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  • 16 gennaio 2019
  • Casale Monferrato

Teatro / Giovedì e venerdì scorsi con Gabriella Pession, Lino Guanciale e Lidia De Stefano

La trappola dei pregiudizi

L’amore e la rinuncia di “After Miss Julie” al Municipale

Le differenze e le tensioni di classe; le contraddizioni insanabili che causano nella sfera sentimentale; i pregiudizi sul sesso femminile e il prezzo che la ribellione comporta.

Tutto nel conflitto irrisolto dei personaggi, combattuti tra i propri istinti e gli affetti, che non conoscono e non tollerano gli steccati di convenzioni e “doveri” sociali legati a ruoli e “posizione”.

Sono  questi i temi sviluppati con grande efficacia dal testo di After Miss Julie di Patrick Marber (rivisitazione di La signorina Giulia” di August Strindberg) portato in scena al Teatro Municipale giovedì e venerdì scorsi nella produzione del Teatro Franco Parenti. Regia Giampiero Solari.

La vicenda ruota tutta intorno al rapporto passionale di Giulia (Gabriella Pession) con l’autista del padre, Gianni (Lino Guanciale), consumato nel volgere di una notte, quella dei festeggiamenti per la Liberazione in una villa di Milano.

Non è solo il tema dell’emancipazione femminile, o della differenza di classe; quelli appaiono più come i fantasmi, i tabù che avvelenano sentimenti che avrebbero altrimenti potuto vivere (o morire) nella loro purezza, e su cui avrebbe potuto basarsi una vita felice (o infelice) autentica.

Il lontano amore infantile che li univa muore invece nella trappola della distanza sociale e sfocia in una disperata rivalsa in cui quali sprofondano tutti i buoni sentimenti, per dare sfogo a livore, ostilità cattiverie e alla spietata volontà di ferirsi reciprocamente, rinfacciandosi debolezze e viltà, percorrendo tutto il catalogo dei più feroci e scontati pregiudizi sociali e sessuali.

E alla fine anche la normalità della promessa sposa Cristina (Lidia De Stefano), che appare paziente e determinata, concreta e solida nel difendere il proprio affetto e la propria vita con Gianni appare in tutto il suo opportunismo, dal menefreghismo (tutto sommato) nei confronti di quell’amore (che sa impossibile) tra due sciagurati e l’appropriazione dei soldi, non reclamabili perché sottratti da Giulia nella camera del padre per la sua fuga d’amore con Gianni. 

E il “suicidio” alluso di Giulia può anche solo essere la rinuncia, la “morte” che accompagna chi si rassegna e abbandona la propria strada. 

Applauditissimi Lino Guanciale e Gabriella Pession, interpreti di una pièce impegnativa. 

Belle e adeguate le scenografie. Scelti con cura gli arredi.

 


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Silvio Morando

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