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A Lu nel profondo infernot di Raffaldi

Arriviamo a Lu Monferrato dalla strada collinare di Mirabello. Prima tappa nella piazza Gherzi in un giorno di mercato. Parcheggio davanti all’ufficio postale e breve sosta davanti al grande tabellone “Per le vie di Lu” con le chiese e i luoghi di interesse artistico. Rendiamo onore al beato Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco. La lapide sulla casa, dove nacque nel 1856, è stata restaurata. Poi altra lapide che ricorda il generale Luigi Edoardo Gherzi, medaglia d’oro, trucidato dai tedeschi a Cefalonia il 22 settembre 1943 (era il vicecomandante della Divisione Acqui). La lapide venne inaugurata nella piazza omonima il 10 settembre 1994. Passiamo vicino alla chiesa e al museo di San Giacomo, il pensiero va a Leo Rota e Lorena Palmieri. Dopo mezzo secolo, il più noto quadro di Pier Francesco Guala “I Canonici di Lu” è tornato a casa (nel senso che è l'ospite d'onore del Museo, per molti anni era esposto a Casale). Percorrendo la via San Giacomo ecco un curioso portale con spiga e chicco di grano. Poco più avanti una magnifica vista panoramica dal vicolo Bello Sguardo. Nella parte alta del paese si intravede l’alta torre che ha fatto parte del gruppo di torri segnaletiche costruite all'inizio del XV secolo, oggi è inserita in un piccolo parco. Poi raggiungiamo la piazza dominata dalla chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Nuova. Fu costruita dopo la soppressione della collegiata di San Giovanni di Mediliano per volontà di papa Sisto IV nel 1479, probabilmente sull’antica chiesa di San Pietro, sui cui resti venne ricavata la cripta che conserva le spoglie di San Valerio, da secoli oggetto di devozione popolare nella festa solenne del 22 gennaio, condivisa con Occimiano. Il portale barocco è incastonato nella facciata in stile gotico, su cui si impone l’alto irregolare campanile. Un’occhiata al monumento ai Caduti abbracciato alla magnolia (oggetto dell’articolo pubblicato il 16 maggio nella rubrica “Le pietre raccontano”). Ed è proprio nella piazza dedicata al Santo patrono che siano diretti. Ci aspetta Pierluigi Raffaldi, antiquario, che ci accoglie davanti alla bella facciata decorata della sua abitazione. Appena entrati dal portone al numero civico 8, ci rendiamo subito conto di essere in una casa molto antica, con volte a crociera, soffitti a cassettoni e un pozzo profondo 60 metri. Scendiamo nella cantina dove si vedono le fondazioni della casa con archi a sesto acuto. Poi ancora più giù in un profondo infernot. “Un tempo era chiuso da un muro, ci dice Pierluigi Raffaldi, ho voluto demolirlo per vedere cosa c’era dietro. Ho trovato un lago azzurro di acqua sorgiva...”. Ride al nostro commento: “Per prendere il vino occorrevano le pinne!”. Ora l’infernot è perfettamente asciutto, illuminato e percorribile, è molto suggestivo e profondo. E’ scavato in una formazione molto particolare, con argilla e pietre di colore bruno e verdastro che richiamano il fondo marino. Sembra di fare un salto indietro nel tempo di qualche milione di anni quando il Monferrato emerse dal mare. Anche noi emergiamo dal sottosuolo per raggiungere attraverso una bella scala elicoidale la terrazza panoramica dove la vista spazia sulle ultime colline di San Salvatore e Castelletto Monferrato, per lasciare spazio alla pianura dominata dall’abitato della città di Alessandria. Usciamo con una bottiglia di vino rosato “Lu-ssuria” dell’azienda agricola Meda Marcello, a Cascina Dionigi di Lu Monferrato, che berremo alla salute del proprietario molto ospitale. Il nostro itinerario turistico si conclude davanti all’antico oratorio dei Disciplinanti dedicato a San Biagio, di cui ricordiamo una bella statua lignea seicentesca conservata nel locale museo di San Giacomo. Sul lato sinistro è presente un vicolo di struttura medievale, antico collegamento tra le mura difensive e il centro.

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Silvio Morando

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