Valentino, gran polverone. Demolizione in corso, crolla muro nel cortile della scuola. Nessuna recinzione di sicurezza sul confine
di Massimiliano Francia
Non s’era ancora spenta l’eco del voto favorevole sul PEC del Valentino in Consiglio comunale che già le ruspe cominciavano a demolire sollevando non solo un gran polverone ma creando anche un gran pasticcio.
Duplice problema infatti, al Valentino, sia per la sostanza sia per gli aspetti procedurali e burocratici.
La sostanza è il polverone, così come il rumore e soprattutto un muro caduto nel cortile di una scuola - la Bistolfi - fortunatamente senza danni.
Allarme per la polvere causata dall’abbattimento degli stabili, che in questa città ferita a morte dall’Eternit viene sempre collegata al timore che possa esserci dentro anche dell’amianto.
Mercoledì pomeriggio la verifica per capire se c’era o non c’era amianto nel cantiere è stata di fatto impossibile.
La responsabile dell’Ufficio Ambiente del Comune era a un corso di aggiornamento. E comunque - spiegano i funzionari del Comune - non è il settore Ambiente che deve effettuare i controlli. E nemmeno rilasciare autorizzazioni e permessi, che competono all’Urbanistica.
Anche al Centro Regionale Amianto il dirigente è assente e un’addetta afferma che i controlli spettano allo Spresal (!) e aggiunge: «Ho dieci piani di lavoro da valutare entro le 17...».
«Anche ammettendo che non spettino a voi i controlli vedete comunque i piani di lavoro, quindi se in quel cantiere c’era amianto lo dovreste sapere...», insistiamo, spiegando qual è il sito al Valentino.
Risposta: «Guardi io non sono di Casale, non so neanche dov’è il Valentino...».
Amianto già bonificato
L’amianto in effetti c’era, ci ha fatto poi sapere il direttore dei lavori, l’architetto Daniele Muzio: «Tubi, coperture e rottami che abbiamo bonificato prima di iniziare la demolizione».
Sempre Muzio dice di avere fatto fare un carotaggio con una griglia stretta (un buco ogni metro) fino a tre metri e mezzo di profondità e di non avere riscontrato tracce di amianto.
Un po’ diversa la situazione descritta ieri mattina giovedì dal responsabile del Centro Amianto Angelo Mancini per molti anni a capo dello Spresal dell’ASL, l’ente che ha sempre governato la questione delle bonifiche.
Sono stati bonificati prima i manufatti in superficie - conferma - poi si è stabilito di procedere con l’abbattimento degli stabili per passare infine alla bonifica delle tubazioni in eternit che sono presenti nel sottosuolo. Aspetti su cui vigila proprio il Centro Amianto, ovviamente.
Diverso l’aspetto della sicurezza cantieristica che compete invece allo Spresal.
Il polverone... era innocuo
Infondato - assicura Mancini - il timore che la polvere potesse contenere amianto.
Martedì - a quanto si sa - sul posto sono comunque intervenuti gli agenti della Polizia Municipale che hanno imposto che si procedesse a bagnare i manufatti da abbattere prima di procedere per limitare la polverosità.
Il muro cascato nel cortile
Alle 14 di mercoledì poi però un muro si schianta nel cortile della scuola.
Una scelta, affermano gli addetti, in quanto era pericolante... Cosa che non spiega però perché però le arcate successive vengono tirate giù nel cortile ma verso l’interno, sull’area di demolizione.
E solo dopo che parte del prato della scuola è stata cintata per evitare che qualcuno malauguratamente possa avvicinarsi.
E anche qui le domande si sprecano. Perché è stata «volutamente» fatto cadere nel cortile della scuola, senza neppure avvisare i vicini, la scuola stessa e il Comune, come spiegano il preside e i tecnici del Comune?
Perché non è stata cintata l’area preventivamente se il crollo è stato indotto volontariamente?
Perché non è stata cintata e messa in sicurezza in ogni caso, visto che non si poteva escludere che qualche calcinaccio, vetro frantumato o altro cadesse al suolo nel cortile di una scuola.
E cosa prevedeva il piano di lavoro?
A chi spettavano i controlli per dare il via libera all’intervento?
Pericolo scampato
«Fortunatamente - dicono il preside Riccardo Calvo e la vicepreside Elena Provera - nei giorni precedenti era nevicato, il prato era bagnato e i bimbi non sono usciti nella pausa pranzo. Cosa che avviene abitualmente, anche se comunque gli insegnanti constatando la presenza di un cantiere non protetto non avrebbero acconsentito a portare gli alunni nelle vicinanze».
Ma è accettabile che si possano creare situazioni di rischio di questo genere?
La Bistolfi ha comunque chiesto garanzie sulla sicurezza ma anche che le attività di demolizione vengano effettuate in momenti in cui la scuola non è operativa, per evitare l’esposizione a polverosità o il disturbo arrecato dal rumore. Oltre a un chiarimento ufficiale circa la natura delle polveri.
Le garanzie chieste dal Comune
I tecnici dell’assessorato ai Lavori Pubblici del Comune e l’assessore all’Urbanistica Ettore Bellingeri, avvisati di quanto era accaduto, sono andati mercoledì sul posto per verificare la situazione. E hanno cominciato a mettere un po’ di puntini sulle «i». La demolizione era stata autorizzata lo scorso ottobre ed è svincolata dal PEC approvato nei giorni scorsi in Comune, spiega Bellingeri, «ma andava concordata con il Comune sia per i rapporti di vicinato previsti dal codice civile sia per l’occupazione del suolo pubblico, per tutta la durata del cantiere, proprio per garantire la sicurezza».
Dal settore Lavori Pubblici verrà ora precisato il tipo di recinzione - non provvisoria ma fissa - e «il Comune - spiegano i tecnici - chiederà anche una polizza assicurativa a copertura di eventuali danni».
Certo resta un interrogativo di fondo: è davvero efficace un sistema di controlli così frazionato fra enti molteplici se poi manca - come pare - una regia unica, in grado di valutare i possibili rischi e attivare le verifiche prima che si verifichino criticità?