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Enologia

Lanati e l'ex modella Carole Bouquet insieme per innovare nell'enologia

Lunedì 3 l'incontro all’Enosis Meraviglia di Fubine

Una nuova provocazione attende lo scienziato e guru del vino Donato Lanati: creare un bianco secco con uve da Passito, capace di soddisfare palati e occasioni diverse, rompendo, o meglio, arricchendo di nuova identità, una tradizione millenaria. A lanciargli la sfida, è nientepopodimeno che Carole Bouquet, attrice ed ex modella francese, consuocera di Caroline di Monaco, ex compagna di Gérard Depardieu e, soprattutto, amante dell’Italia, in particolar modo di Pantelleria, dove possiede una villa con dammuso e 25 ettari di vigneto.

Lunedì 3 febbraio, Carole si è presentata all’Enosis Meraviglia di Fubine, senza neppure farsi annunciare. Non riusciva più a trattenersi; la sua idea doveva trovare riscontro nella mente geniale dell’amico Lanati, da circa 15 anni enologo nella sua azienda di Barone, dove produce il Sangue d’Oro di Pantelleria.

Come hai conosciuto la Bouquet?

Quindici anni fa, in occasione di una cena in Italia, Carole aveva avuto modo di degustare un mio vino e ne fu ammaliata. Volle di incontrarmi perché decisa a fare un vino nella sua Pantelleria, ma le dissero che non sarebbe stata cosa facile farsi ricevere da me. In fondo, è vero. Ma Carole non è donna che si arrende facilmente. Cercò un suo amico venditore di Château Haut Brion e si fece accompagnare a Cuccaro, dove ai tempi, avevo il mio laboratorio di ricerca.

Perché decidesti di accoglierla?

Questa volta fui io a rimanerne ammaliato. Mi sentii il suo 007 del vino. Lei divenne presto la mia Musa Ispiratrice. Dal nostro incontro, nacque una pubblicazione a fumetti intitolata “La storia del vino”, per far capire come il vino dal Caucaso era giunto a noi. Non la tradizionale pubblicazione scientifica, ma una storia fantastica scaturita da un sogno. Il protagonista è un naufrago-enologo (io) che viene salvato dalla principessa del sogno (Carole) e accompagnato nella sua reggia-dammuso, dove gli fa bere il Sangue d’Oro di Pantelleria. Il naufrago-enologo, riconoscente, le racconta la storia del vino da Adamo ed Eva ai giorni nostri, in 55 pagine a fumetto di Ellekappa. Iniziai così la mia collaborazione.
A Pantelleria Carole aveva comprato vigneti vecchi di Moscato di Alessandria Zibibbo, in una terra in cui la viticoltura è eroica, per via del suolo roccioso, vulcanico, ossidianico e scosceso e la posizione interessata da forti venti; ragione per cui, le viti vengono coltivate ad alberello, la macchinazione è pressoché inesistente e tutto viene lavorato a mano e a schiena ricurva. Quel tipo di coltivazione, tuttavia, rappresenta il massimo risparmio di acqua: 150 litri contro i tradizionali 450. Un tempo, l’uva veniva raccolta e venduta in cassetta sui velieri come uva da tavola. Quella invenduta e bella, veniva appassita stendendola sui muretti di pietra lavica, quella brutta vinificata. Occorre un quintale di uva per produrre 17/18 kg di uva passita, l’equivalente di 650 acini a kg. Una Concentrazione decisamente importante, anche per l’interessante reazione Maillard, con profumo di fico secco e scorza d’arancia.

Qual è stata la tua reazione di fronte a questa nuova provocazione?

Ancora una volta, la “principessa del sogno” è tornata ad essere la mia Musa Ispiratrice, la cui grazia secerne profumi di cultura, intelligenza, grappoli d’uva, storia e bellezza. Mi ha fatto dimenticare i miei anni, rigenerando in me l’energia de quel giovane Lanati, impavido conquistatore di rinnovato sapere, che sono sempre stato.

E’ stata anche una lusinga. Lei era abituata a frequentare le cantine di Bordeaux, avrebbe potuto scegliere altri enologi e altri terroir/vins come Sauternes e il Barsac…Invece, scelse l’Italia e scelse me.

L’idea di vino bianco secco da uve Zibibbo?

Carole ha pensato che il Passito, sebbene sia un’eccellente produzione, per via dell’elevato contenuto di zuccheri, ovvero valore energetico, potrebbe risultare, talvolta, un limite nella scelta del consumatore. Da qui, l’idea di un vino secco. Aveva saputo che avevo fatto il primo grande vino bianco al mondo. Senza esitazioni ha pensato a me, per produrre un grande vino bianco secco di Pantelleria, adatto ai nostri giorni. Nel suo intento, inoltre, trasmettere ai suoi figli l’amore per questo frutto di Pantelleria.

Vi siete dati dei tempi?

Mi ha chiesto “entro i prossimi tre anni”. Le ho risposto che avrei già iniziato a studiare il pomeriggio stesso e che avrei fatto le prime prove in occasione della prossima vendemmia.

Non sarà, tuttavia, una passeggiata?

Tutt’altro. Dovrà essere un bianco secco capace di resistere nel tempo. Sarà un’impresa difficile, ma non impossibile. Carole è lungimirante: ama vivere la contemporaneità con lo sguardo al futuro. Il giusto stimolo per uno come me.


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