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  • 23 maggio 2011
  • Casale Monferrato

Economia casalese caratterizzata da «luci e ombre»: l'analisi del forum Ambrosetti-Pittatore

La situazione economica e imprenditoriale di Casale è caratterizzata da «luci e ombre». Il chiaroscuro in cui si muovono le nostre imprese è il risultato dello studio sulla struttura finanziaria della provincia di Alessandria presentato in occasione del secondo forum “La valorizzazione del Monferrato per lo sviluppo della Provincia di Alessandria”. Per valutare lo stato di salute del tessuto imprenditoriale alessandrino, è stato considerato un campione di imprese con sede in provincia e con fatturato superiore a 750mila euro. Le 1601 aziende prese in esame hanno generato nel 2009 un fatturato aggregato pari a 12,9 miliardi di euro. I dati mostrano come i ricavi aggregati delle imprese siano cresciuti, tra il 2005 e il 2009, del 10,9%, nonostante gli effetti della crisi globale abbiano generato una flessione dei ricavi aggregati dell’8,9% tra il 2008 e il 2009. Oltre il 50% del fatturato complessivo si concentra nel territorio di Tortona (31,2%) e Alessandria (26,3%), dove sono insediate le attività produttive di maggiori dimensioni. Casale produce il 16,9% del fatturato aggregato della provincia. A livello territoriale, i fatturati delle imprese di Valenza e Acqui Terme sono cresciuti più della media provinciale, non subendo flessioni nel 2009, mentre Casale è cresciuta meno (+6%) tra il 2005 e 2008 ed è calata di più nel 2009 (-12%). Stessa situazione se si considera la redditività media delle aziende: Valenza e Acqui sono le zone a più alta redditività, a differenza di Casale e Tortona che sembrano essere le meno redditizie. Le due città risultano, inoltre, essere tra le aree più indebitate. L’analisi di rating ha stabilito che «emerge una situazione di maggiore vulnerabilità delle imprese nelle zone di Casale e Valenza, mentre le aziende di Tortona e Novi Ligure appaiono più solide sotto il profilo finanziario» si legge nel rapporto del forum. L’economia casalese non sembra dare segni di particolare vivacità nemmeno dallo studio sulla condizione dei settori produttivi. La ricerca è stata condotta mediante focus group, interviste, tavole rotonde, tavoli tecnici e questionari di auto-percezione. L’agricoltura casalese, secondo i dati raccolti dai gruppi di lavoro, «appare oggi in grande difficoltà, vittima di investimenti che non hanno portato i risultati attesi, e dell’inquinamento da amianto. Tuttavia, la produzione vinicola, se adeguatamente valorizzata, potrebbe rappresentare una vocazione ritrovata e una sorta di riscatto per la zona». Sulla città pesa anche la crisi industriale. Secondo gli intervistati, rivela il rapporto, «la realtà industriale casalese si sarebbe concentrata sulla mono produzione, prima cemento poi freddo, a discapito di una polifunzionalità che forse avrebbe potuto mitigare gli effetti della crisi. Nonostante la situazione difficile, alcuni imprenditori hanno trovato la capacità di trasformare e innovare la produzione». Per quanto riguarda l’occupazione, la situazione casalese è definita «drammatica e senza prospettive di miglioramento». «Alla fine di quest’anno - è una delle testimonianze riportate - avremo 3000-3500 famiglie che escono dagli ammortizzatori sociali e avranno il problema del quotidiano». Emblematico il racconto di un quarantenne tornato a Casale dopo dieci anni: «Sono rientrato e non ho trovato occupazione, ho deciso di reinventarmi in un altro modo. Io avevo gli strumenti per poterlo fare, ad esempio la mia famiglia che mi ha aiutato. Però non dovrebbe essere così».

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Lorena Balbo

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