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A 11 anni dalla misteriosa scomparsa

Il caso Scalambro è ufficialmente chiuso

Morte avvenuta per cause naturali

Villa Scalambro a Cunico

A 11 anni dalla misteriosa scomparsa dell’ing. Luigi Scalambro, il caso è ufficialmente chiuso: alcuni resti del suo corpo sono stati trovati nei dintorni boschivi del paese e attentamente esaminati da esperti di Torino.

In seguito all’accertata appartenenza al corpo del professionista è stata dichiarata la morte avvenuta per cause naturali. Una cassetta, con le poche ossa recuperate, è stata consegnata ai familiari che l’hanno traslata nella tomba di famiglia dopo una breve e intima cerimonia funebre.

«Un rinnovato dolore che mette fine ai tanti anni di incertezze e sospetti» dice la moglie Adriana Pugni che ricorda con lucidità quel tragico giorno della scomparsa del marito: «Era sabato 25 giugno del 2011, un tranquillo pomeriggio estivo con le strade deserte, quando Luigi, 82 anni, ancora lucido e con tanti interessi, si avviò a piedi verso la casa di riposo di cui era stato molti anni presidente, distante poche centinaia di metri».

Dopo qualche ora, «preoccupata che non tornava, sapendo che era leggermente sofferente di cuore con qualche vuoto di memoria, ho iniziato la ricerca a partire dal pensionato, dove era mai arrivato, con la partecipazione di diverse persone del paese». 

A dar man forte, si unirono i carabinieri, i volontari della Protezione Civile e da Asti arrivarono un elicottero e i cani dei cinofili che però non riuscirono a seguire le tracce: «Le ricerche proseguirono senza sosta domenica e lunedì, setacciando pozzi, stagni, strade e sentieri dei dintorni che penetrano e si perdono nella fitta boscaglia collinare verso Piea, a tratti resa impenetrabile dai rovi e con imprevisti strapiombi. Poi ne parlò "Chi l’ha visto?" e con i miei due figli attendemmo con trepidazione una telefonata od una segnalazione che non arrivarono mai». 

La scomparsa nel nulla di una persona largamente conosciuta, benestante, ex dirigente industriale di Torino nei giorni seguenti alimentò forte sgomento e si avanzarono diverse ipotesi: rapimento, rapina, violenza di uno squilibrato. Col tempo prevalse il convincimento di un mistero irrisolvibile, mentre le indagini proseguivano.

«Da parte mia, vivere qui è stato difficile e doloroso, pur con i buoni rapporti con amici di Montiglio e Murisengo e ora mi tranquillizza almeno in parte la constatazione che non c’è stata violenza» afferma Adriana, mentre ci accompagna presso la sua bella casa, dove tutto sembra cristallizzato da 11 anni: il bel cortile con il grande melo, il sentiero che serpeggia nel boschetto laterale privato che degrada verso valle, da sempre curato con passione dal marito.

Ora, Adriana frequenta le amicizie rimaste e non nasconde un po’ di nostalgia degli gli anni di gioventù, vissuti a Casale, dove nacque e visse in famiglia in Agro Callori, con la frequentazione del liceo Balbo a cui seguì la laurea in lingue alla Bocconi di Milano, il fastoso matrimonio con Luigi, la docenza e la traduzione di testi antichi a cui ancora si dedica, nella serenità agreste finalmente raggiunta a Cunico.


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