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Venerdì 5 maggio a Casale
"Don Tonino Bello: testimone e maestro di virtù"
L'incontro in S. Antonio con mons. Domenico Cornacchia

Dieci anni fa, e precisamente il 20 di aprile 2013, padre Bartolomeo Sorge, allora direttore della rivista “Aggiornamenti Sociali” ricostruiva il volto della chiesa auspicato da don Tonino Bello di cui ricorrevano i 20 anni dalla morte, con parole che sono totalmente riproponibili nel trentennale che la Diocesi di Casale celebra all'Auditorium Sant'Antonio alle ore 21 con alcuni giorni di posticipo, venerdì 5 maggio. Lo fa per poter ospitare un personaggio particolarmente significativo: monsignor Domenico Cornacchia il vescovo successore ed amico di colui che la chiesa adesso vuole ricordare come venerabile.
Spiegano i promotori: «Egli, in qualità di titolare della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, è autore di un testo significativamente intitolato: "Don Tonino Bello testimone e maestro di virtù ".
Scrive in sintesi padre Sorge che: "l'eredità spirituale più attuale di don Tonino è il discorso sulla "chiesa del grembiule", per una chiesa libera, povera e serva oltre il regime della cristianità”».
Si tratta di un progetto di chiesa che il Vaticano II «non vuole più come “società perfetta”, ma come “popolo di Dio” in cammino nella storia. Tonino Bello - scrive ancora il padre gesuita - anticipa la chiesa che Papa Francesco sogna non ammalata della malattia spirituale della autoreferenzialità, ma povera e amante dei poveri, coscienza critica del mondo.” Un chiesa capace di passare dai “segni del potere” al “potere dei segni”. E poiché la “chiesa del grembiule” deve essere libera anche nella sua vita interna, questa ecclesiologia di comunione è uno strumento di base per lo sviluppo di una autentica mentalità sinodale».
«Ripeteva sempre padre Tonino che” l'assoluto per i cristiani è solo il Signore Gesù” e che non bisogna fare della chiesa il fine, ma soltanto il mezzo umile per costruire nella storia ponti di speranza per tutti gli uomini. Dobbiamo “armarci” soltanto della fiducia nella Parola di Dio e in questo tempo pasquale la memoria di don Tonino ci spinge a pensare che "dobbiamo servire Dio e il mondo da risorti... Con l'anima dei risorti! " Solo così si potrà portare la vera pace alle sorelle e ai fratelli di ogni fede e cultura».
Alla serata, «considerata l'importanza dell'ospite, ma soprattutto del personaggio che si intende ricordare sono invitati i giovani e tutti coloro che ancora non conoscono la straordinaria ricchezza poetica e spirituale del testamento di monsignor Tonino Bello».
«Celebrando, proprio il 20 aprile, l'eucarestia nella cattedrale di Molfetta, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha ricordato, infatti, che la “prima predica di don Tonino Bello era la sua stessa vita” e ha chiesto perdono perché qualche volta i cristiani hanno “frainteso la sua voce evangelica, esigente come è il Vangelo che chiede amore vero e non surrogati”».
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