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  • 15 maggio 2008
  • Casale Monferrato

Isola Verde: vertenza con la lavoratrice associata

Vertenza aperta tra una lavoratrice - patrocinata dalla Cgil - e l'Isola Verde, l'erboristeria della galleria commerciale la Cittadella dell'ipercoop. Una lite che si profila come una battaglia legale senza nessuna possibilità di conciliazione, visto che il 23 maggio le parti sono state convocate dalla direzione provinciale del Lavoro di Alessandria ma la ditta ha risposto picche – spiega Anna Bonaffini, ufficio vertenze Cgil – con una lettera di un studio legale che afferma che la convocazione non è motivata in quanto non esisteva con la lavoratrice un rapporto di lavoro subordinato ma un contratto di associazione d'impresa. E il punto è proprio quello, secondo il sindacato il rapporto di lavoro si configurava essenzialmente come subordinato e alla lavoratrice spettano pertanto tutti i diritti contrattuali: tredicesima, ferie, tfr, versamenti previdenziali e così via. «Intendiamo dimostrare – con materiale a nostra disposizione – che esisteva un rapporto di subordinazione in quanto la lavoratrice – spiega il sindacato – operava seguendo precise disposizioni della proprietà». L'Isola Verde si definisce sul proprio sito «la più grande catena di erboristerie in Italia» opera in franchising e ha sede legale a Lugnano di Vicopisano, provincia di Pisa. Ma all'origine della vertenza sta anche il fatto che alla lavoratrice – spiegano al sindacato – non solo è stato riconosciuto uno stipendio di 800 euro al mese (che secondo l'azienda è invece solamente un anticipo) ma «alla chiusura del semestre le hanno scritto una lettera con la quale le comunicano che il ricavo netto dal 1° giugno al 31 dicembre è pari a 76mila euro. Il compenso previsto in base alla percentuale stabilita dal contratto (il 6%) sarebbero circa 4575 euro mentre le buste paga - di 800 euro circa netti mensili – portano a un totale degli acconti di 7828 euro ragion per cui l'azienda ha chiesto alla lavoratrice in una prima lettera di restituire circa 2400 euro, saliti poi a 3.252 euro». Una situazione che il sindacato giudica paradossale soprattutto a fronte di un impegno lavorativo cospicuo retribuito con una cifra già di per sé modesta. Il contratto di cui si fa forza invece la società stabilisce infatti che l'associata operasse «sia nella vendita al pubblico che nell'organizzazione del negozio», «operando in autonomia ma sotto le direttive dell'associante» e «prestando il proprio lavoro con diligenza e assiduità in modo tale da soddisfare tutte le esigenze connesse al buon andamento dell'azienda», e infine «senza alcun vincolo osservanza dell'orario di lavoro».

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Lorena Balbo

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