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La residenza del Governatore e una sepoltura cavallo compreso

VIAGGIO 1 L’armata francese al comando del Duca di Crequi, cogli alleati Duca di Parma e Duca di Savoia, pose l’assedio a Valenza nel giorno 9 settembre di detto anno 1635. Vi piantarono le batterie ed eressero i fortini, pigliando posto anco oltre il Po, ove eressero un valido forte. Secondo gli scrittori locali sarebbe stato Governatore della piazza Francesco De Cardenas, a cui essi danno il merito della difesa, in modo che i francesi dovettero toglier l’assedio”. Così scriveva Francesco Gasparolo in “Memorie Storiche Valenzane” (Casale 1923) e poi aggiungeva: “Però il Ghilini, che negli ultimi anni dei suoi Annali, costituisce in materia un’autorità indiscutibile, narra che il mastro di campo spagnolo, marchese di Celada, si offrì spontaneamente di difender egli fino alla morte la piazza, e che in questo frangente egli prese le redini del governo. L’assedio ebbe la durata di 49 giorni e finì il 27 ottobre, e Valenza, valorosamente difesa, si trovò libera fra il giubilo della Corte di Spagna”. L’evento ebbe una tale risonanza nella capitale iberica da ispirare un maestoso quadro, forse realizzato con l’aiuto del grande Velasquez, dal pittore fiammingo Juan de la Corte al servizio della monarchia spagnola nella prima metà del Seicento. Invece a Valenza, pur nell’incertezza delle fonti storiche resta vivo il ricordo dell’antica famiglia De Cardenas, forse giunta in Monferrato al seguito dell’esercito spagnolo nella seconda metà del Cinquecento. Domicilio in città Acquisito il domicilio stabile in città, grazie ad alcuni matrimoni di favore, la famiglia fece costruire verso la fine del secolo XVI il palazzo omonimo, poi sede del governatore di Valenza. Sorge a fianco della chiesa di Santa Caterina, un tempo annessa al monastero delle benedettine, poi adibita a magazzino in epoca napoleonica, infine riconsacrata nel 1835 in stile neogotico dai Trecate sotto l’intitolazione di San Bartolomeo. Nell’oratorio i nuovi proprietari, subentrati ai De Cardenas, avevano una cappella loro riservata con accesso da un piccolo cortile di passaggio delimitato da un pregevole portale in cotto, già appartenente alla chiesa di San Francesco demolita nel 1858. Oggi l’antica residenza ospita un mobilificio e l’oratorio di San Bartolomeo, di proprietà comunale, dopo un attento restauro che ha consentito il recupero della ricca decorazione ottocentesca, è adibito a fini espositivi e museali. Dionigi Roggero UN PREMIO MERITATO - Il valenzano Carlo Dabene ha vinto il secondo premio del concorso “Monferrato tra tradizione e innovazione”, promosso dall’associazione culturale Opis e dalla rivista letteraria “Alchimie”, entrambe di Torino, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione Robotti di Fubine e Centro Studi Monferrini. La consegna è avvenuta domenica al castello Bricherasio di Fubine. Un grande successo per una delle firme storiche di Valensa d’na vota, che ha messo in fila tutti (la giuria non ha infatti assegnato il primo premio) aggiudicandosi la somma di 500 euro oltre a un abbonamento alla rivista “Alchimie” e a una targa in argento. Il successo di Dabene è giunto con il racconto “Il cavaliere spagnolo”, dedicato all’eroe Don Alonso di Cordova, marchese di Celada, giunto a Valenza (inviato dal Cardinale Albornoz, Governatore dello Stato di Milano per conto della Spagna) nel settembre del 1635, durante l’assedio della città da parte degli eserciti alleati francese, dei Duchi di Parma, Mantova e Monferrato, e di Savoia, per affiancare l’anziano generale Carlos Coloma e il suo vice Filippo Spinola, Marchese di Balbases. Il racconto è ambientato sia all’epoca della Guerra dei Trent’anni, con l’ultima notte dell’eroe spagnolo deceduto per febbre terzana doppia a Palazzo De Cardenas e la sua singolare sepoltura, sia negli anni sessanta del secolo scorso, quando uno scempio edilizio rovinò una delle aree verdi più suggestive (e cariche di significato storico) della città, con l’edificazione incontrollata di alcuni condomini. Dabene si era già occupato di fatti, avvenimenti e personaggi dell’epoca e relativo all’eroe spagnolo in Valensa d’na vota, il volume