguente testimonianza dal giornalista sanremese (con ascendenze Monferrato astigiano) Bruno Montincone: ''Ho letto con interesse il pezzo sui reali del Montenegro scoprendo anche quella parentesi monferrina di cui sapevo poco. E' una vicenda che ho seguito molto da vicino perchè fui incaricato, all'epoca, dal Comune di occuparmi del trasferimento delle salme per la parte riguardante Sanremo. Assistentti addirittura all'apertura delle bare, cosa che non avrei mai pensato potesse accadermi in vita mia. Un'unica, piccola, precisazione: il Comune e la Comunità ortodossa (almeno quello che restava della Comunità alla fine degli anni 80) non erano affatto d'accordo a restituire le salme. Dovettero, però, piegarsi alla ragion di stato imposta dal Ministero degli Esteri. Il Montenegro, in cambio, si sarebbe impegnato a completare, con degli affreschi a sue spese, la volta della chiesa russa, quegli affreschi che non erano stati fatti all'epoca della costruzione della chiesa perchè la Comunità ortodossa del tempo si venne a trovare in gravi difficoltà finanziarie in seguito alla rivoluzione russa. Ma, per quanto ne so, neppure questa volta gli affreschi sono stati fatti. L'ìmpegno del Montenegro credo sia rimasto a livello di buone intenzioni e nient'altro. Cordiali saluti. Bruno Monticone

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