Chiamparino candida il Casalese per un centro di ricerca sulla fusione nucleare: progetto da 500 milioni e 1800 addetti
«Metteremo in campo un'azione di lobby democratica. Offriamo sostegno al progetto». Sono queste le parole di Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, rilasciate al quotidiano “La Repubblica”, in merito alla candidatura del territorio Casalese ad ospitare «uno dei centri di ricerca che consentiranno di creare il primo reattore a fusione nucleare. Si tratta - scrive il quotidiano - di una tecnologia innovativa, che sfrutta acqua e crosta terreste per creare grandi quantità di energia a basso costo con l'emissione di solo elio».
È un progetto da 500 milioni di euro e oltre 1.800 addetti - spiega l’Ansa - già sul tavolo di Miur e Mise. Lo sostengono Enea, Regione Piemonte e Unione Industriale di Torino. Metà delle risorse finanziarie per realizzare il progetto denominato Dtt, Divertor Tokamak Test Facility, potrebbe essere reperita attraverso il piano Junker, il resto arriverebbe da contributi dei ministeri, di partner cinesi e con fondi regionali. «Sarebbe un peccato si facesse in un altro Paese, perderemmo un'occasione. La comunità scientifica italiana, se si realizzerà qui, continuerà a essere tra i leader nel campo della fusione», ha detto il presidente dell'Enea, Chicco Testa che ha specificato anche che la “fusione” non ha nulla a che fare con la “fissione”: «Stiamo parlando degli stessi meccanismi che avvengono sul sole, dunque di energia pulita, sicura e sostenibile»
Palazzetti: «Da mesi lavoriamo a questa ipotesi
Spiega il sindaco Palazzetti: «Stiamo lavorando da mesi a questa ipotesi che per il nostro territorio rappresenterebbe una autentica rinascita, una sorta di risarcimento dopo le tragedie dell’amianto. Fondamentale per aver ottenuto la candidatura è stato il know how sviluppato dai monferrini che potrebbe essere utile in tutti gli aspetti dell’indotto. Oltre al forte impatto occupazionale che questo polo potrebbe creare, la presenza sul nostro territorio di tecnici e scienziati avrebbe grandi e positive conseguenze. Con i parlamentari, con la Regione e con Enea stiamo lavorando alacremente per portare avanti questa candidatura»
Bargero: «Anche Roma sostiene il progetto»
Sulla questioneè intervenutala parlamentare Cristina Bargero: «Insieme al collega Gianluca Benamati ho depositato un’interrogazione ai Ministri dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dello Sviluppo Economico in merito al Divertor Tokamak Test (DTT) facility, iniziativa di ricerca sulla progettazione di un’infrastrutta destinata ad arginare il problema dell’energia da fusione e al controllo del calore generato e che è in grado di riprodurre i parametri operativi di un reattore, seppur com’è ovvio in scala ridotta. Stiamo parlando di un investimento di circa 500 milioni di euro senza aggravio sul debito pubblico, con ricaduta occupazione sia per la costruzione che per la sperimentazione, con vantaggi riscontrabili per molti decenni».
Lo scopo principale del progetto del reattore DTT «è dimostrare la possibilità di generare energia elettrica tramite la reazione di fusione nucleare a costi competitivi; nonostante questo il DTT non risulta essere presente nella lista dei finanziamenti del programma nazionale per le infrastrutture di ricerca, redatto dal Ministero dell’istruzione. Nel campo degli studi e delle ricerche condotti in Italia sulla fusione termonucleare controllata, il Ministero dello Sviluppo Economico negli ultimi anni ha già finanziato il progetto “Broader Approach” che consiste nella progettazione e nella costruzione di componenti ad alto contenuto tecnologico, per un importo di 90 milioni di euro, somma per la quale il Ministero ha garantito e completato la parte di finanziamento di propria spettanza per un importo di 50 milioni di euro».
La DTT «viene considerata dall’industria italiana un progetto di alto valore strategico nel percorso virtuoso intrapreso che ha permesso di ottenere grandi successi nella realizzazione di ITER. Si ricorda che ad oggi si sono ottenuti contratti per quasi un miliardo di euro pari a oltre il 55%di quanto assegnato – oltre che un progetto essenziale per non disperdere, per l’ennesima volta in Italia, un prezioso patrimonio di know-how. Ora il ministero dell’istruzione deve sbloccare tali fondi».