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Framar, dal 19 maggio ventisei lavoratori in mobilita'

«Dal 19 maggio la proprietà Framar procederà alla messa in mobilità dei 26 lavoratori ancora in forza all'azienda». È quanto è emerso – riportano i sindacati – dall'incontro svoltosi martedì mattina a Torino, negli uffici Regionali dell'assessorato al Lavoro alla presenza presenti i sindacalisti Mirko Oliaro (Cgil) e da Tonio Anselmo (Cisl) - convocato per discutere la procedura di mobilità, aperta ad inizio marzo, per le sole uscite volontarie ed agganci alla pensione. La posizione del socio di maggioranza della società Framar Renzo Bruni – spiegano i sindacati – è stata irremovibile. Nessuna porta aperta dunque per proseguire con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali disponibili, così come avrebbe voluto il sindacato, ricorso possibile grazie ai fondi regionali e ministeriali disponibili. Bruni, questa volta, sembrerebbe proprio intenzionato a porre un punto fermo sulla sofferta vicenda Framar ma, purtroppo, non tanto per girare pagina e proseguire secondo una comprensibile strategia aziendale che, a tutt’oggi, sembrerebbe non esistere (manca altresì un piano industriale), ma semplicemente, “per motivi personali” avrebbe dichiarato martedì a Torino, liquidando tutti i presenti in maniera sbrigativa e lasciando i lavori, con un netto anticipo rispetto alla fine dell’incontro. Una posizione indubbiamente preoccupante che il sindacato non si spiega. «Certo Bruni può licenziare i 26 lavoratori», hanno specificato Oliaro ed Anselmo ma «rispettando i criteri di legge, ovvero attenendosi all’osservanza dei carichi di famiglia, dell’anzianità di lavoro in Framar ed alle esigenze tecnico-organizzative dell’azienda; secondo tale ordine». Questo significherebbe che i lavoratori che verranno licenziati, non necessariamente saranno coloro che attualmente sono interessati dalla cassa integrazione in deroga ma, al contrario, in buona parte, saranno persone funzionali, ovvero quelle attualmente in forza. Una situazione sconcertante, che verrà attuata anche senza l’accordo sindacale, e che lascia di stucco sindacato e lavoratori. Inoltre, prima di lasciare l’incontro, lo stesso Bruni avrebbe calcato ulteriormente la mano, preannunciando che dal prossimo 1° luglio, cadranno tutti gli accordi sindacali in essere (passaggi di categoria, premi di produzione, 14° mensilità, orari agevolati, ecc.). «Ciliegina sulla torta», concludono amareggiati i sindacalisti, «Bruni ha palesemente detto che la responsabilità per l’affossamento dell’azienda è interamente da attribuire al sindacato ed ai lavoratori». Dura la risposta di Oliaro ed Anselmo; «Respingiamo al mittente qualsiasi accusa evidentemente infondata. Prevediamo iniziative di lotta con ripercussioni anche dal punto di vista del lavoro. Ci muoveremo sia dal punto di vista sindacale con i lavoratori e le istituzioni, sia da quello legale». Intanto ieri si è tenuta un assemblea con i lavoratori per fare un punto della situazione in vista di un prossimo incontro di aggiornamento in Regione, fissato per martedì prossimo 13 maggio. Con un simile preludio, resta indubbiamente difficile sperare in una svolta. Una situazione preoccupante per i lavoratori che verranno licenziati e le loro famiglie. E un altro duro colpo per l’economia della Valcerrina. E non manca chi parla di un potenziale acquirente disposto a comprare l’azienda al prezzo (secondo le voci) di 3 milioni e mezzo di euro, una possibilità – ritengono a questo punto le organizzazioni sindacali - per rilanciare Framar.

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Lorena Balbo

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