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  • 12 dicembre 2025
  • Casale Monferrato

Per "Si apre il sipario"

Paolo Crepet sul palco con "Il reato di pensare"

Al Municipale sabato 13 dicembre alle 21

Paolo Crepet. Visto da Max Ramezzana

“Il reato di pensare” è un impercettibile filo spinato che inibisce la mente di chi ancora vorrebbe immaginare senza paura di pensare a ciò che sta pensando. Lo psichiatra Paolo Crepet arriva al Municipale sabato 13 dicembre alle ore 21, per un’ora e trenta minuti di “monologo”. Biglietti in vendita sul sito ticketone.it.  

Da che mondo è mondo despoti, potenti, dittatori, ma anche semplici cittadini -basterebbe pensare alle relazioni sentimentali e familiari- hanno temuto il pensiero libero. La storia insegna che i conflitti sono nati per sradicare, impedire, punire chiunque abbia cercato di esprimere le proprie opinioni. Il linguaggio - ogni forma espressiva - è lo strumento più facile da controllare; non il pensiero che rimane spesso celato, alimentando sospetti, paranoie, dubbi su fedeltà e obbedienza, disponibilità alla sudditanza, propensione al tradimento. Per questo l’immaginazione è sempre più ricca delle parole, quindi insidiosa e potenzialmente pericolosa. A spiegarci cosa sta succedendo nel nostro mondo è il protagonista della serata teatrale casalese, nata sotto il patrocinio della Città di Casale Monferrato, promossa da I Care Family ETS, insieme al Kiwanis Club Casale Monferrato e dal For. Al. Lo specialista verrà introdotto sul palco dall’intervento della dottoressa Renza Marinone.

Che grido d’allarme lancia uno psichiatra salendo sul palcoscenico?
Un grido d’allarme di una persona che pensa, che cerca di capire che cosa sta accadendo. Oggi ci sono tanti spunti, tanti punti di vista che vengono aggiornati con la cronaca di tutti i giorni. La famiglia che vive nel bosco ci parla di una spaccatura nella nostra società e questa scelta, difesa da molte persone, sembra coincidere con il buttare al macero decenni di esempi dei nostri grandi educatori dalla Montessori in avanti. Questa evoluzione, che abbiamo voluto, adesso comincia a frenare e se a tutto questo aggiungiamo l’uso dell’intelligenza artificiale... Emergono dei dubbi sull’AI se rapportata all’educazione, quindi a questo punto il quadro risulta complesso. Allora il maestro che fa? C’è una seduzione verso una sorta di autarchia, ognuno fa per sé. Distruggiamo le relazioni. Non so se va bene così…

Esiste una nuova forma di marketing ideologico?
Le regole del marketing sono sovvertite da investimenti inimmaginabili. Ciò che viene investito su nuove tecnologie e finanze tecnologiche è chiaro -basti pensare ai bitcoin- e la forza che si ha nella persuasione è enorme. Se io ho questi strumenti, li uso e questi non sono mai stati così forti. Si crea una realtà interessante che ci cambia. Durante lo spettacolo faccio una cosa rivoluzionaria, difficilmente, nella vita, posso parlare per un’ora e trenta. È il mio mestiere che mi concede questa opportunità. Nessuno ascolta per un’ora e mezza. Questo comporta una difficoltà specchiata di comunicare, con alcuni vantaggi, tra questi tenere dritto un ragionamento, ma la gente fa fatica ad ascoltarlo. Spesso mi dicono, “Ho ascoltato il suo discorso, ma ho fatto fatica a seguirla”. Mi faccio un auto esame. Il livello di attenzione di un cittadino medio è pari al nulla. Siamo diventati meno abili a capire e a ragionare, utilizzando anche messaggistica e mail.

Come ritroveremo l’originalità?
L’originalità viene dal pensiero articolato. Come dire “cosa posso fare per perdere peso”. Prendo la bicicletta, indosso gli scarponi e vado in montagna. È banale dirlo, ma tutto deve iniziare da noi. Oppure, ci possiamo mettere in un angolo della casa e decidere che l’offerta domestica sia infinita: dalla ricerca del passato fino alla fruizione delle serie televisive o anche la lettura dei libri dallo smartphone, ma questo sarebbe spaventoso. L’idea dell’intelligenza artificiale è pessimistica, perché significa che l’intelligenza umana non è abbastanza buona. Abbiamo pensato a un’intelligenza che funzioni meglio.

Come dobbiamo comportarci per salvare le nuove generazioni?
Dobbiamo capire dove siamo, dobbiamo esaminarci in modo critico. Non so quanta gente si sia accorta che la guerra in Ucraina ha dato un’accelerazione all’evoluzione tecnologica. Questa enorme espansione ha comportato una diminuzione nella difesa dei diritti. Se abbiamo un armamento incredibile noi lo utilizziamo, come se non importasse nulla delle persone che abitano in un condominio bombardato. Le grandi strutture di difesa dei diritti dell’umanità si sono abbassate, le grandi agenzie internazionali contano come il due di picche. I futuri bambini avranno meno diritti, perché non ci saranno più difensori. Una volta si faceva a gara per diventare testimonial Unicef. Oggi tutto questo è impensabile. Tutto quello che è extra continentale ed extra nazionale non conta più. Siamo alla frantumazione dei popoli. Siamo cambiati tantissimo. La mia non vuole essere una visione pessimistica, constato solamente la realtà.

 


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