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Sabato 2 aprile

I concerti della Natura: la "Settimana Vivaldiana" prendono il via da Mirabello

Presentazione del volume "Armonie della natura e umane passioni"

Dopo Occimiano, anche Mirabello diventa centro vivaldiano

Nella parrocchiale di San Vincenzo di Mirabello Monferrato, sabato 2 aprile alle 20.30 verrà ufficialmente inaugurata la Settimana Vivaldiana 2022, giunta alla settima edizione. Il primo evento sarà la presentazione del volume Armonie della natura e umane passioni. Antonio Vivaldi. Concerti, Sinfonie e sonate a programma” a cura di Roberto Allegro e Vittoria Aicardi Il “Vivaldi in Monferrato” sarà aperto dal concerto “Antonio Vivaldi.

I concerti della Natura”, con l’Orchestra da Camera Italiana “Antonio Vivaldi” e Direttore al cembalo, il Maestro Roberto Allegro. Dunque dopo il centro di Occimiano, la Settimana Vivaldiana trova un’altra importante sede a Mirabello Monferrato. La Settimana Vivaldiana Nazionale, ideata ed organizzata dall’Associazione Musicale “Antonio Vivaldi” in collaborazione con il Management Artistico Musicorner, giunta quest’anno alla settima edizione, è una manifestazione turistico-culturale di rilevanza internazionale che si svolge annualmente nel mese di maggio in Italia ed in Europa ed avente come “focus” principale la valorizzazione del grande patrimonio artistico-musicale legato alla figura del celebre musicista Antonio Vivaldi attraverso la pubblicazione di lavori di ricerca musicale e musicologica (ad oggi sono stati prodotti dalla scrivente Istituzione Musicale in collaborazione con l’Associazione Musicale “Antonio Vivaldi” presieduta dal M° Roberto Allegro, sei volumi “vivaldiani”) e l’organizzazione di conferenze, convegni, seminari e concerti.

L’iniziativa culturale-musicale, nata nell’anno 2016 con un primo concerto di gala nella magica cornice della “Sala della Chitarra” presso la Villa Contarini a Piazzola sul Brenta (Padova) ed un successivo evento artistico a Venezia nella storica ed esclusiva cornice della Sala della Musica dell’Ospedaletto, diventa ancora più significativamente importante se si ricorda che la prima ed anche, purtroppo unica, “settimana musicale” avente come “focus” Antonio Vivaldi fu realizzata nel lontano 1938 a Siena ad opera di grandi musicisti italiani del tempo quali Alfredo Casella e Gian Francesco Malipiero. Gli eventi artistici delle successive Edizioni hanno interessato storiche quanto importanti Sedi tra le quali spiccano il Teatro di Corte della Reggia di Caserta, la sede dell’Associazione degli Amici del loggione del teatro alla Scala ed il Coro delle monache della Chiesa di S. Maurizio a Milano, la Chiesa di S. Giovanni in Bragora (luogo dove è stato battezzato Vivaldi) e la Scuola Grande di S. Marco a Venezia.

Note di sala per il concerto di sabato 2 aprile
Non vi è dubbio che Antonio Vivaldi, Maestro de’ concerti, come fu definito dai contemporanei, abbia segnato un momento di svolta e di progresso nella storia della musica, dando una nuova impronta nello spirito e nella forma alla sua straordinaria produzione artistica, contrassegnata davvero da doti di estro e invenzione. 

Il Concerto in Sol magg. per Archi e Cembalo RV 151 detto “Alla rustica” appartiene al gruppo dei Concerti vivaldiani senza strumento solista, gran parte dei quali composta per fornire alle fanciulle dell'Ospedale della Pietà brani di facile esecuzione. Il titolo di questo concerto, destinato forse a essere eseguito in chiesa, sembra alludere alla relativamente sommaria costruzione formale del Concerto, basato su un inciso fondamentale più volte ripetuto e articolato nella successione di un tempo veloce, uno lento e di nuovo uno veloce tipica del Concerto da camera e dell'Ouverture all'italiana. 

Il concerto in re min. per Archi e Cembalo RV 129 “Madrigalesco” sviluppa nella scrittura musicale un gioco contrappuntistico caratteristico del madrigale vocale cinquecentesco 

Di stampo nettamente virtuosistico, il Concerto in Do magg. per Ottavino, Archi e Cembalo RV 443 attesta quanto Vivaldi considerasse questo piccolo strumento meritevole “d'una dignità pari a quella di un flauto, se non addirittura a quella di un violino”. La breve frase introduttiva dell'Allegro dà senza indugi l'avvio a difficili fioriture che ininterrottamente arricchiscono il tessuto musicale. Si impongono all'attenzione continue scalette ascendenti e discendenti, rinnovate con frequenza reiterata e sempre più pronunciata, mentre assumono una spiccata evidenza trilli e terzine in progressione armonica. Anche nel secondo movimento, Largo, i passaggi virtuosistici del solista continuano a dominare l'incedere musicale. Risulta assai interessante ascoltare poi un'ampia sezione durante la quale lo strumento solista ha largo spazio per sfruttare tutte le proprie attitudini espressive. Nella rapidità dell'ultimo movimento, Allegro molto, si esalta la brillantezza degli atteggiamenti di quest'opera, sempre più incline a privilegiare il virtuosismo del solista, al quale anche la scrittura orchestrale, notevolmente semplificata, concede la massima evidenza all'insistita gamma degli effetti di bravura.

