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Si apre il sipario
Valeria Solarino nel cast di "Perfetti sconosciuti", un successo anche a teatro
Martedì 18 e mercoledì 19 novembre al Municipale
Quanto conosciamo i nostri amici? Cosa accadrebbe se, anche per una sola sera, tutti i nostri segreti fossero gettati sul tavolo? Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale rispondendo a queste e tante altre domande su confessioni e amicizia, dopo il successo globale del film “Perfetti sconosciuti”, portando sul palco la commedia sul gruppo di amici che ha conquistato il grande schermo.
Martedì 18 e mercoledì 19 novembre alle ore 21, prosegue la stagione in collaborazione con Piemonte dal Vivo: un cast stellare sale sul palco del Municipale di Casale Monferrato. Saranno protagonisti: Dino Abbrescia, Alice Bertini, Paolo Briguglia, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino e Valeria Solarino. Ancora pochi posti disponibili acquistabili sul sito www.vivaticket.com. Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. Tempo fa quest’ultima era protetta nell’archivio della memoria, ma adesso è custodita nelle scatole nere che inghiottiscono la nostra privacy, i cellulari. A parlarci dello spettacolo, della quotidianità e dei progetti cinematografici, l’attrice Valeria Solarino.
“Perfetti sconosciuti” a teatro si sta rivelando un successo replica dopo replica. Una scommessa vinta dal regista Paolo Genovese. Qual è il valore aggiunto della versione teatrale?
Sono due cose diverse, pur essendo lo stesso identico testo, Paolo ha riscritto la sceneggiatura, ha tolto qualche cosa per adattarlo allo spazio scenico. Ha due toni diversi: il cinema era più drammatico, con primi piani sui personaggi, mentre a teatro il montaggio lo fa il pubblico, che decide quale attore guardare o seguire. Il taglio teatrale è certamente più ironico e a volte comico. Chi ha visto il film e viene a teatro non rimane deluso, anzi assiste a un altro spettacolo e riceve altre emozioni.
Ci parli dei suoi compagni di viaggio. Ogni sera ripetete un “rito collettivo”, che porta grande affiatamento nel vostro fantastico gruppo...
Il messaggio che voleva lanciare Paolo quattro stagioni fa era farci diventare un gruppo di amici. Eravamo conoscenti e il valore che ha questo spettacolo, replica dopo replica, è la nostra amicizia. Ci sono persone che hanno visto lo spettacolo il primo anno e rivedendolo nel 2025 lo trovano migliorato. Siamo un gruppo che si ascolta e si diverte. Siamo alla trecentesima replica e ci stupiamo ancora nei cambiamenti di intonazione di qualcuno...
Ci pare di capire che ormai il nostro smartphone diventi una scatola nera della nostra vita. Cosa emerge dai personaggi che si “mettono a nudo” sul palco?
Emerge l’ipocrisia di tante relazioni, la poca comunicazione che c’è tra le persone... Tutto quello che viene fuori è una vita nascosta di cui forse si vergognano un po’, perché non condividerla? Spesso mi faccio domande sul fatto di tenere nascosti i nostri segreti o rivelare qualcosa: potrebbe portare un dolore verso altre persone, allora è meglio non dire nulla...
Nascondere un comportamento o vivere una vita parallela dietro uno schermo sembra essere una cosa “normale”. Cosa la spaventa di più del nostro mondo?
Quando Paolo scrisse il film 10 anni fa non era ancora così, non avevamo l’ossessione dei telefoni e dei social, oppure il mondo delle chat illegali...non esisteva. Sono strumenti molto pericolosi. Dietro lo schermo non abbiamo nulla di reale, però ci siamo noi con le emozioni e i sentimenti. Relazionarsi a uno schermo sembra qualcosa di più leggero: insultare una persona virtualmente ci sembra meno grave che farlo fisicamente... Tutta la nostra vita è dentro un telefono e a volte non la viviamo con la stessa gravità di una vita reale.
Crede che dopo un eccesso ci possa essere un punto di rottura nell’utilizzo dei social, magari proprio a partire dalle nuove generazioni?
I giovani tendono a non lasciare immagini fisse dei loro volti, noi invece “postiamo”. I ragazzini fanno le stories... Non vogliono identificarsi in qualcosa. Con i post diamo un’immagine di noi stessi, mentre loro non vogliono identificarsi in quello che fanno... Un approccio curioso... In loro c’è un gran bisogno di scoprire la propria identità e non la troveranno attraverso una semplice foto... Non questa generazione, ma probabilmente quella successiva si sgancerà dal massiccio uso dei social, in un mondo a cui chiediamo sempre il consenso e l’approvazione dietro un “like”. Un meccanismo diabolico da cui i giovani si stanno allontanando.
A proposito di nuove generazioni, poniamo la lente di ingrandimento sul suo ultimo lavoro (Im)perfetta, corto presentato a Venezia.
Un corto fatto con Rai Cinema e la Polizia Postale, che ogni anno presenta un tema, nel 2025 si riferisce all’aderire a modelli di bellezza proposti dai social. Interpreto la mamma di una ragazzina, vittima di una doppia truffa: una influencer creata con l’intelligenza artificiale che pubblicizza un farmaco per il dimagrimento, il quale non funziona. Una ulteriore truffa viene per me rappresentata dal fatto che ci sia una bellezza da copiare e imitare. Ognuno di noi ha il diritto e il dovere di diventare la versione migliore di se stessi sia dal punto di vista interiore che da quello esteriore... Ma copiare la bellezza di qualcun altro, risulta inconcepibile!
Profili monferrini
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