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Lunedì la 19ª udienza. Al processo col lutto al braccio. Si parlerà del Ronzone. E dall'archivio del Monferrato spunta un altro servizio importante sul prete operaio Bernardino Zanella che nel 1976 denunciava il rischio mesotelioma

Lunedì i cittadini casalesi che prenderanno parte all’udienza - la diciannovesima - del processo Eternit in corso a Torino, saranno invitati dal Comitato vertenza amianto a indossare una fascia nera in segno di lutto per la morte di Luisa Minazzi, uccisa dal mesotelioma. Una scelta per manifestare compostamente ma con forza il dolore e l’aspettativa di giustizia di una intera comunità, di decine di migliaia di persone esposte al rischio amianto a causa delle lavorazioni dell’Eternit proseguite per 80 anni a Casale senza che venissero prese le precauzioni necessarie per evitare di esporre i lavoratori e di inquinare l’ambiente. E tutto ciò nonostante si sapesse con certezza e universamente da metà degli anni Sessanta che l’amianto era cancerogeno e provocava - come provoca tuttora - malattie incurabili. Ancora due udienze Ancora due le date calendarizate dal Tribunale prima della pausa estiva, il 12 - appunto - e poi il 19 luglio. Lunedì tra i testimoni chiamati a spiegare cosa succedesse al Ronzone, nel quartiere dove operava l’Eternit e alcune industrie del cemento vi sarà anche Gianni Turino, collaboratore del nostro giornale, pregiato affabulatore, che al Ronzone c’è nato e cresciuto e che ha anche trattato l’argomento in un capitolo del libro Eravamo tutti ricchi di sogni pubblicato dalla nostra editrice. Il Ronzone bianco per la polvere che si vedeva, ma anche saturo della fibra killer, che invece non si vedeva. Un velo che copriva ogni cosa e anche la vita. Turino racconterà ricordi che - al Ronzone ma non solo - sono un patrimonio comune. Dove i pomodori erano grigi Anche e forse soprattutto chi giungeva da fuori Casale o da altri quartieri restava infatti colpito dal grigiore del Ronzone. Marco Raiteri, agricoltore di Frassinello, ricorda che andava di tanto in tanto a trovare i parenti che abitavano non al Ronzone ma a Salita S.Anna, sul versante che si affacciava sul Po: «Non ho mai visto i pomodori del loro orto diventare rossi. Erano grigi...». E Angela Ponsi ricorda come quando andava al Ronzone ospite in casa del fidanzato, nonostante la sua futura suocera fosse «quasi maniacale nella pulizia della casa, tenesse le finestre sempre chiuse e passasse lo straccio quasi in continuazione, ci fosse sempre un velo di polvere sui mobili». Intanto dall’archivio del «Monferrato» spunta un altro importante documento, relativo alle trattative sindacali in corso nel 1976. Nel consiglio di fabbrica c’era Luigi Antoniani, sentito nell’ultima udienza ma c’era anche Bernardino Zanella che ne era il presidente. Claudio Debetto ne ricorda brevemente la storia. Bernardino Zanella giunse in Monferrato con altri tre frati dell’Ordine dei Servi di Maria, anche detti Serviti (Ordo Servorum Beatae Virginis Mariae) un ordine mendicante della Chiesa cattolica che venne fondato a Firenze nel Medioevo. Favorevole al divorzio «Provenivano da Isola Vicentina da dove il Vescovo li aveva cacciati perché si erano apertamente dichiarati favorevoli al divorzio. Furono accolti nella diocesi casalese e alloggiavano a Torcello. Due di loro trovarono lavoro come contadini, uno come infermiere mentre Zanella invece scelse di andare a lavorare all’Eternit dove si impegnò subito nella battaglie sindacali», racconta Debetto che lo conobbe proprio perché all’epoca era anch’egli impegnato nel sindacato e Zanella si era rivolto inizialmente a lui proprio per cercare un lavoro. Zanella era colto, dirigeva la rivista dell’ordine, Servitium, intellettualmente indipendente, culturalmente preparato e mise pubblicamente in crisi più volte i vertici di Eternit. E sfogliando gli arretrati del giornale si coglie in pieno la sua «caratura». Nel luglio del 1976, lo stesso anno in cui Eternit licenzia in tronco Mauro Patrucco perché protesta per la polvere, firma un rapporto del consiglio di fabbrica in cui sottolinea il nesso fra amianto e mesotelioma. «Una media di un morto al mese da gennaio a oggi è un grave dato che può far comprendere come si ponga il problema della salute». Zanella proseguiva sottolinendo che l’amianto - soprattutto quello blu - è causa di tumore del polmone e mesotelioma. L’amianto blu con il badile Ma il servizio, a firma di Luigi Angelino, sottolineava anche un altro fatto gravissimo, e cioè che il sistema automatico di caricamento della crocidolite «non ha mai funzionato a dovere e si è nel frattempo tornati alle origini con gli operai che alimentano le macchine con il badile». Nel pezzo si ancenna poi persino a un isolotto creatosi in Po per gli scarichi Eternit. E nell’intervista alla controparte il direttore dello stabilimento Reposo negava che vi fosse inquinamento, sostenendo che la vasche di decantazione erano state realizzate per «abbattere una certa alcalinità» e che presso gli scarichi Eternit si pescavano «i pesci più grossi». Chissà se si riusciva anche a cuocerli oppure «resistevano» al calore?, viene da domandarsi con amara ironia. Questo Reposo non lo diceva. Però gli operai già allora negli striscioni scrivevano: «Si lavora per vivere, non per morire».

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Monica Quirino

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