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Un ulivo "della legalità" e della pace per ricordare Falcone e Borsellino

«Quando passerete di qui e guarderete questa targa non dovete pensare ''poveretti''; ve lo proibisco. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due martiri della democrazia e non della lotta alla mafia. Giovanni mi diceva esattamente questo, che era in gioco la democrazia del nostro Paese. Perché la mafia non è solo quella armata, ma una convergenza di interessi che ancora non abbiamo scoperto e che sta dietro questa come dietro le altre stragi della nostra pur giovane democrazia, a partire da Piazza Fontana». Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci 15 anni fa, ha preso parte venerdì mattina, 12 ottobre, alla cerimonia per la intitolazione dei giardini di viale Montebello ai due magistrati palermitani uccisi dalla Mafia nel 1992. Cerimonia che si è concretizzata con la posa di una targa e con la messa a dimora di un «albero della legalità», un ulivo del Monferrato - ha sottolineato il sindaco di Casale Paolo Mascarino - «che diventerà fulcro dei giardini presto oggetto di un intervento di riqualificazione». Alla cerimonia ha preso parte una rappresentanza delle scuole casalesi, dalle materne alle superiori, perché – ha sottolineato il preside dei licei Gianni Abbatte – le scuole casalesi da tempo lavorano su questi temi, così come sul revisionismo. «Anche questa è stata una strage, un olocausto contro i due giudici», ha detto Abbate sottolineando che il lavoro della scuola è mirato a «generare nei giovani anticorpi contro realtà che sono sempre comunque un pericolo: ogni volta che diciamo di no a un sopruso, a una ingiustizia, a un atto di bullismo a scuola, ogni volta che proteggete un debole voi combattete per Falcone e Borsellino». A Maria Falcone, cui il destino ha imprevedibilmente riservato questo ruolo di testimone della vicenda del fratello e di Borsellino, la presidente della Consulta Femminile Titti Palazzetti ha consegnato una pergamena, per testimoniare la partecipazione alla sua lotta e al suo impegno per rendere più consapevoli i giovani e migliore il mondo, e gli allievi delle scuole hanno consegnato biglietti e disegni da appendere sull'albero della legalità a Palermo, accanto, ha detto la stessa Falcone, a un messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scritto nel 1992 dopo la strage di Cacaci e che Maria Falcone ha sempre conservato. La sorella del magistrato palermitano ha ricordato la lucidità e la consapevolezza del fratello, impegnato nella lotta per la democrazia e cosciente che il rischio che correva era quello di pagare il prezzo più alto: «Ma a Buscetta, che prima di iniziare la propria collaborazione con la giustizia lo aveva avvisato che il suo conto con la mafia lo avrebbe saldato solo con la vita, mio fratello aveva detto: ''Vada avanti signor Buscetta, dopo di me ci saranno altri giudici''». Una strage su cui ancora oggi bisogna fare chiarezza, aveva evidenziato il sindaco di Casale Paolo Mascarino aprendo la cerimonia e alludendo a quel livello politico che anche lo stesso Buscetta aveva indicato come il vero mistero da intaccare, per vincere fino in fondo la lotta contro la mafia.

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Cesare Emanuel

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