Il 36enne villanovese Paolo Perazzo (nella foto) è stato intervistato da Radio 24, l’emittente de “Il Sole 14 Ore”, all’interno del contenitore «Giovani Talenti». Perazzo è infatti un giovane imprenditore formato tra Italia e Stati Uniti. Dopo la laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico di Torino nel 1994, il villanovese è stato selezionato per un’internship con Cisco Systems nella Silicon Valley in California: una delle più grandi compagnie di networking del globo. Il suo percorso di crescita passa attraverso la creazione di “storage system” (sistemi di memorizzazione) e della sponsorizzazione di questi tramite lavoro di marketing. Il poliedrico imprenditore con l’avvento del web 2.0 decide di fondare un’azienda per la realizzazione di applicazioni per smarthphone. In tempi record nasce “iSocialize” che ben presto entra nelle top cento delle App più scaricate al mondo. Il lavoro di Perazzo non passa inosservato ad Apple che nel 2010 nomina la sua applicazione tra le dieci migliori al mondo per il social networking.
Anche Microsoft nota il villanovese e gli propone di preparare un’App anche per gli smatphone di “casa Gates”.
A Radio 24 Paolo Perazzo ha paragonato l’attuale Silicon Valley alla Firenze del 1400: «C’è il rinascimento, anzi: Firenze era ben di più. In Italia abbiamo bisogno di combinazione di talenti capitali e ispirazione che fu origine vitale e straordinaria per la rinascita culturale e scientifica». La doppia veste di dipendente e imprenditore dell’ingegnere del software è nata in mezz’ora: «Ci ho messo mezz’ora a creare la mia impresa negli Stati Uniti e cinque o seicento dollari...»
Paolo Perazzo lancia un monito all’Italia: «Negli Usa il fallimento non è un dramma. Qui in Silicon Valley conta più uno che ha fallito tre volte, rispetto a uno che non ci ha mai provato; gli imprenditori di successo negli Usa non hanno come obiettivo l’accumulo di capitale; per innovare serve un ambiente rinascimentale, ricco di infrastrutture per facilitare il successo delle “start-up” innovative; infine, la scuola deve stimolare i propri studenti a creare, proponendo modelli che ispirino l’intraprendenza impenditoriale».