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Musica contemporanea

Il maestro Castagnoli a Lucca per il Classica Music Festival

A metà luglio

Giulio Castagnoli è un nome ben conosciuto da chi si occupa di musica contemporanea, a Casale e anche molto fuori dalla città, visto che oltre ad abitare in via Mameli ed essere sposato con la casalese Erica Patrucco è docente di Composizione al conservatorio di Torino, bis nipote del compositore Edgardo Del Valle de Paz e a sua volta un compositore ben inserito nel panorama artistico europeo con un catalogo di oltre 110 opere all’attivo.

I casalesi devono inoltre a Castagnoli la direzione del Coro di Casale, molte composizioni andate in scena in prima assoluta nella loro città e le tante rassegne musicali in sinagoga curate da direttore artistico.

E proprio nell’appartamento di via Mameli, durante il lockdown, è nato questo lavoro presentato in prima assoluta all’auditorium Boccherini di Lucca il 15 luglio. Un concerto della rassegna Lucca Classica Music Festival in memoria del direttore d’orchestra Fabio Neri che ha visto per esecutori i Solisti dell’Associazione Musicale Lucchese.

La musica di Castagnoli è al centro di un programma tutto dedicato alla musica contemporanea con “Parafrasi - Tre canti per voce e gruppo di strumenti e IV Requies, Parafrasi dall’organo eolico “Ghao Kilori” delle Isole Salomone in memoria di Fabio Neri, Brano commissionato dell’associazione Musicale Lucchese e prima esecuzione assoluta mondiale.

Ecco come presenta il lavoro lo stesso Giulio Castagnoli, evidenziando anche i nomi di diversi monferrini a cui è dedicato e la tradizione ebraica che pervade la sua musica: “Parafrasare significa riformulare un testo lontano nel tempo e nello spazio per renderlo più facilmente comprensibile. Questo procedimento è simile a quanto sto facendo negli ultimi anni con la mia musica, in cui cerco di traslare ciò che ho frequentato più da vicino: letture, pensieri, impressioni, e, soprattutto, affetto e insegnamenti ricevuti da amici, molti dei quali purtroppo non ci sono più. Così il nucleo di Parafrasi - tre canti per voce e nove strumenti si trova proprio al centro della composizione, nel secondo movimento, ed è il Qaddish per gli amici scomparsi in questi tempi: insieme a Fabio Neri tre musicisti uniti da amicizia, il violista Mario Patrucco (mio amato suocero, antico allievo di Carlo Pozzi), il violoncellista Renzo Brancaleon (maestro di mia moglie Erica) e il violinista Massimo Marin (per cui stavo componendo un concerto), oltre ai medici Victoria Acik e Ettore Quirico. Affidata proprio ad un trio d'archi nella prima parte del secondo movimento del brano, questa antica preghiera ebraica pro defunctis è musicalmente evocata senza citarne il testo, e ad essa è accostata una ninna-nanna napoletana riportata nel secolo scorso da Franco Alfano.

Il primo canto del brano, invece, parafrasa una poesia di Franco Fortini che descrive l'incontro tra un vecchio e un bambino, mentre l'ultimo movimento riporta alcuni versi del predicatore rinascimentale Peter Bornemisza, caro al compositore György Kurtág. La musica di entrambi i canti trae ispirazione da due passi dei suoi Jatekok (Giochi, raccolta di brani pianistici per bambini) dedicati l'uno all'amico compositore György Ligeti e l'altro alla di lui madre, sopravvissuta ad Auschwitz.


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Rebecca Robione

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