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  • 05 dicembre 2025
  • Casale Monferrato

Intervista

Arturo Brachetti e il suo one man show "SOLO"

Martedì 9 e mercoledì 10 dicembre al Municipale

Arturo Brachetti. Visto da Max Ramezzana

Stupore, divertimento, emozioni. SOLO, il one man show di e con Arturo Brachetti, è ormai definito un classico senza tempo, con il suo carico di meraviglia che continua a incantare migliaia di spettatori in tutta Europa. Quasi tutto esaurito al Teatro Municipale di Casale Monferrato per una doppia replica martedì 9 e mercoledì 10 dicembre alle ore 21. SOLO è un viaggio sospeso in uno spazio indefinito nella storia di Arturo e, parallelamente, in quella di ognuno di noi: 90 minuti in cui si susseguono risate, applausi e grande stupore che corrono veloci in uno spettacolo che, da nove stagioni, conquista gli spettatori di ogni età. 

In SOLO protagonista è il trasformismo, l’arte di cui Brachetti è il Maestro indiscusso, a cui si affiancano le altre affascinanti discipline in cui Arturo eccelle: grandi classici come le ombre cinesi e la chapeaugraphie insieme a sorprendenti novità come la poetica sand painting e il magnetico raggio laser. Sabato 6 dicembre alle 18 sarà al Castello per l’inaugurazione della mostra fotografica “UniversoBrachetti”, curata da Mariateresa Cerretelli con gli scatti di Paolo Ranzani. Nel frattempo, ci ha raccontato il suo mondo, da performer piemontese di fama internazionale.

Arturo, come è nato questo spettacolo?
Quando vado a cena con i colleghi racconto cose che ho sentito, che ho vissuto, creando un repertorio di aneddoti e ho capito di avere tanto da raccontare... Storie vissute da me in prima persona...e così ho assemblato i pezzi. Un’ora e mezza di show e grazie all’esperienza teatrale posso narrare cose interessanti soprattutto ai giovani, che spesso non sanno che faccio questo tipo di spettacoli.

Ecco i giovani. E quindi che ruolo hanno per lei i social?
Sui social, ho iniziato a raccontare storie sui personaggi umani che hanno fatto cose fuori dal normale oppure a tema varietà. Trasferisco il meccanismo della comunicazione sui social a teatro: alla fine trovo molta somiglianza, c’è un inizio, una metà e una chiusa finale. Il meccanismo teatrale di affabulazione è vecchio di centinaia di migliaia di anni, da quando il vecchio del villaggio radunava intorno a sé i bambini e raccontava le gesta degli dei e degli antenati.

Cosa è reale nella fantasia e quanta finzione c’è nella vita?
Nella realtà c’è poco di vero, c’è una realtà scientifica che è in continua evoluzione. Nella realtà umana la parte inventata è preponderante. Viviamo continuamente circondati da storie o da libri con i racconti dei vinti o superstiti nella loro versione e questo si esplica anche nella vita quotidiana. Io dico sempre: la realtà immaginata è quella che ci rende più felici... L’esperimento di questa illusione che ci accompagna e di cui noi ci nutriamo ogni giorno è il mondo dei social. Inventiamo una realtà: nel Medioevo c’era il filtro della giovinezza oggi usiamo photoshop. Vediamo il mondo attraverso un paio di occhiali colorati. Negli spettacoli di illusionismo questo momento di menzogna che raccontiamo agli altri si chiama sospensione dell’incredulità: un ritrovamento dell’innocenza infantile, un po’ come quando pensavamo che Babbo Natale arrivasse da un momento all’altro. Passiamo la vita a voler rivivere quelle illusioni... La sospensione dell’incredulità è necessaria e anche se spieghi alle persone i trucchi di illusionismo, loro continueranno a stupirsi!

Se le dico Chaplin, Fellini e Burton. Cosa le viene in mente?
Quelli sono giganti irraggiungibili. Anche se attraverso la teoria dei sei gradi di separazione, sono molto amico della figlia di Charlie Chaplin, la mia statua di cera al Museo Grévin  di Parigi, vicina a quella del grande Chaplin. Una statua che si trasforma e cambia abito nelle varie parti della giornata... Altre due cere, a me dedicate, si trovano nel museo di Praga e nella casa-museo di Charlie Chaplin in Svizzera. Fellini ha mescolato realtà e fantasia, ha girato sempre negli studios con mezzi finti. Questa teatralità rendeva maggiormente reale il film, la finzione creava qualcosa di vero...a teatro non si può fare il mare, al cinema sì. Il nostro cervello recupera delle atmosfere, degli infiniti, Fellini riusciva a fare questo. Ho fatto conoscere il grande regista anche al pubblico americano grazie a un mio spettacolo. Tim Burton è un grande fan di Federico Fellini. Nel museo di Parigi sono anche vicino di Roberto Benigni, siamo in una stanza dedicata al circo... quel circo felliniano... Charlie Chaplin inizia, in Inghilterra, con i fratelli Karno, andando in giro a mettere in scena pantomime teatrali e insieme a loro c’era anche Stan Laurel. Quindi tutto torna. 

Riusciremo a riconoscerla per le strade di Casale se decidesse di visitare la nostra città?
Quando lavoro duramente mi concentro sul lavoro e poco sul resto. Adesso esco sempre con i cappelli...sembro un po’ l’ispettore Gadget. A volte mi travesto da rocker o da prete, altre volte sono un po’ vintage... Ma a Casale le energie verranno dedicate alla ripresa dello spettacolo. 

La sua dieta prosegue...ma...
Seguo una dieta ferrea, da vero atleta, non contemplo la Nutella o Crema Gianduja come si chiamava prima, ma un Krumiro me lo devo concedere. Sono un grande fan di biscotti secchi, a casa ho una biscotteca, un armadietto con biscotti da tutta Italia. Sono il mio peccato quotidiano. 

 


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