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Già quasi duemila casi nell'inchiesta Eternit-bis. Tanti «non ricordo» al processo dall'ex ad Luigi Giannitrapani

Sono già quasi 2000 i casi di vittime dell’amianto su cui si sta concentrando l’inchiesta Eternit-bis, che prende in considerazione i casi più recenti, non coperti dalla prescrizione, per il reato di omicidio colposo o lesioni colpose, estendendosi fino al 2010. Lo ha confermato il pm Raffaele Guariniello, oggi, durante una pausa del maxiprocesso di Torino, per disastro doloso a carico dei vertici della multinazionale, Louis de Cartier e Stephan Schmidheiny. Quest’ultimo risulta indagato anche nella seconda inchiesta, che riguarda anche gli stabilimenti in Svizzera e Brasile, in riferimento ai lavoratori italiani. Stamattina, intanto, sono stati ascoltati dal Tribunale l’ex direttore dello stabilimento di Casale, Luigi Giannitrapani, e altri testi della difesa. Si continua domani. L'udienza di lunedì Una deposizione lunga e articolata dalla quale risultano - come anche per altri testimoni della difesa Schmidheiny - ricordi nitidissimi sull’impegno di Eternit per la sicurezza e l’ambiente di lavoro e una interminabile serie di «non ricordo» alle domande dell’accusa. Ma anche qualche sostanziale contraddizione. Luigi Giannitrapani, amministratore delegato di Eternit dal 1975 al 1983 (attualmente imputato nel processo SACA di Cavagnolo), è stato chiamato ieri a testimoniare dalla difesa dello svizzero Stephan Schmidheiny accusato dalla Procura di Torino di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antifortunistiche con il belga Louis de Cartier. La prima contraddizione Incredibilmente Giannitrapani, capo dei capi, controllore dei controllori, creatore del SIL (il Servizio di Igiene del lavoro interno di Eternit) ha detto che all’epoca non sapeva nulla sul nesso amianto-tumore e che tutta la politica sulla sicurezza era finalizzata a limitare il rischio di asbestosi. Una affermazione che ha suscitato parecchie perplessità nei magistrati: «Opezzo (il direttore del personale, ndr) ci ha detto che Tarantino gli aveva fornito un articolo sulla cancerogenicità dell’amianto nel 1974... lei stesso ha detto che ha istituito il SIL e Bontempelli ci ha riferito che quando è entrato in azienda ha ricevuto notizie sulla pericolosità dell’amianto e sul mesotelioma. Com’è che queste informazioni a lei non sono state fornite?». Sicurezza e bilanci E proprio gli investimenti sulla sicurezza avevano influito sulla stabilità economica del gruppo, - si è spinto ad affermare Giannitrapani nel corso della propria deposizione - affermando che Eternit aveva fatto tutto quanto possibile - in base a conoscenze e tecnologie dell’epoca - e aveva creato il SIL con il compito (anche) di informare i lavoratori; erano anche stati affissi in stabilimento i cartelli con «Vietato fumare»! A dire il vero di cartelli in azienda ce n’era più d’uno: c’era anche «Non indossate cravatte sciarpe o anelli quando lavorate alle macchine», «Vietato pulire o lubrificare durante il moto» e persino «Vietato sputare per terra» ricordano i lavoratori, perché la polvere era tanta e bocca e gola si impastavano. E così si cercava di liberarsene come si poteva... «Ma perché vietato fumare?», gli ha chiesto la pm Sara Panelli. Risposta: «Avevamo paura che il fumo fosse un moltiplicatore del rischio?» Domanda: «Di quale rischio l’asbestosi?» Risposta: «No, del tumore». Allora lo sapeva del tumore!, visto che metteva cartelli? Mah... E anche il presidente del Tribunale Giuseppe Casalbore ha prestato attenzione a questi argomenti: «Lei ha anche detto che sapeva poco di amianto… ma ha anche detto che l’investimento per il passaggio secco-umido era importante e ha contribuito a far andare male l’azienda... E tutto questo per il pericolo asbestosi? Che era l’unico di cui lei era a conoscenza?» «All’inizio era così poi venne fuori che c’era anche questo problema...», ha ammesso Giannitrapani. «Lei contemporaneamente quando assume la sua carica di amministratore delegato vieta anche la diffusione del polverino. Per evitare il rischio asbestosi?» Risposta: «Qualunque rischio». «Lei assume una decisione impopolare - perché il polverino era gradito e veniva dato a costo zero alla popolazione - per evitare che i residenti venissero esposti a rischio asbestosi! Ma lei lo sa come si prende l’asbestosi?», gli ha chiesto Casalbore. La latenza. Di cosa? Tumori che - ha ammesso Giannitrapani - erano emersi a fine anni Settanta ma «visto il lungo periodo di latenza» erano stati attribuiti - ha spiegato l’ex ad - al periodo precedente, quando coi belgi si lavorava a secco. Una questione su cui è parso contraddirsi per una domanda dell’avvocato casalese Esther Gatti: «Perché ha usato il termine “latenza”?». «Mi riferivo all’asbestosi», ha detto Giannitrapani. La strategia difensiva L’impianto difensivo ha puntato soprattutto - con l’avvocato Astolfo Di Amato - a minimizzare il ruolo di Stephan Schmidheiny («mai visto in Italia nel mio periodo», poi si è scoperto per esempio di una riunione all’isola d’Elba), l’operatività dello svizzero (interlocutori di Giannitrapani Max Graf, Way e Thoeni... ma la fitta corrispondenza che intratteneva direttamente con Stephan Schmidheiny?), il peso degli svizzeri nella società («avevano la maggioranza relativa, il 50% era azionariato sparso» perché la società era quotata in borsa), le responsabilità del SIL e dei direttori di stabilimento per quanto riguarda l’applicazione delle normative di sicurezza (e chi era il controllore dei controllori?); e poi a evidenziare che Eternit non solo non ci guadagnava ma ci perdeva (ma come è possibile - ha fatto intuire l’avvocato Laura Mara - se proprio con gli svizzeri i cicli di produzione a umido hanno ridotto i tempi di lavorazione: più produzione più entrate!). Insomma, in sostanza Eternit non solo non guadagnava ma investiva risorse (che non aveva?) per tutelare la salute dei lavoratori? Come INAIL, che secondo i consulenti di Schmidheiny, pagava rendite a un sacco di gente sana come un pesce, grazie alla salubrità dell’aria made in Eternit? Che strano mondo alla rovescia, quello di Eternit, dove i ricchi in realtà sono poveri, le malattie salute e l’amianto, parola di Giannitrapani «di per sé non è cancerogeno, lo è se si respira in determinate condizioni». Proprio quelle che c’erano all’Eternit, a giudicare dai dati epidemiologici.

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Stefania Lingua

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