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33ª udienza Ancora il consulente dello svizzero: è tutta colpa della 1ª esposizione. Battaglia sui numeri

Ha partecipato a studi epidemiologici ma in aula ha fortemente criticato l’attendibilità di quelli dei consulenti della Procura. Ha usato - per quegli stessi studi - i certificati di morte che poi in aula - commentando le ricerche di chi ha messo uno in fila all’altro le vittime della sterminata strage emersa dove l’Eternit ha lavorato l’amianto - ha detto essere uno strumento non affidabile. Canzio Romano perito ingaggiato dalla difesa dello svizzero Stephan Schmidheiny - imputato con il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de la Marchienne nel processo Eternit (i reati ipotizzati sono disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro) - ha proseguito ieri alla 33ª udienza del Processo Eternit la propria relazione. Ma ecco in sintesi le tesi di Romano. 1. I casi di mesotelioma con esame con immunoistochimico (e quindi i casi di diagnosi secondo lui certa e che possono essere presi in considerazione) sono circa il 50%; 2. i casi di asbestosi sono da ridimensionare: almeno il 10%, sono stati concessi da INAIL senza un adeguato accertamento; 3. il cancro al polmone non può essere attribuito all’amianto a meno che non vi sia anche una asbestosi conclamata; 4. quella che conta è soprattutto la prima esposizione; 5. non è vero che l’amianto viene eliminato dall’organismo quando cessa l’esposizione e - se avviene - è in termini non significativi (il 5% in 30 anni). Il registro dei mesoteliomi È stato proprio il processo Eternit - ha spiegato - a creargli dubbi sull’utilizzo dei certificati di morte in epidemiologia, visto che quella del mesotelioma è una diagnosi difficile, tanto che la metà di coloro che ci hanno lasciato la pelle grazie all’Eternit (secondo medici che di mesoteliomi ne vedono troppi) siccome non hanno il pezzo di carta che piace al perito non dovrebbero neppure figurare nelle statistiche. Allora sì che gli studi epidemiologici sarebbero seri... Il professor Romano non ha però chiarito se questa sua posizione è stata spesa preventivamente in ambito accademico e portata in aula con il consenso della comunità scientifica. O se è solo - come sembra - una teoria processuale. Un concetto che aveva già articolato la volta scorsa così come l’affermazione che il Registro nazionale mesoteliomi (Renam) sarebbe fondato su criteri non sufficientemente rigorosi. Anche qui l’opinione di Canzio Romano non ha trovato accoglienza da parte dei responsabili del Renam, ha ammesso lo stesso esperto controinterrogato da Sergio Bonetto, avvocato di parte civile. Gli indennizzi Inail Anche sull’Inail Romano si è avventurato su un terreno scivoloso, affermando che anche quei criteri sarebbero non adeguati a una dimensione giudiziaria, e lasciando intendere che l’Istituto fosse di manica larga, in quanto esercitava «una funzione sociale». Bonetto ha chiesto a Romano di chiarire bene cosa intendesse e il perito ha alluso a vicende giudiziarie sorte per la concessione di benefici che effettivamente non spettavano di diritto. «Le risulta che il caso di cui ci stiamo occupando sia assimilabile a quelle situazioni?», gli ha chiesto Bonetto. «No, per carità...». «Allora perché collega questo argomento generale con Casale? Questo modo di procedere è scientificamente verificato?», lo ha incalzato ancora Bonetto. Romano ha anche ammesso di non avere preso in considerazione le domande respinte dall’INAIL. Morti di asbestosi, ma... Per l’asbestosi ha citato una serie di casi in cui sul certificato di morte c’era sì scritto che la ragione di morte era quella, ma si rilevavano anche altre patologie. Cosa che comunque non cancellerebbe il fatto che quella persona aveva l’asbestosi, malattia che deriva solo da prolungata e massiccia esposizione all’amianto. Comunque il perito dell’imputato svizzero (che rischia di trovarsi un domani a far fronte a pesanti richieste di indennizzo) ritiene che la causa vera di morte possa essere un’altra. Per sostenere la sua tesi ha anche citato un articolo del pm Guariniello in cui si allude agli studi epidemiologici sottolineando «che sono importanti ma non sono abbastanza, possono suggerire una inferenza causale ma non affermare fino in fondo il nesso per un singolo individuo. L’articolo sottolinea la necessità di buona caratterizzazione dei tumori attraverso la biopsia». «Lei ha citato casi dubbi - gli ha chiesto Guariniello - ma ha visto se nella documentazione ci sono anche casi non dubbi?» Anche Canzio ha dovuto ammettere che casi non dubbi ce ne sono e che l’esposizione all’amianto ha causato dei morti non solo fra i lavoratori ma anche nella popolazione. E sempre su sollecitazione di Guariniello, Romano ha dovuto ammettere che il rischio aumenta con l’aumentare della esposizione. Tumore al polmone, però... Per quanto riguarda il nesso tra amianto e tumore al polmone (postulato scientificamente Doll già nel lontano nel 1955) il consulente della difesa ha affermato che secondo molti studi può essere stabilito solamente nel caso vi sia una conclamata asbestosi, mentre per il mesotelioma ha molto insistito sul fatto che il rischio si crea in seguito alla prima esposizione «che è la più importante». Si scaricherebbero così le responsabilità - in molti casi - sulla gestione belga che aveva preceduto quella svizzera fin verso la metà degli Anni Settanta? Sarebbe interessante approfondirlo. Insomma l’obiettivo sembra quello di limitare il più possibile i casi di possibili risarcimenti (anche attraverso gli indennizzi stragiudiziali dei più documentati e pericolosi, che potrebbero un domani portare a risarcimenti davvero consistenti) dimezzando i mesoteliomi, minimizzando i tumori ai polmoni e limitando le asbestosi, e cercare di portare il più possibile indietro il momento dell’esposizione affermando che quella che conta davvero è la prima e scaricando possibilmente la responsabilità su chi era al timone negli anni precedenti. E possibilmente spostare la discussione sui singoli casi per far passare in secondo piano l’accusa vera, il disastro doloso, quella condizione di gravissimo pericolo che qualcuno ha creato lavorando l’amianto e spargendolo in un intero territorio, incurante delle conseguenze: migliaia di vittime. E proprio dove c’erano le fabbriche Eternit. E proprio a causa dell’amianto...

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