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  • 25 giugno 2013
  • Casale Monferrato

L’IRES boccia il Piemonte

È stato presentato nei giorni scorsi il rapporto annuale dell’IRES di Torino, uno dei più efficienti istituti regionali di ricerca in Italia, il più anziano (nasce alla fine degli cinquanta) e collaudato osservatorio e laboratorio in materia. Abbiamo tra le mani, oggi un testo con poca allegria , “Piemonte Economico e Sociale 2012”, che il direttore dell’istituto Marcello La Rosa introduce così: «È questa la primavera del nostro scontento. La cronaca della crisi ha ben poco da offrire da cui trarre conforto. Non è facile elencare gli indicatori internazionali, nazionali e regionali riassunti dal rapporto dell’IRES in grado di riattivare meccanismi di fiducia. Sebbene siamo lungi dal registrare un meltdown (potremmo dire, esagerando un po’, un collasso, n.d.r.) economico-sociale, lo specchio delle difficoltà si staglia netto nei numeri e nei dati riportati nelle pagine che seguono. Il quadro disegnato dal gruppo di lavoro coordinato dal responsabile della relazione, Maurizio Maggi, ci impedisce di sfuggire alla realtà congiunturale, e al contempo ci presenta il lungo cammino di progressivo allentamento del tessuto economico sociale della regione». Il documento IRES - sul quale torneremo anche in altra occasione per cogliere indicazioni sulla “soddisfazione” e sulla qualità della vita in regione - è di grande spessore e dimensione. Ma noi qui ci soffermeremo oggi - utilizzando direttamente sintesi di fonte IRES - solamente sulla situazione del Piemonte in generale e delle nostre province. Fra il 2000 e il 2009, il Piemonte ha rilevato un dinamica del PIL pari a -4,3%, la più debole nel contesto delle regioni italiane e -25% per quanto riguarda la dinamica del valore aggiunto dell’industria - la peggiore insieme alla Basilicata - a sottolineare la presenza di difficoltà strutturali del contesto produttivo regionale preesistenti alla ‘grande crisi’. Nella fase di ‘ripresa’, l’economia del Piemonte ha recuperato nel 2010, con una dinamica superiore al dato nazionale (+3,6% rispetto a +1,8%) ma nel 2011 ha rallentato, allineandosi alla dinamica nazionale (+0,8% contro +0,4% per l’Italia). L’andamento recessivo nella parte finale del 2011 si è aggravato trasformando il 2012 in un anno di recessione: la dinamica del Pil, in modesta crescita, ha subito una contrazione analoga a quanto riscontrato a livello nazionale (-2,3%), confermando un andamento meno favorevole rispetto all’area settentrionale. Gli occupati in Piemonte si riducono di 75mila unità (-4%) con una pesante caduta del tasso di occupazione (dal 65,3% al 63,1%). Con 40mila disoccupati in più rispetto allo stesso periodo 2011 (+24,4%), si raggiungono due soglie critiche: 200mila persone alla ricerca attiva di lavoro, tasso di disoccupazione al 10% Ma c’è anche un’altra grossa negatività regionale messa quest’anno in luce nel rapporto IRES, alla quale accennare. Nel 2011 i piemontesi poveri e a rischio di povertà, ossia con un reddito al di sotto del 60% del reddito mediano nazionale, erano il 22%. Si tratta di quasi 960mila persone, in aumento rispetto alle 750mila circa degli anni precedenti. Un livello molto alto rispetto alle altre principali regioni del nord con percentuali dal 14,9% dell’Emilia-Romagna al 16,1% della Lombardia, con una forbice che si apre in particolare in questi ultimi anni. Scendendo al livello provinciale e sempre utilizzando dirette sintesi di fonte IRES, nel 2012, pur in un clima completamente mutato, Torino si conferma per un andamento non peggiore di altre realtà territoriali della regione. Biella, condivide in parte la situazione di Torino. Non dissimile la situazione di Asti per quanto riguarda la dinamica del settore manifatturiero. Novara vede una situazione di forte calo occupazionale, in un contesto di significativa contrazione della produzione industriale. Vercelli e Verbania fanno riscontrare una contrazione nel manifatturiero simile a Novara, così come evidenziano un sensibile deterioramento sul mercato del lavoro. Ad Alessandria il buon andamento di export e produzione industriale non mettono al riparo la provincia da un ulteriore marcato ridimensionamento dell’occupazione industriale e di un forte aumento del tasso di disoccupazione. Cuneo si conferma la provincia meno colpita dalla recessione anche se il quadro occupazionale subisce un sensibile peggioramento. Nella nostra provincia il tasso di disoccupazione, già cresciuto in misura consistente nel 2011, sale ulteriormente (di ben 3,5 punti percentuali) nel 2012 collocandosi al 10,2%, fra i più elevati a livello regionale.

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Emanuela Pastorelli

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