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II Guerra di Indipendenza -Gli Ussari Bianchi di Napoleone III

Il gen. Enrico Morozzo della Rocca (1807 - 1897) fu protagonista dei principali fatti risorgimentali che, ottantasettenne e debole di vista, dettò alla moglie nel gennaio 1893. Nel primo dei due corposi volumi dell’“Autobiografia di un veterano” (Zanichelli, Bologna 1897-1898), il capo di Stato Maggiore dell’esercito sabaudo annotava: “L’Imperatore Napoleone sbarcò a Genova il 12 maggio, e il Re si recò il 13 a salutarlo e a conferire con lui. Il 14 l’Imperatore prese il Comando Generale dei due eserciti e venne a stabilire il suo Quartier Generale ad Alessandria, a mezz’ora di strada da Occimiano, dove il Re aveva il suo. Da quel giorno le occupazioni furono per me raddoppiate. Durante la prima settimana non feci altro che correre da un Quartier Generale all’ altro per prendere e trasmettere ordini, dare informazioni, e intendermi con l’Imperatore o col Generale Vaillant, il quale occupava presso Napoleone III il medesimo posto che avevo io presso Vittorio Emanuele”. E poco dopo aggiungeva: “L’Imperatore mi mandava continuamente a chiamare per consultarmi rispetto alle strade, alle comunicazioni ecc. Mi toccò dunque di aggiungere, alle mie già numerose funzioni, quelle di corriere e di éclaireur del Quartier Generale francese. A poco a poco mi trovai a dover pensare non soltanto per i miei 60000 uomini, ma anche per l’intiero esercito alleato. Mi occorreva di fare i loro itinerari, di spiegarli ai comandanti per impedire che sbagliassero strada, e talvolta, a cosa fatta, rimediare il giorno dopo, giacché nascevano grandi confusioni ed equivoci, in seguito ai quali intiere colonne partivano in direzioni opposte, o per lo meno diverse da quelle indicate. Il Generale Della Rovere, nella sua qualità di Intendente Generale del nostro esercito, ebbe pure molto da fare nelle prime settimane dopo l’arrivo dei Francesi… Non esageravo dunque scrivendo a mia moglie, che i due uomini più occupati del Piemonte in quel momento erano certamente i Generali Della Rovere e Della Rocca”. Ed ecco il gustoso racconto dell’arrivo di Napoleone III ad Occimiano: “ I due Sovrani si scambiavano parecchie visite nei loro Quartieri Generali d’Alessandria e d’Occimiano; il Re si recava dall’Imperatore per lo più a cavallo, con piccolo seguito, qualche volta in carrozza, con modesto equipaggio, non avendo voluto che si conducesse in guerra numeroso personale di servizio, né che si usassero smaglianti livree. Non così nel campo francese; i marescialli venivano con elegantissimi equipaggi, postiglioni, scorta e numeroso accompagnamento d’ufficiali. Il legno in cui venne l’Imperatore ad Occimiano il giorno 17 per la prima visita al Re, era tirato da quattro cavalli della sua posta; aveva due battistrada davanti, e dietro due palafrenieri a cavallo; lo scudiere, Conte di Bourgoing, cavalcava vicino allo sportello dalla parte dell’Imperatore; le carrozze del seguito erano parecchie, e una scorta di ussari bianchi al gran galoppo chiudeva il corteo. Mi ritorna in mente come in quel giorno l’Imperatore notasse che la nostra tenuta di guerra, quantunque più semplice di quella dei Francesi, sembrasse più elegante: certamente era più comoda. Il Re, e noi tutti, come già nelle campagne del 1848-’49, non portavamo altro in capo che il berretto militare, e l’Imperatore in presenza nostra diede ordine che, da allora in poi, i suoi Generali deponessero i cappelloni a lucerna, per adottare il berretto”. Dionigi Roggero UN