Classici, potenza di ragione: i filosofi Giovanni Reale e Massimo Cacciari al Balbo
di Chiara Cane
Oltre 140 studenti delle quarte dei licei dell’Istituto Balbo, mercoledì, hanno assistito, in religioso silenzio, alle lectio brevis di 90 minuti con «due dei più grandi interpreti del pensiero filosofico antico e moderno». Massimo Cacciari e Giovanni Reale, entrambi apprezzati filosofi ed accademici, sono stati gli ospiti dell’incontro-dibattito.
Una preziosa occasione per «sollecitare gli stimoli giusti, che sono un obbligo della scuola» ha osservato il preside Riccardo Calvo, «per la costruzione di un futuro possibile affinché i nostri giovani siano all’altezza di essere europei».
Partendo da una ferale notizia di cronaca in cui viene ricordato che, su 24 Paesi sviluppati, l’Italia è all’ultimo posto come istruzione, quindi «gli italiani vicini all’essere analfabeti» ha precisato Reale, corre l’obbligo di porsi delle domande, di capire quali siano le ragioni di questo declino (fino a qualche decennio fa, le scuole italiane erano giudicate modelli eccellenti da imitare).
«La scuola italiana è stata rovinata da una serie di pensieri di ministri mal consigliati da pedagogisti e psicologi» ha osservato lo stesso Reale, già saggio al ministero dell’Istruzione di Luigi Berlinguer, chiamato a dimostrare l’utilità dei temi umanistici, ovvero della cultura classica nella formazione dei giovani.
«Nel fare le riforme - ha aggiunto - bisogna pensare: che ci siano i mezzi pratici ed economici per attuarle; alla preparazione dei docenti ed agli eventuali effetti negativi che queste possono produrre. Le riforme devono essere immanenti all’essere possibile». L’analisi del tema dell’incontro “Il valore dello studio dei classici oggi”, ha così introdotto riflessioni e ragionamenti sul significato della formazione classica, quale presupposto indispensabile per una società libera, appassionata ed intraprendente, capace di superare le contingenze della crisi, nelle sue diverse forme ed espressioni. Richiamando una massima di Gòmez Dàvila, scrittore e moralista tra i massimi critici della modernità, Reale ha aggiunto «la rovina del mondo sarà la sazietà di uomini annoiati».
L’apatia scolastica, la noia e l’indifferenza sarebbero spesso il male dei giovani di oggi; di un popolo che «elegge chi lo droga e non chi lo cura».
Perché dunque occorrono i classici? Sono utili? «Il classico è ciò che si oppone etimologicamente alla moda» ha osservato Cacciari; «solo i classici danno gli strumenti fondamentali per liberarsi da ciò che domina il momento. Sono un’interrogazione continua, un insistere sulle domande fondamentali che non hanno trovato risposte. Il classico è l’autore che non dà risposte, ma stimoli per pensare; sono montagne di paradossi e non di cose consolidate; sono quelli che hanno innovato, rivoluzionato, scassato le abitudini ed i linguaggi, che creano uomini fatti di contenuti e non solo di numeri».
Ragionamenti proposti con forza sferzante, capaci di catturare l’attenzione, sollecitare le curiosità dei giovani e stimolare il movimento dei pensieri e delle idee. I classici dunque, componenti fondamentali per reagire perché, «insegnano ad osare tutto, stimolando critiche continue e rivoluzioni, sono l’avanguardia e l’eterno».
Secondo Cacciari la formazione in senso enciclopedico e buono viene dai licei dove la scuola deve essere un esercizio di libertà ed i classici gli strumenti critici ed essenziali per perseguirla. «Perché - ha concluso - i classici formano professionisti appassionati e non sedentari. I grandi Paesi funzionano là dove sono costituiti da humus culturale e non da sommatorie di occupati. Quindi la scuola non deve ridursi all’apprendimento di solo quello che ora deve valere. Solo così potrà essere utile socialmente ed economicamente». Riflessioni dunque dalla forza profetica, quasi terapeutica secondo la personale esperienza del filosofo veneziano che ha così concluso: «Come potrei oppormi alle volgarità di questo presente? Da che punto di vista potrei criticarle se non avessi una cultura e formazione classica? Senza quello studio sarei disarmato».