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La palazzina di Cavour - Auspichiamo il restauro per il bicentenario della nascita del grande statista - I primi 80 mila euro del Comune

Nel secondo decennio dell’Ottocento l’immensa proprietà dell’abbazia di Lucedio veniva suddivisa nei lotti di Lucedio, Darola, Castelmerlino e Leri, che comprendeva, oltre alla grangia, Montarucco e una parte della foresta. Nel ben documentato volume “Trino Risorgimentale” (Studi Trinesi/20, Tipografia AGS, Trino 2009), Franco Crosio e Bruno Ferrarotti annotano in merito ai diversi passaggi di proprietà: “La famiglia Cavour, com’è noto, entrò in possesso della tenuta di Leri nel febbraio 1822 a seguito della spartizione effettiva delle Grange tra il marchese Michele Benso di Cavour (padre del marchese Gustavo e del conte Camillo), il marchese Giovanni Gozzani di San Giorgio e Luigi Festa. Gli stessi, il 1° dicembre 1818, avevano acquistato la proprietà dal principe Camillo Borghese, cognato di Napoleone Bonaparte e Governatore Generale del Piemonte prima della Restaurazione. Il marchese Michele Benso di Cavour allorché nel 1835 fu nominato vicario della città di Torino, affidò al venticinquenne secondogenito Camillo il governo del tenimento di Leri. Il periodo di più intensa attività agricola di Cavour incomincia nel 1846 quando il «conte» si associa nella gestione dell’azienda a Giacinto Corio, agricoltore assai conosciuto ed apprezzato nella zona”. Posta al centro della grande pianura risicola vercellese, la grande azienda agricola diede modo al giovane conte di applicare gli innovativi principi dell’agronomia, confermando le doti imprenditoriali già manifestate nella valorizzazione dei vini delle Langhe. Intorno al 1852, su progetto del geometra Francesco Dusnasi, futuro presidente dell’Ovest Sesia, la tenuta della famiglia si arricchiva della palazzina di Cavour, decorata da un certo Bizzettini, sorta di fronte alla settecentesca chiesa della Natività di Maria, opera di Francesco Gallo (1718-1721). Qualche anno dopo, nonostante i crescenti impegni parlamentari e governativi, il «grande tessitore» otteneva nelle elezioni del 10 luglio 1859 la carica di consigliere comunale a Trino, forte dell’esperienza amministrativa maturata come sindaco di Grinzane per 17 anni (1839-1856). Il giorno dopo, tenuto all’oscuro dalle trattative per l’armistizio e i preliminari della pace di Villafranca, rassegnava le dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri, non condividendo l’interruzione della guerra contro l’Austria. L’elezione a consigliere comunale giungeva quindi in un momento in cui il suo spirito esacerbato e il suo sistema nervoso scosso lo facevano inclinare - come ricordano gli autori - a ritenere di poter meglio giovare “…alla causa italiana rimanere in un angolo oscuro, che coll’agitarsi inutilmente dalla scena ove non ha parte seria da giocare”. Dopo la sua morte, in seguito ai contrasti per motivi ereditari tra i nipoti, i beni di Leri e Montarucco passavano al Regio Ospizio di Carità di Torino. Nel 1922 Leri fu acquistata dai signori Sesia e Tagliabue, che due anni dopo la cedettero alla “S.A. Leri”. Nel 2008 è passata di proprietà dall’Enel al Comune di Trino per la cifra simbolica di mille euro. Oggi, alla vigilia del bicentenario della nascita di Camillo Cavour (10 agosto 1810), non possiamo non condividere il giudizio di Domenico Berti, che già molti anni or sono lamentava il grave abbandono di Leri, “vedova del suo signore ed in cerca di un agricoltore”. Dionigi Roggero LA STORIA MASSACRATA - IL COMUNE DI TRINO IMPEGNATO AL RESTAURO - PRIMO LOTTO DI 80 MILA EURO Sulle orme di “Trino Risorgimentale” eccoci (gennaio 2010) prima alla sede della Partecipanza di Trino e poi a Leri. Con noi una piccola delegazione: Franco Crosio e Bruno Ferrarotti, autori (complimenti) del libro (il secondo è anche Primo Conservatore della stessa Partecipanza), il sindaco di Trino Marco Felisati, Giovanni Giraudi, ex sacrestano della chiesa di Leri e Daniele Volpato fattore di Castell’Apertole. Leri è al confine di Livorno Ferraris dietro le torri circolari della centrale omonima. Cade una pioggia gelata quando entriamo nella bella chiesa del complesso che fu del conte di Cavour. E' l aprima volta. La chiesa è dedicata alla Natività, all’interno possiamo ancora ammirare due paliotti d’altare del Settecento, gli altri sono stati rubati ma, buona notizia, recuperati ad Amsterdam. Al ritorno è bene siano protetti nel Museo di Trino. Entriamo nella villa. Ci accoglie un grande salone affrescato -“si trasformava in camera mortuaria per i dipendenti dell’azienda”, ricorda Giraudi- oggi si trasforma in un monumento al vandalismo, il simbolo può essere la statua di Cavour decapitata, cui si aggiungono il furto di tutti i pavimenti, caminetti, porte, ringhiere e addirittura dei gradini che portano al piano superiore. Dice sommessamente il prof. Roggero: da qui Cavour ha scritto 83 lettere documentate (e la ‘84’ figura sulla copertina del libro per cui siamo a Leri in mezzo al gelo). Povero padre della patria... Ma guardiamo al futuro: nei progetti del Comune ci sono 80 mila euro impegnati -un primo lotto per mettere in sicurezza la casa- e il recupero del borgo in convenzione pubblico-privati (ci ricorda quanto sta facendo a Salemi Sgarbi...). Speriamo sia tutto (o quasi) pronto a breve per un itinerario in sinergia coi luoghi cavouriani, circuito a cui Trinio ha saggiamente aderito, sono Cavour, Grinzane, Santena e Alba. Luigi Angelino CAVOUR. Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Isolabella e di Leri, noto semplicemente come Conte di Cavour o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un politico italiano, protagonista del Risorgimento nella veste di capo del governo del Regno di Sardegna e successivamente in quella di primo Presidente del Consiglio del Regno d'Italia. È storicamente considerato, con Giuseppe Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Giuseppe Mazzini, tra i principali artefici dell'Unità d'Italia. 416- continua. Ultimi pubblicati Balzole e Varengo FOTO. La copertina del libro (riporta una lettera di Cavour al Comune di Trino), la palazzina di Leri in una immagine degli anni Trenta e la parrocchiale, splendido edificio settecentesco del Gallo

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