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A Teatro "Il giorno della civetta" di Sciascia con Sebastiano Somma e Orso Maria Guerrini

L’indagine poliziesca come metafora della Sicilia e la Sicilia come metafora dell’Italia, un teorema spiegato dalla voce dello stesso Sciascia nel finale di questo Il giorno della civetta che per due sere, domenica 18 e lunedì 19 dicembre, ha catturato l’attenzione degli spettatori al Teatro Municipale di Casale, con una buona presenza di pubblico. Ma forse non c’era bisogno di far intervenire la voce dello scrittore di Racalmuto, perché l’adattamento teatrale di Gaetano Aronica mira in ogni istante a rendere le parole di Sciascia di stretta attualità, per denunciare che le mafie sono in mezzo a noi e, quel che è peggio, spesso anche dentro di noi. Niente suggestioni cinematografiche (a parte una bella Morgana Forcella scapigliata come Claudia Cardinale), si va dritti al cuore del testo originale. Però se nei romanzi di Sciascia ci si appassiona alla vicenda “gialla” per scoprire, il più delle volte, che è un pretesto, qui l’indagine e il monologo d’autore viaggiano su binari un po’ più separati. Nella piccola stazione dei Carabinieri, che nella scena si apre occasionalmente sull’esterno, sfila un cast eccezionale che consente a tutti i personaggi di esprimere la filosofia di Sciascia. Orso Maria Guerrini, protagonista della rappresentazione di domenica (lunedì lo ha sostituito Paolo Gattini) ci mette quel pizzico di ironia che rende il suo Don Mariano un credibile cultore della sicilianità. Quella che si sforza di comprendere il coraggioso capitano Bellodi (un granitico Sebastiano Somma) che, con il suo brigadiere, incarna sulla scena la più classica delle coppie della letteratura poliziesca italiana (Sciascia influenza Camilleri, ma forse anche Camilleri influenza Sciascia). Ma è sopratutto il piccolo esercito di comprimari a rendere bene questa idea della Sicilia di Sascia, nella quale si possono raccontare mille storie con uno sguardo e una sola frase. Una nota di colore: nel ruolo dell’autista di autobus c’è Fabrizio Catalano, regista dello spettacolo e nipote di Sciascia.

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Federico Borgogni

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