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Serie di incontri

A Conzano Coaloa svela i legami tra Vidua e Manzoni

Un nipote dello scrittore che diventa esploratore

Domenica 21 maggio, alle 17.30, a Villa Vidua, nel 150° anniversario della morte di Manzoni, lo storico Roberto Coaloa, biografo del viaggiatore Carlo Vidua, ha ricordato i legami tra l’immenso scrittore e l’intrepido viaggiatore, entrambi nati nel 1785, innovatori nella scrittura e nella pedagogia in Italia. Numeroso e curioso il pubblico a Villa Vidua, che per l’occasione ha chiuso i battenti alle ore 20 a cagione del vivo interesse delle vicende che hanno suscitato molte domande. Il sindaco Emanuele Demaria ha ricordato che Coaloa sarà nuovamente a Villa Vidua per la notte degli archivi venerdì 9 giugno, dalle ore 20 alle 23.  Coaloa ha aggiunto alla sua dotta relazione una vera e propria scoperta, che lega la famiglia Manzoni al grande viaggiatore d’inizio Ottocento. Ecco l’inedito racconto.

Alessandro Manzoni morì a Milano il 22 maggio 1873. Ora, merita più che mai il titolo di «Gran Lombardo», che gli fu riconosciuto per la prima volta in un saggio di Giovanni Battista De Capitani del 1887, “sottraendolo” a Bartolomeo della Scala, cui lo aveva assegnato Dante, perché il signore di Verona (nel Medioevo per un toscano il nord dell’Italia si appellava indistintamente Lombardia) era stato il primo ad accoglierlo dopo l’esilio da Firenze.

Immenso scrittore Manzoni. Nell’Ottocento la sua vita alla scrivania fu interrotta, qualche volta, per la politica e l’interesse per l’agricoltura. Forti i legami con il Piemonte, che lo videro nel primo parlamento dell’Unità. A Torino fu anche coinvolto dall’Accademia delle Scienze e a Casale Monferrato era legato non solo per l’assedio spagnolo del Seicento. Lo scrittore aveva con la capitale del Monferrato anche degli interessi pratici: l’agricoltura, le riviste di Ottavi, l’acquisto di sementi. Questi ultimi aristocratici diletti - da gentiluomo di campagna - erano condivisi dagli stessi amici importanti di Manzoni: Garibaldi, Verdi e Cavour.

I suoi legami con gli intellettuali piemontesi sono tuttora misconosciuti. Del periodo trascorso da Manzoni a Lesa, a metà Ottocento, è nota la frequentazione con Cavour e Massimo d’Azeglio. Da Stresa, Antonio Rosmini lo andava a trovare in carrozza e trascorrevano ore a parlare di filosofia, politica e storia. Da svelare c’è l’inedita corrispondenza tra il conte di Conzano e Don Lisander. Carlo Vidua, infatti, fu uno dei primi lettori di Manzoni e annotò, ammirato, le sue opere, come Adelchi nel 1822. All’inizio del famoso Coro («Dagli atrj muscosi, dai Fori cadenti»), Vidua chiosa: «Stupendo, ma per capirlo convien leggere il Discorso Storico». Manzoni venerò il grande viaggiatore, commentò Dello stato delle cognizioni in Italia, lavoro preparato da Vidua nel 1816, ma pubblicato dopo la morte del viaggiatore da Cesare Balbo nel 1834. Manzoni condivise la passione per Vidua con gli amici piemontesi, in particolare con Roberto d’Azeglio, che era stato il più grande amico del conte di Conzano. Altri amici della cerchia di Manzoni e Vidua furono l’abate Ludovico di Breme e Gino Capponi.

