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Il dibattito sul libro su Ramelli
La strumentalizzazione della memoria e le teorie complottiste
Intervengono Alberto Deambrogio, segretario regionale piemontese del Prc e Marco Botta, tra i promotori della presentazione del volume
“Esprimo - ha dichiarato il segretario regionale piemontese del PRC, Alberto Deambrogio - profondo sconcerto per la presentazione pubblica del libro “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”. L’evento, che si terrà a Casale Monferrato il 1 dicembre, lungi dal favorire una riflessione storica seria e contestualizzata sui cosiddetti ‘anni di piombo’, si inserisce in un’operazione di revisionismo strisciante che mira a equiparare le responsabilità politiche di quegli anni, snaturando la complessità del periodo storico”.
“Come più volte sottolineato, iniziative come queste tendono a decontestualizzare la figura di Sergio Ramelli, trasformandola in un simbolo che serve a legittimare narrazioni distorte del passato.
L’omicidio di Sergio Ramelli fu un fatto tragico e brutale, che avvenne in un clima di odio e violenza diffusa. Tuttavia, l’uso politico e memoriale che viene fatto di questa vicenda, come nel caso del libro in questione (la cui prefazione e postfazione sono a cura di esponenti di destra come Ignazio La Russa e Paola Frassinetti), è finalizzato a creare una simmetria ideologica tra violenza fascista e violenza antifascista, un’operazione storicamente insostenibile”.
“La tendenza a ‘pacificare’ la memoria attraverso operazioni revisioniste occulta le responsabilità originarie del fascismo storico e le sue continuità nell’eversione nera del dopoguerra. Pur riconoscendo la gravità dell’omicidio di un ‘ragazzino di 17 anni’ che era ‘un avversario’ ma ‘non doveva essere colpito così’, occorre sempre denunciare i tentativi di manipolazione della sua memoria per fini politici attuali”.
“La storia deve essere analizzata nella sua interezza, senza censure o strumentalizzazioni di parte. Eventi come la presentazione di questo volume, contribuiscono solo a generare ulteriore confusione e a minare i valori fondanti della democrazia antifascista”.
“Chiedo alle istituzioni, alle principali associazioni antifasciste a partire dall’ ANPI e alla cittadinanza - ha concluso Deambrogio - di mantenere alta l’attenzione su queste operazioni culturali e politiche che, dietro la maschera della memoria condivisa, nascondono un pericoloso tentativo di riabilitazione di ideologie sconfitte dalla storia. La memoria di Ramelli merita rispetto, ma non può essere l’arma per riscrivere il Novecento italiano”.
«Apprendiamo con stupore del comunicato stampa di Rifondazione comunista che che esprime sgomento e parla di revisionismo storico per un volume che narra la vicenda di un ragazzo di 17 anni assassinato a sprangate nel 1975…», così fa sapere Marco Botta, uno dei promotori dell'iniziativa.
«Dietro le vuote parole e le teorie complottiste di rifondazione emerge chiara la volontà di impedire il ricordo e la riflessione su uno dei fatti più gravi dei cosiddetti anni di piombo. Aleggia nel comunicato di rifondazione una singolare volontà di censura verso il libro, gli autori e le alte cariche istituzionali che hanno scritto prefazione e post prefazione… di questo passo ci aspettiamo una richiesta da parte di rifondazione di bruciare i libri scomodi e mandare in qualche campo di rieducazione gli autori… tant’è là migliore risposta a queste farneticazioni sarà una presenza massiccia di pubblico alla presentazione , senza paura e timori, affinché sia chiaro che nessuno può toglierci il diritto dovere di ricordare, riflettere, analizzare».
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