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Processo amianto a rischio. Serve una soluzione

«Abbiamo fiducia che la magistratura di Torino, che è sempre stata sensibile e efficiente trovi la giusta strada di istruire il processo, evitando di aggiungere ingiustizia a ingiustizia, con un prolungamento dei tempi impossibile da valutare che recherebbe ulteriore danno a una situazione di per sé già drammatica». È l’auspicio di Bruno Pesce, coordinatore del Comitato vertenza amianto, in merito alla prospettiva che il gup che deve decidere in merito al rinvio a giudizio di Stephan Schmidheiny e del barone belga Jean Louis Marie de Cartier opti per la notifica individuale a tutte la parti lese, garantendo da un lato la legittimità del processo ma imboccando una strada che si annuncia difficile e lunga. Il gup Cristina Palmesino ha infatti richiesto gli indirizzi delle 2886 persone che sono state inserite nell’indagine, per notificare a tutte le parti lese la possibilità di costituirsi parte civile. «Il fatto è che noi stessi - dice Pesce - avremo ancora 150 casi vecchi di cui non abbiano l’indirizzo e nell’indagine di Guariniello ci sono centinaia di persone che non sono rappresentate e che non sono neppure andate a fare l’esposto». Persone comunque uccise dall’amianto e che non potevano non essere prese in considerazione per comprendere la dimensione della strage causata dalle morti bianche. Con il trascorrere degli anni oltre al deceduto che è parte in causa anche gli eredi possono essere scomparsi - spiega Pesce - in qualche caso si tratta di persone che non erano sposate e non hanno figli, possono avere un fratello, una sorella ma anche non averlo... «Abbiamo il caso di un familiare che vive in Australia, un malato che era a Taiwan. «Insomma auspichiamo di non attendere l’esito di una ricerca così ampia e difficile. Occorrerebbero degli anni e occorre pertanto scegliere un metodo che garantisca che il processo di faccia senza altre lunghe attese». «La nostra proposta - dice Nicola Pondrano, segretario della Camera del Lavoro di Casale - è che si proceda stralciando le posizioni incomplete ma che intanto venga istruito il processo, evitando un rallentamento dell’iter processuale che comporterebbe anche il rischio della prescrizione». Intanto si sta organizzando - dice Pondrano - una fiaccolata spontanea per le vie di Casale promossa dai familiari delle vittime e che si svolgerebbe il 10 novembre. La proposta di indennizzo Quanto alla transazione avanzata nei giorni scorsi da Stephan Schmidheiny. Due anni fa erano stati presi contatti per una cifra complessiva pari a 75milioni di euro, «però c’era la condizione capestro che avremmo dovuto garantire che non ci sarebbero state cause contro gli Schmidheiny». Cosa peraltro impossibile, visto che la causa può essere intentata da ciascuna parte lesa anche in maniera autonoma. La proposta avanzata nei giorni scorsi da Stephan Schmidheiny invece non mira a una transazione complessiva, ma è rivolta ai singoli. L’ipotesi di indennizzo riguarda però solo gli ex lavoratori e varia molto secondo il periodo trascorso in azienda quando la proprietà dello stabilimento era degli svizzeri, e l’entità del danno. «In ogni caso si tratterebbe di un indennizzo che, tanto per fare un esempio, per chi ha perso la vita ammonterebbe a pari poche decine di migliaia di euro», ritengono le associazioni in base alle informazioni a loro disposizione. Dalla proposta di indennizzo sono dunque esclusi i cittadini uccisi dall’amianto: «Era impossibile che noi potessimo sottoscrivere una roba del genere...», dice Bruno Pesce. In ogni caso il comitato sta esaminando la proposta in tutte le sue articolazioni e «sicuramente - dice Pesce - non manderemo la nostra gente allo sbaraglio, non diremo “dato che non ci piace fate quel che volete”, cercheremo di dare assistenza nelle loro decisioni alla gente». Tra l’altro si ipotizza anche l’apertura di uno sportello a Casale da parte degli Schmidheiny proprio per istruire le eventuali pratiche di transazione individuale. Tutte questioni che saranno discusse nel corso dell’assemblea promossa dall’associazione e dalle organizzazioni sindacali il 10 novembre al Tartara alle 15,30 e a Cavagnolo il 13 alle 17 in Municipio. E parlando del possibile indennizzo offerto da Schmidheiny Romana Blasotti Pavesi nel corso della recente trasmissione «La vita in diretta» aveva detto - senza parlare di cifre - che «non si tratta di soldi ma di una battaglia di giustizia» e che l’associazione dei familiari delle vittime dell’amianto non è interessata all’offerta.

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