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  • 15 gennaio 2016
  • Casale Monferrato

«Sull'Ostetricia del S. Spirito bisogna prendere provvedimenti urgenti»

In questi giorni di inizio anno le dichiarazioni con cui il Ministro Lorenzin, in seguito ad alcuni eventi mortali accaduti in sala parto di diversi ospedali, ricordava la normativa nazionale che prevede la chiusura dei reparti di Ostetricia che non raggiungano il numero minimo di 550 parti all’anno, hanno riacceso i timori per ricorrente minaccia della chiusura dell’Ostetricia del nostro ospedale. La normativa citata dal Ministro non ha solo motivazioni economiche, ma riguarda soprattutto la sicurezza delle partorienti, tanto maggiore quanto più alta è la casistica dei reparti (anche se gli incidenti sono in realtà accaduti in reparti di elevatissima operatività). L’assessore regionale alla Sanità, Saitta, ha prontamente rassicurato sulla volontà di mantenere il reparto di Ostetricia del Santo Spirito ma, pur non mettendo in dubbio la sua volontà, questo esito sarà inevitabile in assenza di alcuni provvedimenti: 1) rendere congruo l’organico medico dell’ostetricia. Gli attuali sei medici (più il primario) non è neppure sufficiente, alla luce delle normative europee sui turni di riposo ormai inderogabilmente in vigore, a coprire il turno continuativo, oltre al quale ovviamente i medici devono portare avanti il lavoro di reparto, degli ambulatori e del consultorio, il delicato lavoro di sala operatoria e di sala parto. Al proposito sarebbe interessante sapere come vengono attualmente utilizzati i ginecologi che operavano nell’ormai soppressa ostetricia di Acqui. Alle carenze dell’organico medico si sommano quelle delle ostetriche. 2) garantire un servizio di parto analgesia che, oltre ad essere previsto dai livelli essenziali di assistenza, è dovuto alle partorienti che non possono più essere costrette a “partorire nel dolore”. Infatti molte di esse si rivolgono a strutture vicine (Alessandria, Asti) che garantiscono questo fondamentale servizio. Questo spiega in gran parte il progressivo calo di parti nel nostro ospedale, circa 420 nel 2015, che aveva invece sfiorato i 600 nel 2010, unico anno in cui il Servizio di parto analgesia era stato garantito, con tanta buona volontà da parte degli anestesisti pur con qualche inevitabile carenza. Questo Servizio richiederebbe una Guardia Anestesiologica continua, ma nell’attesa , si spera breve, che questo venga reso possibile, con la stessa buona volontà si potrebbe attivare provvisoriamente il servizio in reperibilità, magari con qualche forma di incentivazione. L’assenza del servizio di partoanalgesia è parte dell’intollerabile situazione, al limite dell’illegalità, di assenza del dirigente di Anestesia e Rianimazione in tutti i 4 ospedali del’ASL 3) Il funzionamento di un’Ostetricia non può prescindere dall’operatività di un reparto di Pediatria con relativa neonatologia. Questo reparto nel nostro Ospedale è stato da tempo devastato per una lunga serie di motivi, le brave dottoresse dell’equipe, dopo anni di sacrifici, l’hanno lasciato, ora è affidato ad un rapido turnover di giovani pediatri che, appena possono, fuggono da una struttura abbandonata a sé stessa, priva di dirigente, con la reperibilità affidata a gettonisti esterni a costi elevati. Sarebbe paradossale che il nostro reparto di Ostetricia chiudesse proprio nel suo periodo di maggior efficienza, grazie alla grande esperienza e capacità del primario Chiapponi e alla dedizione della validissima equipe di medici, ostetriche ed infermiere che con lui opera; ma, ancor di più, sarebbe devastante per l’intero nostro Ospedale, che già sta vivendo un momento difficilissimo, destinato in questo caso a trasformarsi in una struttura per cronici. Sentiamo che sta nascendo un nuovo comitato per la sanità casalese, dopo quello nato lo scorso autunno, che, in parte per la rassegnazione dei casalesi ormai abituati a perdere pezzi della città, in parte per errori dello stesso comitato, di cui sono stato tra i promotori, non ha raggiunto alcun risultato. Credo che siamo ormai all’ultima trincea e non saranno certo comitati di destra o di sinistra o i soliti rimpalli di responsabilità a poter reagire a questa catastrofe, ma solo la difesa compatta di tutti i cittadini, associazioni, partiti e amministrazione, uniti nella difesa del nostro ospedale, che assieme alla scuola rimane l’ultimo Servizio che fa di Casale Monferrato una città, e di una sanità pubblica che garantisca i dovuti livelli di qualità potrà avere qualche speranza di successo.

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