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Napoleone a palazzo Reale (oggi Ghilini)

Il 14 maggio 1859 Napoleone giunge a palazzo Reale (Ghilini), dove qualche giorno prima il generale Canrobert aveva preso alloggio con lo Stato maggiore. Vittorio Emanuele aveva invece posto il suo Quartier Generale a San Salvatore (vedi viaggio d'autore). Frequenti furono comunque in quei giorni le sue visite a Palazzo Ghilini, anche se brevi. Una mezz’ora il 7 maggio, l’intero primo pomeriggio dell’otto, ritorno e subito partenza il nove, dal primo pomeriggio alle undici di notte l’11 maggio, in concomitanza con l’arrivo in città di alcuni squadroni di Cacciatori a cavallo”. Così scrive Lucio Bassi nel volume Ghilini il palazzo e la sua storia, pubblicato dalla Provincia di Alessandria nel 1989. E poi aggiunge: “Dalla stazione fino al palazzo Reale, dove aveva posto il suo Quartier Generale, i balconi e le vie erano tutti addobbati, ma gli addobbi pubblici, messi da qualche giorno, si presentavano purtroppo malconci a causa «del vento e delle dirette pioggie dei giorni precedenti». Napoleone era preceduto e seguito dalla Guardia imperiale e da un reggimento di Ussari a cavallo. Facevano ala truppe piemontesi e francesi”. Salito a palazzo Ghilini, dopo un breve saluto alle autorità, raggiunse gli appartamenti a lui riservati, per trasferirsi poco dopo nella sala delle udienze, dove nel frattempo era giunto Vittorio Emanuele II. Una gran folla nella piazza “Una gran folla, che lo aveva seguito dalla stazione, - scrive ancora Lucio Bassi – si era raccolta nella piazza antistante e continuava ad applaudire, cosicché l’Imperatore e Vittorio Emanuele decisero di presentarsi sul grande balcone. L’Imperatore si affacciò per primo portandosi sul lato destro, verso la strada di Santa Marta (oggi via Cavour), dove la folla era più fitta. Re Vittorio invece si fermò al centro del balcone, quasi a non voler sottrarre applausi all’ospite. A questo punto il Civalieri annota: «Fortunatamente l’atmosfera, sino ad allora conturbata dal vento del nord e da nuvole che minacciavano pioggia, fece tregua». Il tempo uggioso, infatti, si schiarì concedendo una tregua di sereno per quella festosa manifestazione popolare. Verso le undici, dopo aver assistito al bellissimo effetto dell’illuminazione della piazza, Vittorio Emanuele lasciò il Palazzo per raggiungere il suo Quartiere a San Salvatore”. Il 15 maggio era domenica, e l’imperatore, dopo aver ascoltato la prima messa in Duomo celebrata dal suo cappellano, raggiunse Valenza per incontrare la divisione del generale Bourbaki. Il giorno dopo a cavallo visitò la cittadella, mentre il 17 maggio, dopo una breve passeggiata mattutina nella piazza, salì su un calesse scoperto, scortato da un drappello di ussari a cavallo, diretto al quartier generale del Re ad Occimiano. I giorni successivi furono dedicati agli incontri strategici con il principe Napoleone, suo cugino e genero del re, con i generali La Marmora e Vailant, con Vittorio Emanuele, che nel frattempo aveva trasferito il quartier generale a Casale. Il 21 maggio, informato della sanguinosa battaglia di Montebello, combattuta il giorno prima, raggiunse in ferrovia Tortona e Voghera, per visitare i feriti. E se molte giornate iniziavano con la partecipazione alla messa (un giorno l’imperatore invitò l’arcidiacono della cattedrale Destefani a déjeuner a palazzo Reale), spesso le serate si concludevano a teatro “tra fragorosi applausi” in una cornice di “signore parate a festa”. Il soggiorno alessandrino dell’imperatore dei francesi,che si era prolungato per quindici giorni, si concluse alla fine del mese di maggio. Dionigi Roggero PALAZZO CON UN ANIMA EU N PASSAGGIO SEGRETO Parcheggio facile (è fine luglio) ad Alessandria in piazza della Libertà (noi, reminescenze paterne, la chiamiamo piazza della luna per via dell’orologio sul frontone del Municipio...). Siamo di fronte a palazzo Ghilini, l’atrio è imponente e incornicia il campanile della cattedrale; sulla sinistra la prefettura e sulla destra l’amministrazione provinciale. Il ricordo corre al libro di Bassi e alla sua citazione. “Se Palazzo Ghilini ha un’anima, non può che averla carpita, poco a poco, con paziente tenacia, a chi l’ha prima a lungo immaginato, quindi progettato, voluto, ed infine costruito e vissuto’’. Quest’anima se ne sta, ora, ben custodita, fra i colori degli affreschi, sotto l’oro degli specchi, negli stucchi dei cartigli”. Salutato il responsabile stampa Marco Caramagna (ha ufficio al pian terreno ingombro di carte), saliamo lo scalone fino al piano nobile, ci bloccano due uscieri ma non facciamo a tempo a leggere l’elenco storico dei presidenti della Provincia che ci accoglie il presidente, Paolo Filippi, un ‘‘pendolare della politica”, tutte le mattine arriva in auto ad Alessandria da San Maurizio di Conzano. La sala è una di quelle che ha ospitato Napoleone III. Dietro la scrivania uno specchio riflette affreschi e stucchi. Tutto è originale meno il giornale ‘‘Il Monferrato’’ posato sul tavolo (“Non l’ho fatto per la visita, è una abitudine del venerdì...”). Ammiriamo il calamaio di Giuseppe Saracco, di Bistagno, presidente del Consiglio (1900-1901), è un dono del 1899. Giuseppe Saracco era stato consigliere per mezzo secolo e nel 1859 presidente della provincia. Su un tavolino d’angolo è esposta anche una palla di cannone proveniente da Marengo (il Museo è stato appena inaugurato: racconta la storia della campagna d’Italia del 1800 e della battaglia). A fianco, verso sinistra, la sala appalti con un bel trittico di epoca rinascimentale. A destra, la sala giunta è un salone affrescato con balcone sulla piazza. Filippi, a nostra richiesta lo apre (‘‘è la prima volta’’) non senza difficoltà e l’aiuto finale di un usciere, si affaccia per la foto, come l’imperatore e il re nel 1859, nel ricordo della litografia di Bossoli. Certo una volta non c’era il palazzo bianco sulla sua sinistra... Vediamo anche un passaggio segreto che porta alla Prefettura. Riceviamo in omaggio il libro dei presidenti della provincia, due bottiglie di rosato e dolcetto d’Ovada con etichetta “presidenziale”. Scendendo “salutiamo” il busto bianco di Vitorio Emanuele II opera dello scultore Giulio Monteverde di Bistagno. Suona mezzogiorno. Luigi Angelino Ultimo pubblicato: Casale, castello. In preparazione Villanova, generale Finazzi FOTO. Il presidente della Provincia Paolo Filippi nel suo studio (un bellissimo salone che si affaccia su piazza Libertà), un affresco settecentesco; la stampa che raffigura l'ingresso di Napoleone III al palazzo

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