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La ricerca sta facendo il giro del mondo

La Vitamina D può avere un ruolo preventivo e terapeutico nel trattamento del CoVID-19? Una ricerca dell'UniTo cerca di fare chiarezza

La ricerca è stata condotta da Giancarlo Isaia, Specialista in Endocrinologia e Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino e da Enzo Medico, docente e ricercatore dell’Università degli Studi di Torino

Il ruolo preventivo e terapeutico della Vitamina D nell’ambito dell’infezione da Covid19, è oggetto di una recente ricerca condotta dall’Università degli Studi di Torino e, sebbene sia ancora allo stadio preliminare, in pochi giorni ha già fatto il giro del mondo.

A svilupparla, sono Giancarlo Isaia, Specialista in Endocrinologia, Medicina Interna e Medicina Nucleare del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Unito e Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino nonché della Fondazione Osteoporosi onlus, ed Enzo Medico docente e ricercatore dell’Università degli Studi di Torino.

La ricerca è partita dalla necessità di richiamare l’attenzione su un aspetto di prevenzione meno noto qual è l’Ipovitaminosi D, il cui compenso, in associazione alle note misure di prevenzione di ordine generale, potrebbe contribuire a superare questo difficile momento di Pandemia.

La Vitamina D è un pro-ormone liposolubile, per l’80% prodotto a livello della cute per azione dei raggi UVB. Il compenso vitaminico può essere raggiunto, sebbene con minori risultati, anche alimentandosi con cibi specifici (aringa, sugarello, spigola, alici, sgombro, funghi, uova…) e mediante l’assunzione di preparati farmaceutici, questi ultimi sempre sotto il controllo medico.

Il principale ruolo della Vitamina D è quello di regolare l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, favorendo la normale formazione e mineralizzazione dell'osso, ma la Vitamina D è altresì coinvolta nel processo che garantisce una normale contrattilità muscolare e interagisce con il sistema immunitario, esercitando un effetto immunomodulante. Tale effetto rappresenta la prima barriera verso microrganismi, batteri e virus e verso le infezioni dell’apparato respiratorio. Insomma, non è un antivirale ma contribuisce agli effetti degli antivirali.

“Sulla base di numerose evidenze scientifiche e di considerazioni epidemiologiche, sembra che il raggiungimento di adeguati livelli plasmatici di Vitamina D sia necessario, anzitutto, per prevenire le numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, ma anche per determinare una maggiore resistenza all’infezione Covid19 che, sebbene con minore evidenza scientifica, può essere considerata verosimile” ci spiega Isaia.

L’assunzione di Vitamina D, oltre ad essere una raccomandazione utile per la popolazione in generale, sarebbe particolarmente pregnante per i soggetti già contagiati, i loro congiunti, il personale sanitario, gli anziani fragili, gli ospiti delle Rsa, le donne in gravidanza, le persone in regime di clausura e tutti coloro che, per vari motivi, non si espongono adeguatamente alla luce solare. “Inoltre”, prosegue Isaia, “potrebbe essere considerata la somministrazione in acuto del calcitriolo per via endovena in pazienti affetti da Covid19 con funzionalità respiratoria particolarmente compromessa”.

La letteratura scientifica che evidenzia gli effetti antiinfettivi della Vitamina D è ampia. “Tra le diverse ricerche” ricorda Isaia, “emerge che concentrazioni ridotte di 25(OH)D si associno, oltre al rischio di osteoporosi, anche a tumori, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, infezioni croniche dell’apparato respiratorio, diabete mellito, malattie neurologiche e ipertensione. Queste patologie causano maggiore mortalità, soprattutto se questi pazienti si ammalano di Covid-19. Inoltre, è noto il ruolo immunomodulatore della Vitamina D e anche un suo effetto antagonista sulla replicazione virale nelle vie respiratorie”.

Particolarmente attuale ed importante pare essere quanto contenuto in un preprint del 15 marzo 2020 dal titolo Vitamin D Supplementation Could Prevent and Treat Influenza, Coronavirus, and Pneumonia Infections, nel quale viene sottolineato un possibile ruolo della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento anche della malattia da Coronavirus. “Vi si legge che la Vitamina D riduce il rischio di infezioni respiratorie attraverso tre meccanismi: il mantenimento delle tight junctions e della barriera polmonare; l’incremento dell’espressione di peptidi antimicrobici, quali la catelicidina e beta-defensine; lo stimolo dell’attività immunoregolatoria, potenzialmente rilevante rispetto al rischio di tempesta citochinica e di polmonite, osservata in pazienti con Covid19”.

Sulla base di tali evidenze scientifiche, alle Molinette di Torino è così recentemente partita una sperimentazione terapeutica su un campione di 30 pazienti, selezionati nei diversi livelli e stadi di avanzamento del Coronavirus.


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