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Framar: metà dipendenti sceglie la mobilità... incentivata

Risulterebbero essere più della metà i cassaintegrati Framar che hanno scelto di firmare l’uscita volontaria dall’azienda. La gran parte di loro si è presentata ieri alla Camera del Lavoro di Casale su convocazione della Confindustria, altri invece, dovrebbero aggiungersi nella giornata odierna di martedì, mentre, secondo la proprietà Renzo Bruni, 5 o 6 unità non firmeranno. Domani, mercoledì 19 novembre, scadrà la cassa integrazione in deroga concessa all’azienda e, dal giorno successivo, circa 23 lavoratori entreranno in mobilità. Le unità che non firmeranno l’uscita volontaria, si appellano al rispetto dei criteri di legge, ovvero l’azienda, prima di adoperare la sua scelta su chi mettere in mobilità, dovrebbe tener conto dei carichi familiari, dell’anzianità di servizio e delle esigenze tecnico organizzative, criteri che, secondo il sindacato, non sarebbero stati rispettati. C’è chi parla di ingenti incentivi all’esodo che Bruni avrebbe garantito a chi fosse uscito volontariamente ma lo stesso Bruni ha replicato «sono cifre che spettano ai lavoratori, cifre che, nel caso dell’uscita volontaria, verranno incrementate poichè, l’azienda, anzichè pagare 6 mensilità all’Inps, ne pagherebbe solamente tre e le altre tre andrebbero a beneficio dei lavoratori». «Non è esattamente in questi termini», replica il sindacato rappresentato da Tonio Anselmo e da Mirko Oliaro «con l’azienda era stata stabilita una quota di buona uscita per quanti avessero scelto di entrare in mobilità volontariamente, uguale per tutti, indipendentemente dal livello e dall’anzianità, cosa che invece sembra non essersi verificata. Come sindacato saremo disponibili a tutelare tutti quei lavoratori che sceglieranno di procedere legalmente contro Framar per il rispetto dei propri diritti». Michele Pesce vicedirettore di Confindustria Alessandria replica a sua volta «che per l’uscita volontaria è stata stabilita una quota uguale per tutti, la cui maggiorazione, rispetto a quella originaria, è stata comunicata direttamente ai lavoratori per l’impossibilità di raggiungere il sindacato, ma la cifra è uguale per tutti». Intanto, proprio nella giornata di ieri, è giunto in redazione un comunicato diramato dall’assessorato provinciale al lavoro guidato dal valcerrinese Domenico Priora, per fare luce rispetto all’incontro sul territorio che la Regione Piemonte avrebbe dovuto fissare ancora 10 giorni fa ma, di cui, non si hanno notizie. Un incontro per sostenere economicamente un piano d’investimento per aiutare Framar a ripartire. Nei giorni successivi la comunicata disponibilità ad un incontro confermata da Bruni, «la Provincia di Alessandria ha provveduto a ricordare agli uffici regionali la necessità di arrivare in tempi ragionevolmente brevi alla indicazione della data dell’incontro. Tutto questo nel segno della continuità di quell’attenzione che la provincia ha sempre manifestato verso i lavoratori della Framar». Inoltre, dallo stesso comunicato, emerge l’impegno che la stessa Provincia, in unione con gli enti pubblici locali, ha sempre profuso nei confronti di Framar precisando che «la possibilità per qualunque azienda di beneficiare dei finanziamenti pubblici, è comunque condizionata alla presentazione di un piano industriale di rilancio dell’attività produttiva, fondato sull’innovazione dei processi produttivi, e non unicamente sull’abbattimento del costo del lavoro». Tra gli interventi concreti adoperati dagli enti locali - ricorda Priora - «il dilazionamento temporale del credito da parte del comune di Mombello; la gestione degli ammortizzatori sociali; la richiesta a FinPiemonte di non revocare il contributo erogato nel 2003; l’intervento sulle banche, nella modalità richiesta dall’azienda, per ottenere la revoca della stretta creditizia che rischiava di bloccare l’attività produttiva». Ma dalla Regione ancora non si hanno notizie.

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