Pietro, Pedrin, il favorito

Tra i figli di Manzoni, Pietro (1813-1873), chiamato “Pedrin” in dialetto milanese dalla nonna Giulia Beccaria, fu il favorito dello scrittore. Lo tratteggia con affetto anche Natalia Ginzburg in La famiglia Manzoni: «In un ritratto della famiglia Manzoni, nonna e genitori e figli, dipinto nel 1826 – non erano ancora nati né Filippo, né Matilde – Pietro è di profilo. È un ragazzo robusto, tarchiato, con il naso pronunciato, l’espressione seria. In uno dei suoi ultimi ritratti, dove è ormai un anziano signore, appare ugualmente posato, pesante, serio. Conserva qualcosa della sua fisionomia da ragazzo, avendo avuto, ragazzo, una fisionomia adulta. Quando aveva dodici anni, traduceva le favole di Esopo, con l’aiuto di Fauriel».

Nato a Milano in Palazzo Beccaria il 21 luglio 1813, e battezzato «al Carmine» fu istruito dal sacerdote Giuseppe Pozzoni. Morì poco prima del padre, che ne fu sconvolto. Come ricorda ancora Natalia Ginzburg: «Pietro morì il 28 aprile del 1873. Aveva sessant’anni. Manzoni non capì che era morto. Gli dissero che era andato a Bergamo. Però in qualche momento, si meravigliava di non vederlo; e lo cercava di stanza in stanza. Lo prendeva una grande angoscia. Anni prima, a Vittoria, aveva detto che senza Pietro, non gli sarebbe riuscito di sopravvivere nemmeno un mese».

La fida ombra dello scrittore, Pietro, ebbe un unico figlio maschio, chiamato Lorenzo. Per tutti, ovviamente, “Renzo”, che divenne esploratore. Nato a Brusuglio il 26 agosto 1852, Renzo trascorse l’adolescenza nella casa del nonno, dove trovò i tre volumi delle Lettere di Carlo Vidua, radunate da Cesare Balbo. Anche suo padre Pietro era un appassionato di viaggi. Questa è una storia inedita tutta da raccontare! Di Renzo sappiamo ancora poco. La sua è ancora una biografia tutta da scrivere. Lesse con entusiasmo Vidua, che il nonno aveva conosciuto a Milano tra il 1822 e il 1823. Impressionato e ammirato dai resoconti di viaggio, Renzo Manzoni nel 1876 intraprese un viaggio di studio nel Marocco. Nell’avventura era accompagnato da Giulio Adamoli. Da solo, poi, dopo un anno, si cimentò in un’avventura alla Vidua: l’esplorazione dello Yemen, ancora pochissimo conosciuto dagli Europei. Preparata a proprie spese una piccola carovana in Aden, partì verso l’interno del Paese e col pretesto d’una partita di caccia, si spinse fino a San‛ā nell’ottobre del 1877. Il viaggiatore fu ricevuto con cordialità e poté restare per parecchi mesi. Nel giugno 1878 ripartito per Aden, Renzo Manzoni riprese poi il cammino verso la capitale yemenita per una via nuova, resa più ardua dalle accoglienze ostili degli abitanti. Da Sa‛ā ritornò in patria, nel 1880. Sazio dei cammini nel vicino oriente, si dedicò alla scrittura per la pubblicazione dei suoi ricordi di viaggio, dei quali aveva dato già qualche originale narrazione nel periodico «L’Esploratore» di Milano e nel «Bollettino della Società geografica italiana». Scrisse i tre volumi El Yémen (Roma 1884), rarità da bibliofili, corredati di disegni originali e di carte, scritti in forma brillante e divertente. Libri importanti, tuttora una fonte rilevante per la storia e per i costumi del paese. Morì a Roma nel 1918, dopo aver collaborato in alcuni giornali trattando di questioni coloniali, grazie anche alla buona conoscenza dell’arabo (lingua ben padroneggiata anche da Vidua). Pubblicò anche un Corso sintetico, analitico e pratico di lingua araba parlata. Renzo Manzoni era contrario alla politica aggressiva di Crispi in Africa. Un personaggio, il nipote esploratore di  Manzoni, tutto da scoprire!


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Veronica Spinoglio

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