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Commemorazione della Banda Tom: tra ricordo e contestazioni

La commemorazione della Banda Tom mai come quest’anno è stata carica di significato. La 67ª celebrazione dei 13 giovani fucilati in Cittadella il 15 gennaio del ‘45 è stata occasione solenne per una riflessione più ampia sulla città e lanciare messaggi di ordine etico-morale e sulle questione transazione- Eternit e dei giardini dell’ospedale intitolati a Ugo Cavallero. Domenica mattina, sono stati circa 250 i partecipanti alla cerimonia di commemorazione. Dopo la messa in Duomo, il corteo, in cui spiccavano le fasce tricolori dei sindaci monferrini, le penne nere degli alpini, i pennacchi dei bersaglieri e si stagliavano gli stendardi della città e delle tante associazioni, si è snodato per il centro per poi dirigersi verso il Teatro, sulle note della banda La Filarmonica di Occimiano, percorrendo la stessa via in cui, 67 anni fa, i partigiani furono trascinati, umiliati, legati tra loro con un fil di ferro, costretti a portare un dileggiante cartello con la scritta «Questi sono i leoni di Tom», prima di essere giustiziati. Tra i presenti in marcia incontriamo il partigiano Pippo (nome di battaglia), che con la Banda Tom aveva stretto amicizia proprio qualche giorno prima della cattura. «La Banda Tom - ricorda l’ottantasettenne - era venuta a Tonengo per prendere accordi con la Brigata Matteotti. Anche loro volevano diventare una brigata, e l’avrebbero fatto se non li avessero catturati. Con noi erano rimasti otto giorni. Poi, da Tonengo, sono tornati a piedi verso Casale». Presenti al Municipale tanti partecipanti, fra le autorità il primo cittadino di Casale Giorgio Demezzi, numerosi sindaci del territorio, il presidente della provincia Paolo Filippi, il capo di gabinetto della Questura di Alessandria Athos Vecchi. Ad accogliere il pubblico, con un intervento all’altezza della solennità, la presidente del Comitato Unitario Antifascista Annamaria Crosio. «Proviamo a guardare le cose dei loro tempi con i loro occhi: nati e cresciuti sotto una dittatura che mai avevano condiviso. Stavano affacciandosi alla vita, appena adolescenti o giovani lavoratori salariati. Avevano visto quanto capitò dall’8 settembre del 1943: lo sbando dell’esercito italiano, il rovesciamento delle alleanze, l’occupazione nazista, l’obbligo di arruolarsi nelle ormai famigerate e raffazzonate truppe della Repubblica di Salò, pena la deportazione come schiavi in Germania. Tom e gli altri trovarono il coraggio di dire no...». Il sindaco Giorgio Demezzi - contestato appena presa la parola in strascico alla polemica dell’offerta Schmidheiny - ha invitato a prendere esempio dal coraggio della Banda Tom per affrontare i periodi duri: «Il momento di forte difficoltà che oggi siamo chiamati a fronteggiare, anche e soprattutto per la congiuntura economica e occupazionale, ci impone di ricercare i punti di incontro a scapito di quelli che ci allontanano, essere attenti a chi ci sta accanto in modo che nessuno sia solo. Facciamo nostro il sentimento di unità e condivisione d’intenti che portò i ragazzi della Banda Tom a morire pur di non cedere al sopruso e alla prepotenza incondizionata dei regimi totalitari». Applauditissima l’oratrice ufficiale Sandra Ranghino, professoressa e presidente dell’Anpi provinciale di Vercelli. «Quella della Banda Tom è anche la storia di mio padre, anche lui partigiano. Fortunatamente lui è tornato, ma i giovani come loro, morti durante la resistenza, hanno dovuto rinunciare a costruire il futuro dell’Italia dopo la guerra. C’è chi vuole delegittimare la Resistenza, rappresentando i partigiani come gangster, come chi, per un pugno di voti, riabilita i nazifascisti. Bisogna fare opera di manutenzione della democrazia, ricordandoci che la violenza è dietro l’angolo. Ne sono prova il pogrom di Torino con l’incendio al campo rom, e l’episodio fiorentino dei due senegalesi uccisi da uno squilibrato che ha seguito gli insegnamenti di Casa Pound». La cerimonia si è conclusa in Cittadella, con la deposizione della corona d’alloro, da parte del sindaco, sul luogo della fucilazione della Banda Tom. Spalle al sindaco Demezzi Appena il sindaco prende la parola, una ventina di spettatori si alzano e escono dalla sala. Chi rimane, per tutta la durata dell’intervento del primo cittadino, resta voltato di spalle, mostrando la bandiera «Eternit Giustizia». Così alcuni cittadini casalesi hanno contestato il sindaco di Casale Giorgio Demezzi , domenica mattina in occasione della commemorazione della Banda Tom in Teatro. Non si è persa l’occasione per ricordare, assieme alle vittime del fascismo, i morti per amianto. L’hanno fatto idealmente un po’ tutti i partecipanti, applaudendo il discorso di Annamaria Crosio, presidente del Comitato Unitario Antifascista. «La nostra Costituzione sembra il libro dei sogni. Se non si fossero dimenticati gli articoli riguardanti il lavoro - ha affermato la Crosio - non piangeremmo tanti morti a causa dell’Eternit. Esistono crimini di guerra, come esistono crimini industriali. Nell’immaginario collettivo il delinquente è l’immigrato clandestino, il drogato, l’emarginato. Di fatto, gran parte degli immigrati sono persone oneste e di notevoli doti. È il sistema impresa che spesso presenta condizioni che inducono a violare le norme, a competere in modo aggressivo e spregiudicato, a dimenticare l’etica e persino il rispetto della vita altrui». L’oratrice ufficiale, Sandra Ranghino, che ha testimoniato solidarietà alla città per le vittime dell’amianto, ha ricevuto una bandiera «Eternit Giustizia» dall’Associazione Famigliari Vittime Amianto. Giardini Banda Tom “Giardini Banda Tom” è lo striscione esposto sui palchetti del Municipale, domenica mattina, durante le celebrazioni per la Banda Tom. Il messaggio dei giovani autori è chiaro e diretto al sindaco: rimuovere la targa in onore di Ugo Cavallero dai giardini dell’ospedale, e intitolarli alla Banda Tom. La protesta per la scelta di intitolare lo spazio pubblico al maresciallo fascista continua, portata avanti da Anpi e altre associazioni. Domenica mattina, in teatro, è stato allestito un presidio Anpi per la raccolta firme tra i casalesi, per chiedere di annullare l’intitolazione. La presidente del Comitato Unitario Antifascista, Annamaria Crosio, ha ricordato nel suo discorso la strage di civili compiuta in Etiopia da Cavallero per piegare la resistenza.

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