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  • 09 marzo 2018
  • Casale Monferrato

Una domanda di istituzioni

Lo sconvolgimento della mappa elettorale a livello nazionale e territoriale impone un ragionamento politico aldilà del tifo per l’una o per l’altra parte e aldilà di come andranno le vicende sulla formazione di un Governo a Roma.

Questo è tanto più necessario per chi, come noi, oggi ottiene da queste elezioni una carenza di rappresentanza territoriale. Quello che gli elettori chiedono è più Governo, più Stato. Ciascuna delle aree politico culturali espresse dal voto ci conferma questo. Basta pensare alle parole ricorrenti che vengono utilizzate: popolo, cittadinanza, Stato, nazione, sicurezza. La critica all’incapacità di chi governa a tutti i livelli si traduce nella richiesta di istituzioni che governino in modo efficace, non solo nel ricambio di persone o sigle.

Che i semplici risultati elettorali o i cambiamenti dei rapporti di forza fra partiti risolvano la questione di governare bene è, a mio parere, una pia illusione. Se oltre a cambiare persone e pesi elettorali non riusciamo anche a riorganizzare le funzioni di governo, chiunque oggi vada a occupare le istituzioni è destinato a generare forti delusioni. Una questione ulteriore è come rendere compatibile questa domanda di Governo efficace con un ruolo attivo nell’Unione Europea, senza la quale l’Italia non va da nessuna parte. In termini di cultura politica vincerà chi saprà miscelare meglio consenso popolare, senso della nazione, cittadinanza, sovranità democratica ed Europa.

Questi interrogativi riguardano anche la politica locale. Casale e il Monferrato non hanno, in base ai risultati elettorali, rappresentanti del territorio a Roma. Questa è la conseguenza dell’insuccesso di alcuni partiti e dello scarso radicamento sul territorio di altri schieramenti che raccolgono voti ma non hanno ancora le persone che li rappresentino in Monferrato.

Se vogliamo occupare proficuamente il tempo tra l’analisi del presente e le prossime scadenze elettorali del 2019 (regionali e comunali) dobbiamo iniziare a discutere su cosa significa governare attraverso istituzioni funzionanti: ci vogliono sindaci che non si sentano Napoleone o, viceversa, vengano abbandonati dai partiti subito dopo essere stati eletti; macchine amministrative di cui si valorizzi la professionalità; Consigli comunali che non si occupino solo di piccole istanze ma anche di un’idea generale della città e del territorio; indirizzi politico amministrativi meno umorali.


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Silvio Morando

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