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  • 10 marzo 2022
  • Casale Monferrato

Per la rubrica "Si apre il sipario"

Michele Placido è il "commesso viaggiatore" di Arthur Miller

Per introdurci nello spettacolo, abbiamo ascoltato le parole di uno dei “pesi massimi” del teatro italiano. 

Michele Placido. Visto da Max Ramezzana

Agli inizi del 2000 la rivista Time elencò i dieci lavori teatrali più significativi del Novecento. Il primo posto assoluto toccò a “I sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello. Il secondo andò a “Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller”.  Giovedì 10 e venerdì 11 marzo al Municipale di Casale Monferrato il cartellone della stagione teatrale prosegue alle ore 21 con la doppia serata di “Morte di un commesso viaggiatore”. Per introdurci nello spettacolo, abbiamo ascoltato le parole di uno dei “pesi massimi” del teatro italiano. 

I “grandi” si riconoscono anche in un cambio repentino dei propri programmi. Così è successo a Michele Placido, che appena conclusa la recita ne “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni, si è “catapultato” nel mondo di Miller con “Morte di un commesso viaggiatore”, a sostituire l’amico Alessandro Haber. 

Chi ha visto la “prima” al Teatro Quirino di Roma, ha ammesso la particolare e ricercata interpretazione del personaggio di Placido, Mr. Willy Loman, il commesso viaggiatore, appunto. Quanto sia stato apprezzato lo studio della propria parte, è stato testimoniato dagli applausi del pubblico, di quanto gli spettatori si siano emozionati per davvero. A fianco di Placido, una straordinaria Alvia Reale, il tutto per la regia di Leo Muscato.

Placido, è passato da Arthur Miller ad Arthur Miller…
Dopo “Uno sguardo dal ponte” (nel 1996 fu già al Municipale di Casale, per ben tre serate, nda), che ho recitato per tre anni, avevo il desiderio di interpretare quest’altro capolavoro di Arthur Miller. Quando Haber mi ha telefonato per dirmi “Fratello mio solo tu mi puoi salvare”, non ho esitato. Ed eccomi qui con questo mio Willy Loman che racconta i drammi quotidiani di un uomo caduto nel baratro. Accanto a me Alvia Reale nel ruolo di mia moglie e una bella compagnia diretta da Leo Muscato. Diciamo che mi sono responsabilizzato, per non fermare lo spettacolo in giro per l’Italia.

Un classico della prosa, attualizzabile anche in un momento come quello che sta vivendo l’intera Umanità…
Qui Miller parla della sconfitta del sogno americano, di una società che non ti permette di realizzare un’aspirazione. “Morte di un commesso viaggiatore” è un grande classico, quindi universale e attuale. Pensiamo ai giovani, alla grande crisi che stiamo vivendo e alla foga di apparire attraverso il denaro. Pasolini anni fa diceva che si allevavano le persone a diventare consumatori. La storia gli ha dato ragione. L’insuccesso oggi riguarda il settanta percento o di più di tutti noi, costretti a un ritmo che inaridisce e rende feroci. Ma sicuramente rimane un testo attualissimo in una delle più grandi crisi che l’Occidente sta attraversando... 

L’uomo, nel senso più vero, emerge dallo spettacolo
Miller era un drammaturgo influenzato dalla tragedia greca. Il mio Loman vorrebbe non dover più sfacchinare in giro, e ottenere una promozione. Ma il figlio del capo gli stronca le aspettative, lo condanna al fallimento, gli procura regressione mentale, e lui capisce che è già morto. Una fine decretata dal non avere soldi in tasca, da stati confusionali di uomo che parla da solo, dai rimpianti per non aver seguito il fratello più intraprendente in Alaska, dal sentirsi senza talento. Sono i presentimenti della sua morte. È un testo che ti nega prospettive.

Lei da “mostro sacro” del palcoscenico come ha vissuto il ritorno in scena dopo lo stop causa pandemia?
Finalmente un ritorno al teatro dopo una lunga chiusura causa Covid. È una specie di risorgimento. Alla fine di ogni replica esco sul palco a ringraziare direttamente il pubblico di non aver rinunciato a questo rito umano chiamato teatro e dico: «Grazie per la mascherina che indossate e che ci permette di respirare cultura». Noi attori ci sentiamo il dovere di accompagnare il pubblico durante una serata “diversa”, cercando di far emozionare tutti gli spettatori.


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