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  • 18 novembre 2010
  • Casale Monferrato

Morte ai luch, un programma ambizioso.... Pavese: meglio carogna che imbecille - Il povero allocco

“Mio generale, morte ai cretini!” disse un seguace di De Gaulle. Si sentì rispondere dal generale: “Caro amico: il suo programma è troppo ambizioso”. Il termine luch è usatissimo e diffuso in tutta la penisola,assai più di quanto immaginassi all’inizio della mia ricerca sul tema. Significa, com’è noto, soprattutto “cretino, stupido, scemo, sciocco, tonto, imbecille”; ma, secondo Carlo Emilio Gadda (L’Adalgisa n.8), nel dialetto milanese lòkk vuol dire “balordo, stordito, avventato; poi anche bravaccio : e oggi teppista e, più, malvivente”. Per il grande scrittore con la passione per le etimologie il termine deriverebbe “dallo spagnolo «loco» = pazzo e anche sventato. Luch indica anche l’allocco (strix aluco), vocabolo che viene dal latino “ulucus”. Della Sala Spada (Proverbi monferrini, 1901 p.61) registra il proverbio “La neuc l’è facia par j’oloch. La notte è fatta per gli allocchi” L’allocco si dice anche c-luch (Alessandro Allemano, Penango; Mario Cravino, Frassinello ), ciuch (Luciano Ravizza, Castell’Alfero), ocu (prof.ssa Annalaura Burlando, Genova). Il prof. Giancarlo Boccotti dalla Padania Orientale mi comunica: “allocco in friulano si dice alòch in senso proprio e figurato; in Veneto aloco e loco”. Teresio Malpassuto mi rifila una serie di denominazioni piemontesi di allocco: “: ciüss, suitun, süitun, uruch, uluch, luch, luluch, lulup, diavlot, gianavel, cravé. Come vedi, il termine luch appartiene all'allocco già in piemontese.” Il prof. Remo Rapetti mi scrive che, secondo Renzo Torti, allocco in vogherese si dice urluch, da cui deriverebbe luch, più usato nell'accezione di stupido.” Anche a Morano l’uccello si dice luch -segnalazione di Aldo Timossi - “ da non confondere con la cugina civetta "suetta". Purtroppo, mentre qualche civetta ancora gironzola, il luch è merce rara: quindi nel parlare di ogni giorno si può sentir dire della "suetta" ma non del "luch"!). Ho esteso la mia ricerca in Toscana e ho trovato il vocabolo locco. Interpellato da me (che conoscevo il diffuso “bischero”) il prof. Meris Mezzedimi, di Colle di Val d’Elsa (Siena), disquisisce: “Il termine 'locco' esiste in Toscana, e lo si adopra anche oggi, anche se mi sembra che prima fosse molto più usato. Ha il senso di sciocco, stupido ."Tizio è un locco"; oppure: "È un po’ locco", nel senso che non è tanto sveglio, pronto d'intelligenza. Ricordo che quando io ero piccolo, e ne combinavo qualcuna delle mie, oppure cadevo e mi "scorticavo" un ginocchio e mi mettevo a piangere, mi veniva detto dalle donne di una certa età: 'Non piangere, locchino, non è nulla'". Commenta il prof. Marco Barsacchi: “Sì, era un epiteto piuttosto comune, con quel senso che Mezzedimi ti dice, ma adesso è piuttosto in disuso, probabilmente sopravvive solo nel linguaggio dei vecchi. È possibile che avesse anche una diffusione 'locale', non identica in tutta la Toscana. Nell'area pisana, dove sono nato, era diffuso, e a quanto pare anche nel senese. Ma, per esempio, non l'ho mai sentito usare dai fiorentini, o a Firenze” La prof.ssa Anna Cafissi dal canto suo aggiunge: “Il termine locco è poco usato, almeno a Firenze, ma mi pare di ricordare che lo usasse mia nonna”. Abbiamo visto che Gadda propone una derivazione dallo spagnolo “loco” ,che vuol dire “pazzo”, come del resto anche nell’italiano antico locco. I due significati di luch, imbecille e matto, sono strettamente legati. Cesare Pavese (Il mestiere di vivere, 28 novembre 1937) annota lucidamente: “La grande, la tremenda ironia della vita è che in qualunque momento possiamo essere sciocchi. Tutti temono ciò: si preferisce essere carogne che imbecilli. Vecchia canzone. La ragione è che ogni imbecille è anche carogna e non viceversa. È concepibile una saggia carogna. Esiste invece un imbecille buono? Nell’attimo forse, ma l’annata, la vita dell’imbecille conta sempre delle carognate, perché l’insipienza porta in situazioni da cui non s’esce che violando le regole del gioco sociale.” L’allocco era collegato nel Medioevo ai riti delle streghe, come dice Shakeaspeare (Macbeth IV 1. 17):Una caverna. Nel mezzo una caldaia in cui bollono gli ingredienti del filtro di potente malia. Tuona. Entrano le streghe. Seconda Strega-: “piè di lucertola e ala d’allocco” (lizard’s leg, and howlet’s wing, dove, come sottolinea Gavin Williams, “howlet è la forma diminutiva di howle, e howle è una forma arcaica e poetica per owl, che è l'allocco.”). L’origine del termine luch, così diffuso, purtroppo, si perde nella notte dei tempi, come dirò in un prossimo articolo. Olimpio Musso Disegno. interpretazione di un allocco (a sinistra) un po' medievale e un po inglese (influsso shakespeariano?) da parte di Laura Rossi

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