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Usanze, costumi e piatti del Natale: dall’Inghilterra all’Argentina le festività dei monferrini nel mondo

Paese che vai, usanza che trovi. E a Natale, la festa cristiana più attesa dell’anno, l’usanza investe soprattutto l’ambito culinario perché è da buongustai che si trascorrono le Festività. Ma cosa hanno cucinato e assaggiato i monferrini che vivono in vari paesi del mondo? 

Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro, residenti in luoghi dalle condizioni meteo differenti tanto da far spesso dimenticare l’immagine consueta della capanna al freddo e al gelo. Dal pesce alla carne bovina, dalle spezie ai frutti esotici, il viaggio fra un Monferrato gastronomico sparso fra tutti e cinque i continenti ha così inizio. 

Partiamo dall’Europa, il più vicino ai colli monferrini quanto a distanza, tradizioni e anche clima. Da ben oltre trent’anni lo chef moncalvese Giorgio Alessio cucina pietanze natalizie a Scarborough nel nord dell’Inghilterra. Ed è qui che il cuoco di origine aleramica ha lavorato a Natale nel suo ristorante Lanterna. Cosa ha preparato? Ad esempio un’inedita rana pescatrice al pepe rosa e succo di limone o l’aragosta alle pesche gialle e aceto balsamico... ma c’è stato anche ben più di uno spicchio di Monferrato sulle tavole del Lanterna grazie ai guanciali di bue con erbe e Barbera o un dolce assai curioso come la Torta di Gorgonzola, creata usando gelato, noci, mascarpone e briciole di amaretti. 

Sempre di Moncalvo è originario Alfonso Pepe che invece ci porta nella fredda Oslo, in Norvegia, dove vive da diversi anni e dove ha intenzione di consumare simboli tradizionali italici mescolando le sue radici del Sud (da cui arriva il polipo grigliato) e il suo vissuto monferrino (polenta e salsiccia) ma senza dimenticare il panettone e la casetta fatta di biscotti o “peppercake”, tipicità dei paesi del Nord. Dalla Scandinavia scendiamo in Spagna e precisamente a Valencia dove Marta Cipriano, dalle radici guazzolesi ma valenciana d’adozione, ha intenzione di scegliere fra piatti come la lubina, per chi ama il pesce, o il “guiso”, uno stufato normalmente di maiale o il “potaje” con i legumi. Lasciamo l’Europa e andiamo a trovare Lorenzo Vitali che, dopo aver lavorato in Monferrato, è da tempo insediato in Messico e ci parla del “Romerito”, ossia una pianta selvatica servita con la salsa “mole” a base di cacao e chili ma che contiene una ventina di ingredienti, il tutto con gamberetti e “nopales”, ovvero uno dei tanti tipi di cactus, di cui si mangiano le pale. Cosa bere? Due bevande tipiche per le feste sono l’Atole (una cioccolata calda con in aggiunta un po’ di pasta utilizzata per fare le tortillas) e il Ponche (macedonia di frutta bollita in acqua, una sorta di vino brulé o meglio acqua brulé). Dall’America Centrale all’Asia e più precisamente nelle Filippine dove il ventenne Daniele Chiabrera, originario di Castelletto Merli, vive conducendo un negozio di tipicità italiane nella città settentrionale di Tarlac. 

Qui ogni grande cerimonia (e quindi anche il Natale) porta in tavola il “lechon” ovvero una sorta di porchetta... ma sono graditi anche vini e taglieri di formaggi e salumi, leccornie monferrine che Daniele tratta nel negozio. Daniele riferisce di pasti molto lunghi per favorire l’aggregazione e la convivialità ma anche dell’usanza dello scambio dei regali attraverso la pesca casuale e la possibilità di sostituire regali con altri. Scendiamo sempre più e in Australia troviamo una “aussie” che ha a lungo vissuto in Monferrato. Katrina Lane innanzitutto tiene a precisare che Natale è sinonimo di vita all’aperto, nei giardini e sulle spiagge, essendo “climaticamente” estate.E dunque si va di pranzi freddi o del caratteristico barbecue ma non manca il tipico “Prosciutto di Natale” (Christmas Ham), il tutto condito dai match del seguitissimo sport del cricket. Piena estate anche in Argentina dove vive la Famiglia Cassone, trasferitasi dal Monferrato già nell’Ottocento e produttrice di vini a Mendoza, ai piedi delle Ande. 

Anche qui ha spadroneggiato la “comida fria” e – come riferisce Federico Cassone – non è mancato il “matambre arrollado” ovvero un pezzo di carne di manzo, vitello o maiale con un ripieno di peperone, verdure e uova. Il tutto con profumati vini bianchi o un “tinto” (rosso) fresco. Concludiamo il viaggio nell’Africa insulare e precisamente alle Seychelles, paese di cui è oriunda la monferrina Eugenia Porice. Lei oggi vive in realtà a Tonco ma resta una grande appassionata di cucina tradizionale delle isole dell’Oceano Indiano. Cosa si mangia dunque alle Seychelles a Natale? Il polipo con curry al latte di cocco, accompagnato da riso basmati, insalata di palmito e come dolce un “Ladod” misto con manioca, patate dolce e latte di cocco. 


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Silvio Morando

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