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L'intervista

«Cerchiamo il bello nelle piccole cose»: il messaggio dall'Australia di Amelia Zavattaro

Intervista a oltre 16mila kilometri di distanza per chiedere come si sta comportando l'Australia in questa pandemia

Oltre 16mila chilometri, 16.624 per l’esattezza. Dall’altra parte del mondo. Ma si sa, le distanze anche all’epoca del coronavirus vengono  “cancellate” dalle fortunate invenzioni di telecomunicazione che permettono di essere collegati con ogni parte del globo. In quel di Sydney, dove c’è una nutrita comunità italiana, composta anche da uno spicchio di Monferrato, ormai giunto alla quarta generazione, via Zoom, abbiamo incontrato Amelia Zavattaro: bisnonni pontesturesi, lei vive a Edgecliff, un quartiere della città australiana, lavora per il Governo statale ed è Senior Policy Officer presso il Dipartimento di Pianificazione, Industria e Ambiente per il Nuovo Galles del Sud. 
 
Fuso orario permettendo l’abbiamo intervistata per chiederle come si sta comportando la Terra dei koala in questa epoca mondiale comune.
 
L’Australia come sta vivendo questa pandemia?
Ogni regione dell’Australia si approccia in maniera differente alla pandemia. Io parlo per il Nuovo Galles del Sud e Sydney: abbiamo il lockdown, non severo come in Italia. La maggior parte dei lavoratori è in smart working, il trasporto pubblico circola regolarmente, supermercati aperti, quasi tutte le strutture sono ancora accessibili. Molte persone non hanno preso ancora seriamente la cosa e le vedi senza guanti e mascherina. Al bar possiamo prendere il caffè solo con un amico e incontrarci in gruppi di due, stessa regola per la famiglia. I parchi sono pieni di gente dove si fa ginnastica perché le palestre sono chiuse. Se in Italia il problema è trovare la farina, in Australia è sparita la carta igienica… aspetta mi è venuta voglia di panificare qualcosa! (ride, ndr). 
 
Amelia, che cosa vorresti trasportare dall’Italia all’Australia, e viceversa?
L’Italia ha cultura e bellezza dei centri abitati, lo stile, la moda… l’Italia in lungo e in largo è “romantica”, la gente è fantastica. Hai rispetto delle persone di ogni età e in ogni via o strada che percorri scopri sempre il fascino di qualcosa di nuovo, un dettaglio, una luce diversa. In Australia hai molto spazio, tempo bello, paesaggi incredibili. Se l’Italia è unica per le sue costruzioni d’epoca, l’Australia possiede una bellezza nella natura. 
 
Cosa apprezzi di più dell’una e dell’altra cultura?
Le relazioni e la generosità degli italiani. Gli australiani non fanno questo. Sono sempre molto occupati, non hanno il senso della comunità. La cultura italiana è unica per la sua storia millenaria, inserita in un contesto europeo. La storia australiana è stata creata dai migranti, che nel corso dei secoli sono arrivati sull’isola. È un melting pot di popoli. Tutti lavorano a contatto, un mix di cucine trovabile ovunque, dalla thai alla spagnola. La cucina australiana è simbolo di unione di diversi popoli e tradizioni. Qua la gente si incontra nei parchi e non nelle piazze, che segnano il tempo in Italia. E il take away è all’ordine del giorno, anziché fermarsi nei ristoranti, tipico degli italiani.
 
La Bellezza salverà il mondo?
Cerco di vedere la Bellezza ovunque. Il modo con cui ci colleghiamo al mondo è la cosa più importante. Forse in questo periodo abbiamo ricercato la bellezza nelle piccole cose quotidiane. Recuperando questo apprezzamento dei piccoli gesti forse saremo capaci di salvare il globo.

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