che da più di venti anni narra le vicende storiche della cittadina orafa, un lavoro frutto di ricerche e collaborazioni con gli storici Gregory Hanlon e Miguel Angel Guill Ortega. A colpire la giuria il finale, di fantasia, esoterico - ambientalista del racconto, con il presunto ritrovamento del cavaliere e del suo cavallo sepolti nel parco del palazzo Ferrari – Trecate (all’epoca dei fatti si parlò insistentemente di questo particolare) e del suo occultamento finalizzato ad evitare ritardi nel cantiere. Grande soddisfazione, per il traguardo raggiunto, da parte dell’Assessore alle attività Culturali del Comune di valenza, Pier Giorgio Manfredi: “”Dabene è un persona – ha commentato l’assessore - che ha a cuore la cultura e la storia locale, la loro diffusione e conservazione. Con Alberto Lenti è custode fedele della memoria storica della città, nonché diffusore in forma scritta attraverso ‘Valensa d’na vota’, rivista che lo annovera tra i collaboratori dal primo minuto, ma anche tra le nuove generazioni”. Ricordiamo infatti che Carlo Dabene è tra i collaboratori del progetto “La città scoperta dai giovani”. VIAGGIO -2- UN PALAZZO DA TOUR TURISTICO, UN FANTASMA A CAVALLO E UNA COLLINA PANORAMICA- In mezz’ora siamo a Valenza. All’appuntamento ci aspetta quasi una delegazione: l’assessore Pier Giorgio Manfredi, un caro amico dai tempi in cui dirigeva palazzo Valentino dove si è mantenuta accesa la fiaccola della cultura valenzana, lo storico Carlo Dabene, l’anima di Valensa d’na vota autore di un racconto storico (v. box), da pubblicare, che è il pretesto per questo “Viaggio” a ritroso nel Seicento, il giornalista Massimo Castellaro, l’arch. Claudio S. Colli, restauratore di palazzo De Cardenas. Parcheggiamo a fianco dell’oratorio di via Lanza (S. Bartolomeo) , già chiesa del convento di S. Caterina. Rivediamo il complesso a restauri terminati che hanno restituito a Valenza oltre a un piccolo gioiello neo-gotico una sala polivalente. Saliamo pochi gradini e ci affacciamo alla cappella interna da dove i De Cardenas seguivano le funzioni. Per arrivare a palazzo De Cardenas basta attraversare la strada (via banda Lenti) e dribblare un grosso cane che fa la guardia al mobilificio di Davide Pedrina (che si aggiunge alla delegazione). Un grande edificio storico già vincolato nel ‘39. Ammiriamo una fuga di sale affrescate dalle ricche sovraporte, spicca quella neo gotica del Gabetta (1860), dal grande camino, la loggia con graffiti che era collegata al giardino, la camera da letto dove hanno dormito don Bosco, Carlo Alberto, la regina Margherita e il budoir con gli imperatori romani. In quello che era il giardino (oggi parco Ferrari-Trecate) si concepisce meglio la parte antica della costruzione ma bisogna chiudere gli occhi davanti a una serie di alti palazzi stile Anni sessanta. Per inciso siamo poco distanti dal luogo dove lo scrittore Dabene ha concluso “esotericamente” il suo racconto sull’ultima notte dell’eroe spagnolo Alonso de Cordova deceduto per febbre terzana doppia a Palazzo De Cardenas e la sua susseguente e singolare sepoltura -armatura e cavallo inclusi- nel giardino e... presunto ritrovamento della stessa sepoltura all’epoca dello scavo delle fondamenta dei palazzoni... Un bel giallo. Dabene ci indica un punto tra due edifici. “poteva essere li...”. Certo che se dalla terra sorgesse il fantasma del cavaliere a spaventare chi ha massacrato quel verde... Lasciamo perdere i fantasmi e finiamo in gloria alla periferia di Valenza verso Pecetto, saliamo, sulla destra le rovine di villa Pastore, poi eccoci al culmine della collina a Montariolo. Dabene illustra i campi e i movimenti dell’assedio del 1635, la posizione panoramica è invidiabile: Monviso, Coniolo, S. Anna di Casale, il Po, le Alpi fino a Milano... Che posto! Da tornarci e sempre con il proprietario per via degli accessi... Luigi Angelino FOTO. Nel lancio soffitto affrescato del salone d'onore di palazzo De Cardenas: il proprietario ci mostra una vecchia immagine della camera da letto che ospitò personaggi illustri; il palazzo verso il parco (e gli atuali palazzoni) e Dabene mentre dal "suo" colle ci illustra le fasi dell'assedio secentesco

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