Partorirai con dolore. Il venerdì, il sabato e la domenica. E dopo le 16,30!
di Massimiliano Francia
Partorirai con dolore. Il venerdì, il sabato e la domenica. E dopo le 16,30.
È questa la situazione al Santo Spirito dove il parto in analgesia, l'epidurale, non è mai decollato a causa della mancanza di anestesisti.
E così sono parecchie le future mamme che scelgono di andare a partorire altrove, principalmente ad Alessandria, meta di circa duecento donne l'anno, ma anche ad Asti, una settantina.
In tutto circa 300 parti che rappresentano una mobilità passiva piuttosto pesante.
E almeno la metà dei casi – si valuta - potrebbero andare ad incrementare l'attività del Santo Spirito che si attesta sui 600 nati l'anno.
Ovviamente una parte delle pazienti che si recano altrove lo fanno per ragioni geografiche, o perché il loro ginecologo di fiducia le orienta su quelle strutture, ma non mancano le scelte motivate proprio dalla mancanza dell'analgesia.
Comunque esiste anche una mobilità attiva – spiega il primario Gianluca Gregori – soprattutto dall'Asl di Vercelli, e , in qualche caso, anche da Asti.
Inoltre, per quanto riguarda le mamme che se ne vanno da Casale, occorre anche tenere presente che in qualche caso di tratta di una precisa programmazione terapeutica, in quanto al Santo Spirito si effettuano ricoveri per parti dopo le 36 settimane compiute rispetto alle data di parto programmata, mentre da 34 a 36 settimane si può affrontare il ricovero solo a determinate condizioni e prima delle 34 (un mese e mezzo prima del parto) le partorienti vengono tutte ricoverate ad Alessandria.
Una questione di programmazione, dunque, legata alle dotazioni delle diverse strutture e ai livelli di sicurezza che possono offrire in situazioni problematiche.
Abbastanza elevato ancora il ricorso al parto con cesareo, che copre circa il 34% dei casi, ma in miglioramento, sottolinea Gregori rispetto ai dati del passato: nel 2005 era il 41%.
Il ricorso al cesareo è legato a uno stock di pazienti che sono alla seconda gravidanza e che hanno partorito la prima volta con il cesareo e che per motivi clinici potrebbero essere orientate al parto naturale, ma con rischi maggiori rispetto a una prima gravidanza e per le quali si ricorre dunque nuovamente al cesareo.
E in ogni caso consente di contenere un contenzioso medico-legale molto basso che significa – ed è questo l'aspetto davvero importante – che i problemi per i nascituri molto molto limitati.
«Negli ultimi tre anni – ricorda Gregori – abbiamo avuto due contenziosi entrambi legati perlopiù a infezioni neonatali dovute a patologie preesistenti e che esulano dal comportamento ostetrico».
E in ogni caso non sarebbe opportuno utilizzarlo per tutte le partorienti – dice Gregori – e occorre tenere presenti anche altre possibilità, come per esempio quella del parto in acqua.
«L'epidurale – spiega Gregori - va del resto inquadrata come attività strettamente medica che richiede una indicazione precisa, anche se sarebbe giusto poter proporre a tutte le donne che lo desiderano una analgesia in travaglio».
Un'altra soluzione, che si pratica al Santo Spirito – come si diceva - è il parto naturale in acqua, una modalità che consente un maggior rilassamento muscolare ed emotivo e attenua la situazione di dolore.
Il parto in acqua si pratica a Casale solo da quest'anno e la percentuale di pazienti che sceglie questo tipo di percorso è ancora modesta, - attorno al 5-10% - anche perché per effettuarlo occorre una acquaticità notevole che si rivela solo al momento del parto.
Emblematico – per esempio - il caso di una istruttrice di nuoto che al momento di partorire è entrata in piscina e si è sentita talmente a disagio che ha rinunciato.
Da qualche tempo si cerca di incrementare il ricorso a questa modalità e lo stesso Gregori fa a tale scopo una riunione mensile con le donne che devono partorire, per spiegare loro quali sono i vantaggi.
Il problema dell'epidurale comunque esiste, e l'obiettivo di renderlo disponibile per tutte le pazienti è condiviso sia dal primario sia dal direttore amministrativo Gianfranco Ghiazza che evidenziano però che richiederebbe la presenza di una equipe di anestesisti formata appositamente e in grado di operare 24 ore su 24, sette giorni la settimana.
Cosa che non esiste in nessun ospedale della provincia – dice Ghiazza – perché in ogni caso la disponibilità di anestesisti non è sufficiente.
Un concorso bandito dal Santo Spirito nel 2006 e ripetuto quest'anno non ha dato risultati, in quanto è andato deserto, e ripetuto proprio in queste settimane si spera possa dare esiti migliori, portando alla assunzione di uno o addirittura nuovi medici.
Questo consentirebbe non di garantire il servizio a tempo pieno ma di ampliare sensibilmente la fascia oraria.
Tra l'altro non tutti gli anestesisti sono disposti a praticare questo tipo di trattamento, perché occorre una formazione specifica ed esiste comunque un margine di rischio. Inoltre, spiega Ghiazza, l'epidurale non è ancora ricompresa nei LEA, «i livelli essenziali di assistenza. Sicuramente sarà inserita in futuro ma attualmente viene pagato dall'azienda».
E a conti fatti – spiega Ghiazza – visto che fra tutte e tre le Asl della Provincia si spendono 4-500mila euro l'anno in gettoni per assicurarsi anestesisti fuori orario, l'assunzione di nuovi professionisti avrebbe anche un significato economico.