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Oltreponte

Ex Gaiero: quale destinazione per l'insediamento industriale?

Il futuro dell'area produttiva dopo la parentesi della fusione nucleare

Che ne sarà della grande area produttiva dell’ex Gaiero di Oltreponte chiusa da tempo? Un paio di anni fa era finita sotto i riflettori perché individuata ad ospitare un importante centro di ricerca sulla fusione nucleare (progetto Dtt Divertor Totamak Test facility), processo finalizzato a produrre grandi quantitativi di energia «pulita» a basso costo con l’ENEA ma, dopo discussioni, proposte, candidature, tutto è svanito in una bolla di sapone. Una chance unica, irripetibile, una scommessa con sviluppi positivi in termini di investimenti e posti di lavoro persa per un territorio, quello casalese, alle prese con il riscatto dopo l’annosa e drammatica parentesi ambientale legata all’amianto.

Qualora fosse andato in porto, il progetto incentrato sulla fusione nucleare avrebbe dato occupazione a 270 addetti per la costruzione del centro, spalmata in cinque anni, e di altri 500 per l’attività di sperimentazione. Con ulteriori altri posti di lavoro - tra 350 e 750 - nell’indotto terziario. E invece l’ENEA, dopo l’annuncio in Regione, cambiò idea. L’insediamento industriale è di proprietà della famiglia Biginelli che fa anche capo alla Delta-ti Impianti Spa di Rivoli, un’importante società di E.P.C. italiana, specializzata nella progettazione, sviluppo e realizzazione di grandi impianti tecnologici, energetici ed infrastrutture.

La famiglia è monferrina, originaria di Casale. Il capo scuola Demisto Biginelli, lasciate alle spalle le esperienze belliche del primo conflitto mondiale, al quale prese parte in qualità di aviatore nella squadriglia ‘La Serenissima’, decise di trasferirsi da Casale Monferrato in Francia: prima a Lione, poi a Nizza, dove, nel 1925, si qualificò come montatore di impianti per il riscaldamento. L’impianto, chiuso nel 2008, fu acquisito dal fallimento, dopo alcune aste andate deserte.

Adesso l’obiettivo è quello di riconvertire l’ex stabilimento della Gaiero, in via Caduti sul Lavoro, per ridare nuova linfa al tessuto economico-produttivo della città. L’area si presta tutta avendo una superficie fondiaria lorda di 83.604 metri quadrati, una copertura totale di 43.633 circa, un’area produttiva di 72.234, un’area uffici di 560, un magazzino di 42.608, un’area mensa - servizi di 465, aree esterne pertinenziali di 12.300, un’area stoccaggio rifiuti industriali di 300 e 50 posti auto 50 scoperti. Uno spazio produttivo unico nella zona.

Spiega Giorgio Biginelli: «Si tratta di un piccolo patrimonio della città per il quale occorre trovare una destinazione e riconvertire questa immensa superficie. L’occasione persa, mi riferisco alla mancata attivazione del centro di ricerca per la fusione fredda, è stata davvero grande. C’erano tutti i crismi giusti, erano state eseguite tutte le verifiche ambientali attraverso sondaggi tecnologici. Una grande opportunità che la città ha perso».

Biginelli lancia un messaggio: «Serve uno sforzo congiunto da parte dell’Amministrazione, attraverso un lavoro sinergico con l’Università, l’Unione Industriale, la Camera di Commercio per poter realizzare qualcosa di valido. Il pubblico deve fornire gli indirizzi da seguire. Aver perso la sfida per la fusione nucleare è stato un grande rammarico: aver gettato alle ortiche un qualcosa che avrebbe potuto portare a qualcosa di grande con la creazione di una filiera che avrebbe coinvolto ristorazione, trasporti, commercio». Il dado è tratto: tocca adesso all’Amministrazione Riboldi cercare di trovare una soluzione. Alcuni tentativi sono stati abbozzati, ma non sono andati a buon fine.

 

 




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