La storia delle migrazioni italiane nel mondo- "Marengo Monferrina" nella zona di Cordoba - Il primate argentino cardinale Jorge Mario Bergoglio originario di Portacomaro
Argomento di grandissima attualità, la storia delle migrazioni italiane nel mondo pone più domande: cosa significa essere discendenti di italiani?
Quale senso di identità verso il paese d'origine alla soglia delle celebrazioni per il 150° annivesario dell'Unità d'Italia? Libri, video e mostre possono fornire nuovi concetti per le recenti ricerche nel settore? Infine, cosa vuol dire oggi emigrare?
Tra fine Ottocento ed inizio Novecento i piemontesi sbarcarono in America portando le loro potenzialità: viticultori dal Cuneese, agricoltori e allevatori dall'Astigiano e dall'Alessandrino, tessitori e muratori dal Biellese e dall'Ossolano. Tutti fuggivano dalla miseria. Le storie dei piemontesi partiti in cerca di fortuna e le vicende individuali e collettive legate all'emigrazione dal Piemonte e dal Monferrato sono il tema del volume "Astigiani nella Pampa" dello storico e giornalista Giancarlo Libert (Associazione Amici degli archivi piemontesi- pagg. 318, € 22,50) che ripercorre l'antica storia del lasciare la propria terra per raggiungere nuovi luoghi. Le prime statistiche sull'emigrazione, compiute tra il 1870 e il 1876, rilevano che dal Piemonte partivano soprattutto muratori, tagliapietre e contadini mentre, sul finire del secolo, con le grandi opere di manutenzione stradale e idrica figurano anche esperti ingegneri e lavoratori.
Fu in particolare la grave crisi agraria che colpì l'economia italiana verso il 1880 ( e in seguito quella del riso e dei bozzoli di seta) a generare povertà e favorire così l'emigrazione. Tra le nazioni della "Merica" che attirarono numerosi piemontesi vi era l'Argentina e nelle sue leggi destinate a favorire il flusso migratorio, una in particolare riguardava le donne piemontesi: "un'apposita disposizione del governatore della Provincia argentina di Cordoba, consentiva ai veterani del suo esercito che andavano in congedo una suerte di 1.500 ettari della terra del Sud conquistata agli Indios; se il soldato in questione avesse avuto in moglie una donna piemontese gliene sarebbe spettata una quantità doppia". I piemontesi che, a bordo dei battelli, negli anni 1879 e 1880, partivano dai porti di Genova e Marsiglia alla volta delle prime colonie agricole, erano destinati a diventare una delle più numerose comunità.
Già nel 1872 il curato di Castel San Pietro (attuale frazione di Camino), padre Antonio Guazzotti, organizzò proprio nella zona di Cordoba la colonia "Marengo Monferrina".
Tra le diverse province piemontesi, Alessandria (unita a quella di Asti fino all'aprile 1935) fu tra quelle che meno contribuirono all'emigrazione sebbene la maggioranza dei suoi emigranti, dagli ultimi anni del secolo, seguisse la rotta delle Americhe. "L'emigrazione, che sino ad allora aveva avuto nella provincia di Asti la caratteristica di temporaneità verso Francia e Svizzera, dal 1887 prese le strade del Nord e Sud America - puntualizza l'autore dello studio - I nostri emigranti partirono dai paesi di Montemagno, Castagnole Monferrato, Viarigi, Corsione ma anche da Montegrosso e da Costigliole per la California".
Molte sono le figure di scienziati, missionari, contadini e imprenditori che contribuirono con il loro lavoro e impegno allo sviluppo del Paese Sudamericano. Fu, ad esempio, nativo di Tonco (1793) Carlo Giuseppe Ferraris, apprezzato come il vero fondatore del Museo di Storia Naturale di Buenos Aires che, in qualità di direttore, conobbe e collaborò con due illustri naturalisti del tempo quali Alcides d'Orbigny e Charles Darwin.
L'attuale presenza dei salesiani in Argentina, nel campo educativo e della pastorale giovanile, risale poi ad oltre un secolo fa quando: "Don Bosco - come rievoca lo studioso Luigi Deambrogio in un suo libro- nei mesi autunnali del 1862 visitò le colline del Monferrato attraversando i paesi di Moncalvo, Calliano e Grana, in Diocesi di Casale, terra di confine tra le attuali province di Asti e di Alessandria.
Queste visite favorirono la nascita e lo sviluppo di vocazioni religiose legate alle prime spedizioni salesiane verso il Sud America".
E' del resto un monferrino anche l'attuale primate d'Argentina, cardinale Jorge Mario Bergoglio, la cui famiglia è originaria di Portacomaro Stazione. Per quanto riguarda invece il contributo italiano e piemontese alla vitivinicoltura argentina: "gli astigiani emigrati negli Stati Uniti si diressero in prevalenza in California. Qui i missionari francescani avevano iniziato la coltivazione della vite, ma è grazie all'intraprendenza dei vitivinicoltori, molti dei quali piemontesi, che oggi la California è conosciuta come una dei più importanti produttori mondiali di vino". Ancora oggi molte winery sono gestite dai discendenti delle famiglie originarie del Piemonte; Solero, Casale Monferrato, Alessandria, Scurzolengo erano le varie località di origine dei nostri emigranti mentre numerosi fabbricanti di botti erano provenienti da Canelli, Casale Monferrato, Calosso e Alba.
Nel capitolo dedicato alle "Storie e Biografie" viene riportato l'elenco degli astigiani presenti nella località di Estaciòn Galvez, nel giugno 1887, dove figura il nome di Rabino Delfino, di anni 28, di Moncalvo, di professione "ladrillero", ossia facchino.
Documenti originali quali biglietti d'imbarco e passaporti, statistiche e fotografie d'epoca non ritoccate arricchiscono il volume incrociando destini, località e storie di famiglie piemontesi. Storie di noi tutti poichè l'istinto di emigrare è antico quanto il mondo e ognuno ha in famiglia la storia di un emigrato da ricordare e raccontare; magari uno di quei vecchi delle nostre campagne che sognavano "la Grande Merica" intendendo così proprio l'Argentina.
Annalisa Cerruti Prosio