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  • 25 marzo 2020
  • Casale Monferrato

Nel bel mezzo...

A Casale si celebra il primo “Dantedì”, anche da remoto

Dionigi Roggero introduce la figura di Giovanni Gabriele Giolito de’ Ferrari di Trino, stampatore, che curò diverse edizioni della “Comedìa”

Anche i liceali dell’Istituto Superiore Balbo mercoledì 25 marzo alle ore 12 si sincronizzeranno online per aderire al Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri, istituita dal Governo nella data che rievoca l’inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia. Su invito del MiBACT, gli studenti di tutt’Italia sono stati invitati a riscoprire i versi della Commedia attraverso la Didattica a Distanza. In particolare, i liceali del Balbo leggeranno il Canto di Ulisse (Inferno) e le pagine di Primo Levi che, dal campo di concentramento, ricostruiscono le parole di Ulisse. L’appuntamento sarà preceduto da 5 minuti di spiegazione da parte dei docenti. A seguire, letture e recitazione verranno interpretati dai ragazzi del Laboratorio Teatrale di Maria Paola Casorelli. Grazie alla memoria dei grandi classici, si ritroverà l’attualità degli abissi di negatività, rispetto ai quali, per uscirne, occorrono valori e stereotipi complessi, rinnovate responsabilità personali e persone che abbiano pensieri elevati, critici e divergenti.  Chiara Cane

 

Oggi, mercoledì 25 marzo, si celebra per la prima volta il “Dantedì”, la giornata istituita nel mese di gennaio dal Consiglio dei Ministri e dedicata a settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, simbolo della cultura e della lingua italiana. A fronte di una fama internazionale, la scarsità di notizie biografiche su Dante di cui non si conosce neppure la data di nascita, ha indotto gli studiosi a restare fino all’ultimo dubbiosi sulla scelta del giorno a lui dedicato. Escluso il centenario della scomparsa avvenuta a Ravenna, che cadrà il prossimo 14 settembre 2021, la scelta è caduta sulla data immaginaria del suo smarrimento nella “selva oscura”, che probabilmente ebbe luogo il 25 marzo del 1300. Non è rimasta neppure la firma e non si conservano manoscritti autografi, solo copie successive dei suoi libri. Il Boccaccio, che per primo aveva sottolineato la qualità poetica del l’opera designata dall’autore come “Comedìa”, aveva voluto aggiungere l’aggettivo “Divina”. Su alcuni frontespizi del poema dantesco stampato all’inizio del Cinquecento, “Divino” invece era  stato proclamato il poeta, ma il merito della felice trovata va attribuita allo scrittore veneziano Ludovico Dolce (1508-1568), curatore della prestigiosa edizione edita a Venezia nel 1555 e per la prima volta intitolata “La Divina Comedia di Dante”. Venne pubblicata dal più noto degli stampatori del suo tempo, Giovanni Gabriele Giolito de’ Ferrari di Trino, la città famosa nel mondo per l’arte tipografica e considerata dallo scrittore Carlo Denina la “Lipsia del Piemonte”. Il noto stampatore monferrino, di cui si conserva lo splendido ritratto di Tiziano con la data e la firma, era nato a Trino intorno al 1508 da Giovanni il Vecchio e Guglielmina Borgominieri. Trasferitosi nel 1523 a Venezia aveva aperto col padre e i fratelli la fiorente “Libreria della Fenice” nei pressi di Rialto. Sul frontespizio figurato dei suoi preziosi libri spicca l’inconfondibile marca tipografica con la fenice che prende il volo tra lingue di fuoco sprigionate dalla sfera alata. Su di essa sono posti il cartiglio con la scritta “Semper eadem” e le iniziali “G.G.F”, mentre il motto “De la mia morte eterna vita i[o] vivo” allude al mitico uccello che rinasce perpetuamente dalle ceneri. Riscoprire la “Divina Commedia” ancor oggi leggibile nella lingua originale, rivedere questo capolavoro vivo e attuale che ha segnato in profondità l’identità culturale dell’Italia e condividerlo con gli altri è un modo per restare uniti in questo difficile momento per il nostro Paese. Con l’augurio espresso nell’incipit dell’Inferno di uscire quanto prima dalla “selva oscura” di questi giorni terribili per unirsi, come recita il finale della prima cantica (explicit), a “riveder le stelle”, presagio di un nuovo cammino di speranza e di libertà.  Dionigi Roggero


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