Per violino “in tromba marina”, invece si intende una particolare tipologia di violino montato con solo tre corde (accordate sol, re e la e senza il cantino) e che impiega un tipo speciale di ponticello. Quest’ultimo, non è fissato ad un'estremità e quindi, vibrando liberamente, produce un suono particolare di sfregamento o tintinnio. Attraverso un inventario del 1782, è noto che la Pietà possedesse almeno una coppia di strumenti montati in tale modo, ma nessun esemplare di tali strumenti, purtroppo, risulta essere sopravvissuto fino ad oggi. Antonio Vivaldi ha realizzato in totale sette composizioni che impiegano questa tipologia di violino: tre concerti per violino “in tromba marina” (usualmente denominato violino in tromba), archi e basso continuo (RV 221, RV 311 e RV 313); inoltre, ha inserito una coppia di tali strumenti nei concerti con molti istrumenti RV 555 e RV 558 oltre che in alcuni movimenti del Regina caeli RV 615 (incompleto) e del Nisi Dominus RV 803. 

Il concerto RV 460 per Oboe, Archi e Cembalo, corrispondente al concerto n° 6 dell’'opera XI è la trascrizione, compiuta dallo stesso Vivaldi, del “Concerto” per violino op. IX n. 3 (La Cetra). Il lavoro inizia con un Allegro caratterizzato dalla reiterata ripresa di un appassionato inciso melodico, alternato, subito dopo, alle consuete dinamizzazioni del disegno ritmico. Il movimento mediano è rappresentato da un Largo che apre con una lenta scansione dell'accompagnamento, scansione sulla quale si dispone, dopo poche battute, l'espressiva cantabilità della parte solistica (anche qui alternata alla scorrevole mobilità di diverse fioriture melodiche).Il movimento finale, Allegro, attacca con foga impetuosa sopra un danzante inciso ritmico. L'esordio, a piena orchestra, si alleggerisce poi per concedere al solista una serie di fantasiose divagazioni, periodicamente interrotte dall'irruente incedere della piena orchestra.

Leggibile in chiave esotica è invece il concerto in Si bemolle magg. “Il Conca” risalente al soggiorno di Vivaldi in Boemia fra il 1730 ed il 1731. Qui il compositore aveva visto uno strumento popolare a fiato, detto Wettertrompete, costituito da una conchiglia di mare con imboccatura di stagno capace di produrre un intervallo di ottava e ritenuta in grado di calmare o provocare tempeste: questa conchiglia è appunto la Conca. Conoscendo i rapporti del veneziano con l’aristocrazia austro-ceca, non si può escludere che egli sia stato incaricato di immortalare lo strumento attraverso una scrittura immaginativa che suggerisce gli unisoni a mò di tromba ed il tremolo che evoca la tempesta.

La Suonata à quattro in Mi bemolle magg. per due Violini, Viola e basso continuo “Al Santo Sepolcro” RV 130, composta in occasione delle solenni celebrazioni per la Settimana Santa come la gemella ed omonima Sinfonia in si minore per archi RV 169, è impostata su due movimenti (Adagio molto-Allegro ma poco) e la tonalità d’impianto ne determina un’atmosfera ed un pathos particolari. L’impianto tonale della composizione e la scrittura musicale che evita ad arte ritardi ed ardite dissonanze contribuisce in modo importante a smorzare la drammaticità della scena descritta ed introduce, attraverso un tema di atmosfera quasi pastorale e natalizia (Adagio molto), una luce di evangelica speranza e redenzione nel mistero e nella tragedia della Passione e della morte del Cristo. Il secondo movimento (Allegro ma poco), breve ed in stile fugato, conferma la serena atmosfera della prima parte della composizione ed attraverso un radioso e luminoso tema trasforma il dramma del Calvario in un’accorata preghiera di ringraziamento: Cristo con la Passione ha conosciuto il tormento della morte per donarci, attraverso la Resurrezione, la vita eterna.

Il Concerto in Fa magg. per Flauto, Oboe, Archi e Cembalo RV 570, soprannominato la “Tempesta di Mare” dallo stesso autore, è interessante soprattutto nel primo e nell’ultimo tempo in cui il ritmo concitato vuole evocare un paesaggio marino non proprio tranquillo, intramezzato da un canto più disteso su un vento di bonaccia. Anche qui Vivaldi dispiega a piene mani la sua felicità inventiva nell’omogeneo rapporto fra i “soli” e i “tutti”, secondo le regole di un concertismo che avrebbe avuto molti seguaci nell’Europa musicale.


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