MUSEO DELLE ARMI E UNA LAPIDE AL CASTELLO, LAPIDE DA RIPASSARE l nostro viaggio nel tempo (150 anni fa, II Guerra di Indipendenza) è oggi a Occimiano, qui soggiornò il re Vittorio Emanuele II incontrandosi con l’imperatori dei francesi. Saliamo (viva gli ascensori) alla sala consigliare del Comune ricevuti dal sindaco Ernesto Berra, L’aula è impreziosita da una piccola ma significativa collezione di stampe delle guerre d’indipendenza. Ma la sorpresa deve ancora arrivare. Scendiamo di un piano e dietro a un grata di ferro ecco il “Museo delle armi” Merito di un vecchio ritrovamento di Giuseppe Figazzolo, “Giuspin”, ecco esposti e inventariati 53 fucili della Guardia nazionale tipo lovel modello 1841 calibro 19 di fabbricazione inglese con la baionetta originale (quanto era lunga!), 43 fucili della fanteria piemontese modello 1844 con baionetta, 5 fucili tipo da “fanteria lungo”, 2 modello 1843 con baionetta produzione piemontese, un fucile austriaco preda bellica, tre moschetti d’artiglieria modello 1844, un moschetto 1860 per artiglieria, con piastra, un fucile da caccia tipo inglese con canna a due ordini, un fucile da fanteria piemontese 1717 a pietra focaia, farebbe un totale di oltre cento fucili (secondo al Museo del Risorgimento di Torino!) cui si aggiungono due revolver a spillo di costruzione belga, un elmetto chiodato,, pugnali e sciabole, palle di cannone. Tutto questo materiale, fino ad oggi poco conosciuto, sarà esposto dal 1° maggio (inaugurazione alle 15,30) all’inizio delle celebrazioni per il 150° della Seconda guerra di Indipendenza collegate ai comuni vicini. Da aggiungere che sulla facciata del comune due lapidi ricordano i caduti e un’altra lapide (da ripassare) che andiamo a vedere alla villa (o castello) da Passano ricorda lo storico incontro re-imperatore (17 maggio). Ritorniamo a palazzo comunale ammirando un angolo di pace ristrutturato: la piazzetta don Gatti, pure lo scorrere dell'acqua invita alla meditazione Luigi Angelino. Enrico Morozzo Della Rocca (Torino, 20 giugno 1807 – Luserna San Giovanni, 12 agosto 1897) figlio del Conte Carlo Filippo Morozzo Della Rocca e di sua moglie, la nobildonna savoiarda Gabriella Sofia Cisa Asinari di Gresy. Iniziò la propra carriera militare frequentando la Regia Accademia Militare di Torino dal 1 agosto 1816 distinguendosi. Nel 1831 era capitano. Successivamente venne nominato Maggiore (30 aprile 1843) e poi Colonnello (24 marzo 1848), divenendo Maggiore Generale dal 12 marzo 1849, promosso dopo essersi distinto nelle rivolte popolari di quegli anni. Il 4 luglio 1857 venne nominato Luogotenente generale e successivamente Tenente generale Capo di Stato maggiore dal 22 aprile 1859, grado con cui prestò servizio durante gli scontri risorgimentali. Il 6 ottobre 1860, infine, venne nominato Generale d'Armata come ricompensa per essersi distinto nella Battaglia di Solferino. Durante la propria vita, ricoprì inoltre una serie di altri incarichi di rappresentanza ed amministrativi che lo fecero conoscere anche presso le altre corti europee: Il 29 febbraio 1852 venne nominato Comandante di corpo di Stato maggiore, rimanendo in carica sino al 1857. Il 5 marzo 1882 venne nominato da Umberto I Primo aiutante di campo generale onorario di S.M. il Re, in riconoscimento anche alla grande opera di ambasceria svolta negli anni del risorgimento quando si recò in Sassonia (1850), Belgio (1855), Francia (febbraio 1858) e Prussia (1861). FOTO. Nel museo della guerra di Occimiano e Villa da Passano

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