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  • 10 febbraio 2021
  • Sala Monferrato

Intervista

Carlos Maria Alsina: un drammaturgo argentino in Valle Ghenza

Arriva da San Miguel de Tucumán

Già il nome è di quelli perfetti per il frontespizio di storie che mescolano passioni, rivoluzioni e fantasia: Carlos Maria Alsina. Mettici anche il luogo di nascita: San Miguel de Tucumán, Argentina, e un’intervista dove spiega come “Covid sia una conseguenza indesiderata del capitalismo”. Cominciate a sentirlo anche voi questo travolgente vento di Latinoamerica? No, il ballo non c’entra, sono piuttosto letture giovanili che adesso si concretizzano in questa voce profonda dall’accento castigliano e fanno venire voglia di attraversare in motocicletta l’America del Sud prima di conquistare Cuba.

In realtà più che una suggestione letteraria dovrei provare soggezione di fronte al personaggio: Carlos Maria Alsina è autore di 61 testi teatrali rappresentati in tutto il mondo. Solo l’elenco dei premi che ha ricevuto riempirebbe l’intero articolo. Ma mi sta parlando da Sala Monferrato e quindi per rompere il ghiaccio la prima domanda è scontata: come ci è arrivato un drammaturgo argentino in valle Ghenza?

“Mia moglie è Italiana di Alessandria, la giornalista Cristiana Zanetto - spiega - a maggio abbiamo visto l’annuncio per una casa in affitto a Sala e il 18 ottobre ci siamo trasferiti, ci è sembrata una buona idea di questi tempi”. Considerando che il mese scorso abbiamo parlato con una scrittrice cosmopolita scioccata dal silenzio della Val Cerrina siamo curiosi di sapere com’è andata. Ci rassicura con una frase che lo candida a diventare Monferrino ad honorem “Essere qui è una coccola della vita, siamo veramente felici, le persone di questo posto sono sempre disponibili e gentili. La sola cosa che mi spiace e che non posso bere vino”. Ma gli Argentini non sono anche sentimentali? Non le manca mai l’asado, il mate, il tango… “A Tucumàn), nel Nord Ovest abbiamo gusti più latino-americani rispetto a Buenos Aires. Però non perdo le mie origini, di solito riesco a tornare una volta all’anno, ma nel 2020 la pandemia me lo ha impedito”.

Cosa fa un drammaturgo autore di circa 60 opere durante il lockdown? Semplice, aumenta il numero. “La pandemia mi è servita per scrivere quattro testi, uno in particolare è ispirato a quanto abbiamo vissuto. Si intitola ‘Visita in tempi di Peste’, ha già vinto un premio in Argentina e spero di poterlo portare presto anche in Italia. E un lavoro comico, ma contiene un messaggio più profondo perché penso che un autore debba sempre raccontare il suo punto di vista. In ‘Visita…’ c’è una riflessione sulle cause del Covid19, che se non saranno risolte un giorno ci porteranno ad affrontare il Covid24 o qualche altra peggiore malattia”. L’argomento mi incuriosisce e Alsina continua volentieri: “Il Covid non è un problema sanitario emerso in modo spontaneo, è la naturale conseguenza di un sistema capitalistico che ha sfruttato la natura oltre ogni limite, portando l’uomo a invadere spazi che non gli competono pur di ricavarne profitto. Non a caso sarà l’occasione per un’ulteriore concentrazione di ricchezza nel mondo”.

Il catalogo in divenire di Alsina prevede anche un viaggio a ritroso nella storia: “Durante il primo lockdown ho scritto un testo che si chiama ‘La sfida delle tre sorelle’. Parla di Gabriella, Debora e Serena Seidenfeld, legate a personaggi del primo PCI come Tresso, Leonetti e Ravazzoli. Sono molto interessato alle vicende della sinistra italiana degli anni ‘30” Sull’onda di questo mi viene in mente il concetto marxista di ‘arte per educare il popolo’, ma ho preso una cantonata. “No penso che l’arte debba essere anarchica, l’artista deve sentirsi libero da canoni estetici prestabiliti dal potere e comunque la gente deve andare a teatro per divertirsi”. Già, ma come fare quando i teatri chiudono per un anno? “Mancano anche a me, per fortuna ho la scrittura e spero di riprendere presto con la regia e con i seminari a Milano e Roma”. Ma intanto che si aspetta la riapertura delle sale perché non progettare qualcosa per Sala: ”Ho trovato un’amministrazione comunale molto sensibile ai temi culturali e mi sembra che il Monferrato si presti ad essere uno scenario perfetto anche per il teatro”. E non è l’unica traccia latino-americana che questo amabile signore argentino potrebbe disseminare per la Valle Ghenza. “Abbiamo adottato un gatto, ci è arrivato in casa nei giorni in cui è mancato Maradona, lo abbiamo chiamato Diego”.

Carlos Maria Alsina è autore teatrale, regista, docente e attore. Nato a San Miguel de Tucumán, Argentina, è autore di 61 testi teatrali rappresentati in America Latina, Stati Uniti ed Europa e raccolti in 13 libri. Ha firmato la regia di 93 opere in diverse parti del mondo. Nel 2018 il suo “Aspettando il lunedì” ha vinto due premi al Festival di New York. Tra gli altri riconoscimenti il Miami festival “Art spoken” per l’opera “Dall’impalcatura”; il Casa de las Américas, a Cuba per “Il sogno immobile” e due premi del Fondo Nacional de las Artes in Argentina. Nel 2015 ha pubblicato “Il metodo delle azioni fisiche” Teoria e pratica di un approccio alla recitazione che parte dall'ultimo Stanislavskij” e nel 2021 pubblicherà sempre per la Dino Audino Editore “Azioni fisiche e generi teatrali”. Ha sceneggiato e diretto il lungometraggio “Fra le fessure del vento”. E’docente di recitazione in Europa e America Latina. E’ attualmente direttore del Teatro Indipendente “El Pulmón” di Tucumán ed è autore del romanzo “La Guerra del Nino Dios”.


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