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Iniziativa
Villadeati, il ricordo dell'eccidio nell'81° anniversario
Una partecipata commemorazione si è tenuta domenica scorsa

9 ottobre 1944. 10 padri di famiglia e 1 sacerdote, don Ernesto Camurati, vennero brutalmente freddati. Prima, una raffica di mitragliatrice. Poi, un colpo diritto alla nuca. Si era così consumata, con agghiacciante brutalità, un’efferatezza senza precedenti.
“Una sadica esibizione di violenza, di spietatezza e di ostentazione dei corpi massacrati esposti a monito, per terrorizzare le popolazioni che i nazifascisti ritenevano ostili” ha detto il professor Marco Revelli (Scienze Politiche dell’Upo). “L’Atlante delle stragi naziste e fasciste censisce ben 5600 episodi in Italia, ma quello di Villadeati ha aspetti che colpiscono: nessuno poteva essere, se non altro per ragioni anagrafiche, un partigiano combattente”.
Cinquant’anni per Angelo Caprioglio, 44 per Carlo Dorato e per Giuseppe Felice Lanfranco, 60 ne aveva Clemente Gippa,, Pietro Luigi Quarello, 52 anni Giuseppe Odisio, 50 Giuseppe Dorato, 45 Carlo Odisio e 49 sia Ernesto Vallone sia Luigi Odisio. Età media: 49 anni, con don Camurati che ne aveva 46. “Quale morale trarre da una vicenda, in cui etica e umanità furono stracciate? In primis, l’importante e rischiosissimo sostegno dato dalla popolazione civile alla Resistenza partigiana. Poi, la consapevolezza che, nel vuoto di autorità e con tutto che stava crollando, per moltissimi giovani diventare partigiani fu una scelta totale, definitiva e libera, in quanto, non si poteva restare indifferente davanti a cotanto orrore. In ultimo, il valore della memoria affinché il rischio dell’oblio e la falsificazione della storia non ci condanni a soffrire quanto dimenticato”.
È stata numerosa e raccolta la partecipazione, domenica 12 ottobre a Villadeati, in occasione della solenne commemorazione dell’81mo anniversario di uno degli eccidi più efferati subìti dalla Resistenza italiana. Nella piazza che fu teatro della crudele fucilazione, stretto nel semicerchio disegnato da numerosi gagliardetti alpini, dalle sezioni Ana e Anpi di Casale Monferrato e dalla protezione civile, don Francesco Mombello ha officiato una Santa Messa allietata dalla corale Valrilate. Accanto a lui, un quadretto con i volti delle dieci vittime e, ancora, la berretta, la mozzetta, la stola e il breviario (perforato dalle pallottole) che don Camurati strinse tra le mani prima della fucilazione. “In diversi luoghi del mondo, oggi, ogni giorno si riaffaccia un’alba di morte” ha detto il sindaco Angelo Ferro; “il ricordo dei nostri caduti si estenda a tutti quegli innocenti che, quotidianamente, subiscono il martirio toccato ai nostri concittadini, affinché la memoria venga mai sepolta e le coscienze restino sempre scosse e perpetuatrici di costante ricordo”.
“Avevano scelto di stare dalla parte giusta della storia anche don Ernesto e i capofamiglia di Villadeati fucilati dal maggiore Mayer affiancato dai fascisti di Casale Monferrato” ha ricordato il vice presidente del consiglio regionale Domenico Ravetti altresì Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione. “La Resistenza fu anzitutto un’assunzione di responsabilità personale, talvolta, pagata con la vita; una disponibilità al sacrificio; una scelta rischiosa fatta come atto di amore per la Patria e per la propria comunità. Un regalo alle generazioni che sarebbero venute dopo. In un’epoca in cui assistiamo ad un importante analfabetismo sulla storia contemporanea e, talvolta, ad una falsificazione della stessa, il rischio è l’oblio. Per una memoria veramente feconda, che sia bussola per il futuro, occorrono fatti, dati ed eventi che portino all’elaborazione, ricordando, sempre che: antifascismo e Costituzione sono indissolubilmente legate”. Tra i presenti, anche il vice comandante dei carabinieri di Murisengo Francesco Iacobazzi, il presidente Ana Gianni Ravera, la vice Anpi Carla Gagliardini e numerosi sindaci con indosso il tricolore.
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