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Nucleare

Il reattore della centrale di Trino ora è pronto per essere smontato

Mille visitatori all’Open Gate di Sogin presso la centrale “Enrico Fermi”

Un migliaio di visitatori nello scorso fine settimana hanno partecipato alla terza edizione dell’Open Gate presso la centrale “Enrico Fermi” di Trino. L’iniziativa di Sogin ha permesso di conoscere più da vicino le modalità e le tecnologie adottate nello smantellamento delle centrali nucleari italiane. «Sono giornate importanti per noi di Sogin (la forza lavoro nella centrale trinese è di 64 unità ndr), un’opportunità importante dover fare vedere quello che facciamo, in piena trasparenza, al servizio della collettività» ha spiegato l’ing. Davide Galli, direttore della centrale.

La “Enrico Fermi” di Trino, durante il suo esercizio – dal 1964 al 1987 – raggiunse il record mondiale di funzionamento a piena potenza, producendo 26 miliardi di kw/h. Dal 1999 Sogin è alle prese con lo smantellamento dell’impianto che dovrebbe concludersi nel 2030 con la restituzione alla comunità di un grande prato verde libero da ogni vincolo radioattivo. «Un percorso molto lungo e complesso – ha spiegato Galli – basti pensare che solo per la rimozione dell’amianto, stiamo parlando del secondo intervento di bonifica più importante dopo quello dell’Eternit di Casale Monferrato, ci vogliono alcune decine di milioni di euro».

In autunno si dovrebbe finalmente iniziare con lo smantellamento del vessel, il contenitore cilindrico a pressione dove si svolge la fissione nucleare, il cuore della centrale, che era stato chiuso nel 1992. «Si tratta certamente dell’intervento più complesso e delicato del decommissioning - ha spiegato Galli – una sfida tecnologica delicata ma al tempo stesso molto stimolante».

Nel settembre 2015 c’è stato l’ultimo trasferimento del combustibile irraggiato (nel complesso 47 elementi) verso i centri di riprocessamento in Francia e Inghilterra. Tornerà in Italia solo dopo che sarà individuato il Deposito Unico Nazionale per ospitare le scorie radioattive. Anche qui l’iter procedurale per la Cnapi - la carta nazionale dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito - è in continua evoluzione: da fonti ministeriali ci potrebbero ancora volere 6-9 mesi.

«Tutto il lavoro svolto negli impianti gestiti da Sogin potrà arrivare al suo risultato ottimale solo una volta che ci sarà il Deposito Unico - ha commentato Alessandro Portinaro nelle sue visti di consigliere nel Cda di Sogin - una scelta che deve arrivare al più presto e che serve al sistema Italia in generale, che potrà vantare di avere tecniche raffinate da mettere sul mercato. In Sogin ci sono competenze di altissimo livello». Nel frattempo i rifiuti a bassa intensità sono stoccati in due depositi temporanei all’interno della stessa “Fermi”, uno da 6500 e l’altro da 4300 metri cubi.

Al termine dello smantellamento la centrale di Trino avrà prodotto 214mila tonnellate di rifiuti. «Di questi ne finiranno nel Deposito solo 2mila tonnellate come materiale radioattivo, mentre il resto verrà riciclato come materiale convenzionale, a seguito di operazioni di cosiddetta “economia circolare” che ci vedono impegnati su più fronti, a tutela della sicurezza dei nostri lavoratori, dell’intera popolazione e dell’ambiente» ha concluso Galli.


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Marco Imarisio

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