La Corte d’Appello di Torino ha revocato il fallimento della Gaiero deciso nelle scorse settimane dal tribunale di Casale.
Lo rende noto l’avvocato Vincenzo Bertola che rappresenta la Gaiero e che ha presentato l’istanza di revoca.
«Aspettiamo di avere copia della sentenza per leggere le motivazioni che sono la cosa più importante», si limita a commentare, riservandosi ulteriori valutazioni in seguito.
La decisione della Corte d’Appello riapre dunque la strada al progetto concordatario «con vantaggio - ritiene il legale - per tutti i creditori, in quanto la realizzazione dei cespiti non avverrà secondo le procedure proprie del fallimento - di minore agilità - ma consentono di collocare i beni immobili in modo più proficuo e utile per tutti i creditori, dipendenti, fornitori e così via».
Questo - aggiunge l’avvocato - in virtù della «possibilità non formale ma concreta di fare trattative dirette».
Con il fallimento invece la strada sarebbe stata quella delle aste, che vanno solitamente deserte con il risultato che da un bando all’altro il bene viene progressivamente deprezzato.
L’avvocato Mario Setragno, che era stato nominato commissario ed era poi divenuto curatore potrebbe dunque tornare a svolgere la funzione nell’ambito del concordato, mentre il tribunale dovrebbe presto convocare una udienza per l’omologa.
L’udienza a Torino
Il reclamo presentato da Gaiero sulla dichiarazione di fallimento era stato discusso lo scorso 10 luglio preso la sezione fallimentare della Corte d’Appello di Torino.
«La questione - spiega l’avvocato Vincenzo Bertola - era se debba prevalere, con la legge fallimentare come oggi modificata, la volontà dei creditori, che a fine dicembre 2008 avevano in maggioranza votato favore del concordato preventivo, o la posizione del tribunale che ha invece ritenuto, valutando alcuni atti di amministrazione, di revocare l’ammissione alla procedura concordataria e di dichiarare il fallimento.
«Noi abbiamo impugnato il provvedimento sottolineando che i fatti su cui si è concentrato il Tribunale non erano da considerare negativamente e che i creditori oltretutto ne erano a conoscenza, in quanto il commissario li aveva segnalati nella sua relazione».
Qualche giorno prima in tribunale a Casale si era inoltre svolto l’esame dello stato passivo.
Secondo il legale di Gaiero la procedura non dovrebbe incidere più di tanto sul trattamento dei lavoratori: «Fin dalla messa in liquidazione - ricorda l’avvocato Vincenzo Bertola - era stato raggiunto un accordo con i lavoratori per effettuare i pagamenti di tfr e premi di uscita nell’arco di qualche mese; cosa che la società aveva iniziato assolvendo il debito verso i dipendenti - con il consenso del commissario giudiziale - per tre quarti.
«La dichiarazione di fallimento ha fatto sospendere l’attuazione di questo piano di pagamento».
Cassa per 28 alla Holcim
Cassa integrazione ordinaria - invece - per 28 dipendenti (per un periodo di 13 settimane a partire dal 27 luglio) alla cementeria Holcim di Morano sul Po.
«La procedura è stata aperta preventivamente per ragioni cautelative ma in realtà quasi certamente non ci sarà la necessità di attivarla - spiega Michele Pesce vicedirettore di Confindustria Alessandria - cosa sulla quale ci sono state rassicurazioni da parte dell’azienda venerdì nel corso dell’assemblea».