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Viaggio d'autore a... Trino per i duecento anni della Banda e la figura del Maestro Palazzi

La banda musicale di Trino ha due secoli di vita. Fondata dal “maire” Domenico Fracassi nel giugno 1813 e posta sotto l’attenta guida dall’organista e maestro di cappella Bartolomeo Mocchia come parte integrante della Guardia nazionale, era l’indiscussa protagonista nelle festività prescritte da Napoleone e in occasione del passaggio di grandi personalità. Per non dimenticare l’evento gli instancabili Bruno Ferrarotti e Franco Crosio hanno dato alle stampe “L’origine e il divenire della Banda Musicale di Trino 1813 -2013…”, ventunesimo volume della collana di Studi Trinesi. Un’opera preziosa che ricostruisce con passione e ricchezza di dettagli l’importante ruolo svolto dall’antica formazione musicale nelle vicende storiche della comunità trinese. Come spesso succede nella ricerca, talvolta per caso, sovente per acume investigativo, si raggiungono pregevoli e impensabili risultati. E’ il caso di Eugenio Palazzi, “un cittadino trinese, direttore d’orchestra, violinista, organista, direttore di banda, maestro di canto gregoriano e polifonico che operò fuori dai confini locali”. Di umili origini, figlio del pescatore Michele e della contadina Caterina Zorgno, era nato a Trino il 16 agosto 1859. Avviato allo studio del pianoforte, del violino e dell’organo dal fratello maggiore don Giuseppe, maestro di cappella e valente organista per quarant’anni della collegiata di San Bartolomeo, il giovane Eugenio si iscrive al Conservatorio di Milano nel 1876 grazie ad un sussidio biennale della Confraternita del Santissimo Sacramento con questa motivazione: “portare a buon fine l’opera incominciata per non troncare la carriera del giovane Palazzi il quale d’altronde risulta essere studiosissimo e di condotta sotto ogni rapporto ineccepibile”. Allievo di Michele Saladino (contrappunto), Franco Faccio (fuga), Amilcare Ponchielli e Cesare Dominiceti (composizione), Polibio Fumagalli (organo) ebbe tra i suoi compagni di studio Giacomo Puccini e Pietro Mascagni. Non c’è quindi da stupirsi se le note di “Valore alpino, il cosiddetto Trentatrè”, l’inno composto per il battaglione Susa, cantato da tutti gli alpini durante la guerra e poi diventato la marcia d’ordinanza, sono state a lui attribuite da “La Provincia di Vercelli” del 23 aprile 1940 che così ricordava l’ottuagenario maestro di musica poco dopo la sua scomparsa. “Nella sua città natale, Trino, ben pochi lo conobbero, alcuni se ne accorsero della sua morte, nessuno quasi lo comprese. Eppure possedeva belle doti. Intelligente e artista, timido ed umile, volle apparire misantropo e invece chi lo comprendeva e con lui si intratteneva sentiva un amico compassionevole e solidale che nobilitava col suo elevato sentire. Profondamente credente ebbe unico conforto in quella fede – come amava esprimersi – dei suoi quindici anni, quando alla Madonna fece omaggio dell’Ave Maria, che ancor poco fa fu cantata tra la commozione generale”. Il cimitero delle memoria, con Ferrarotti Appuntamento con Bruno Ferrarotti, primo conservatore della Partecipanza dei Boschi e autore di numerosi libri sulla storia locale, al cimitero di Trino, per la visita alla tomba della famiglia Palazzi. In realtà siamo in un suggestivo luogo della memoria che ci permette, passando tra i profumati vialetti di bosso del camposanto, di rendere omaggio alle tombe di tante persone conosciute: Nicoletta Arena, insegnante, e Silvino Borla storico e archeologo, poi breve tappa davanti al jazzista Gian Piero Pollone. Merita una visita anche la monumentale tomba della Partecipanza dei Boschi, con due affreschi dei pittori Giuseppe ('Deposizione') e Pier Luigi Borla ('Cristo risorto'), il prof. Pier Luigi riposa in una cappella vicina. Ferrarotti ricorda che il pittore Giuseppe Borla è stato anche direttore della banda Verdi di Trino dal 1931 al 1951 succedendo a Giuseppe Romano. Il subentrante è stato Clemente Carosso, poi Guido Bonziglia, Davide Passarino, Giancarlo Massucco, Davide Mairone, Bruno Raiteri (dal 2004). Un’altra nota dell’autore mentre usciamo dal cimitero (dove non sono ammessi i cani e ce ne dispiace) la Banda che si chiamava ‘‘Proletaria’’ il 19 marzo 1922 mentre suonava a Popolo subì l’aggressione di una squadra fascista guidata da Giovanni Passerone (ras locale) con pestaggio e sequestro degli strumenti “portati in trionfo a Casale”. La Banda poi si chiamò “Giuseppe Verdi”. Raggiungiamo il centro di Trino, parcheggio vicino all’ospedale per il mercato. Poi in corso Italia vediamo la casa dove è morto in miseria Eugenio Palazzi, si trova nella zona dell’ospedale settecentesco, a fianco della chiesa di San Lorenzo: una piccola casa con il numero civico 9. Aggiungiamo che il libro di Ferrarotti e Crosio è disponibile presso il comune, la biblioteca civica e l’amministrazione della banda. E' veramente un'opera meritevole e ammirevole (pensiamo alle didascalie delle foto con tutti i nomi...). Per noi ancora una sorpresa che vediamo grzie a Ferrarotti nei corridoi dell’ospedale: la bella galleria di ritratti dei benefattori che saranno oggetto di un prossimo “Viaggio”. Entriamo nell’aula magna e 'guadagnamo' due libri in omaggio: uno sulla storia dell’ospedale attraverso l’archivio di Aldo di Ricaldone e uno sulla antica farmacia sempre del prolifico Ferrarotti. Prossimo appuntamento l’8 settembre a Trino per un raduno di bande.

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Marco Imarisio

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